Sono tornati gli anni Duemila: da Dolce&Gabbana a Missoni vita bassa, slip a vista e micro top
Dovevamo aspettarcelo: prima è tornato il minimal degli anni Novanta, poi hanno imperversato i trend a cavallo del nuovo millennio e ora eccoli qui, gli anni Duemila, in tutto la loro gloria complicata. Sulle passerelle della Milano Fashion Week appena conclusa l'ispirazione degli anni zero è stata una tendenza ricorrente, da Missoni a Blumarine, passando per Etro, N°21 e DROMe. Un capitolo a parte poi merita Dolce&Gabbana, che ha fatto dell'estetica anni Duemila il suo manifesto stilistico per la collezione Primavera/Estate 2022: le t-shirt stampate, gli strass, i cristalli, il mix'n'match, i pantaloni baggy con stampe mimetiche. Ma sopratutto, la moda in stile MTV significa una sola cosa: il ritorno della vita bassa, croce e delizia delle fashion victim, che espone senza pietà pancia, ombelico e pure l'elastico degli slip.
Perché la Gen Z ama gli anni Duemila
Il ritorno degli anni Duemila è merito – o colpa – della Generazione Z, gli adolescenti di oggi che all'arrivo del nuovo millennio non erano neanche nati. Perciò, rovistando negli armadi, si sono innamorati di tank top, cappellini da pescatore e strappy dress, i mini abiti aderenti con le spalline. Lo stile di Lindsay Lohan, Britney Spears e Paris Hilton spopola su TikTok con il nome di "coconut girl" oppure semplicemente Y2k. Sarà il ritorno di Jennifer Lopez e Ben Affleck, sarà il reboot Sex and The City, ma quel decennio non è mai stato così trendy. Le ricerche di abiti "vintage" dei primi duemila è schizzata alle stelle (perfino Juicy Couture ha rilanciato le sue iconiche tute) e i designer hanno deciso di approfittarne.
Il ritorno degli anni Duemila alle sfilate di Milano
La sfilata di Dolce&Gabbana è interamente ispirata agli anni Duemila: i due designer hanno dichiarato di aver preso l'idea dai loro clienti più giovani, che cercano ossessivamente i capi "vintage" dell'epoca. E quindi via libera al "bling-bling" di Paris Hilton, fatto di strass e cristalli, alle minigonne-cintura con le fibbie gioiello, ai pantaloni cargo camouflage. E se l'orlo si abbassa, ecco spuntare di nuovo l'elastico degli slip (rigorosamente logato). Ed è già di tendenza: anche GCDS fa spuntare dai jeans i laccetti di un perizoma ricoperti di cristalli.
Tra i grandi ritorni c'è il denim, che imperversa trasversalmente in quasi tutte le collezioni presentate a Milano: tornano i jeans in passerella in versione boyfriend, rigorosamente a vita bassa. Missoni fa sfilare minigonne-cintura, abiti trasparenti e jeans oversize abbinandoli ai microtop a fascia, un altro grande classico dell'estetica Y2k. Anche la sfilata di Etro punta sui top "mini" abbinati ai jeans over, mentre N°21 fa scendere l'orlo di minigonne e pantaloni "aprendolo" su un fianco con tagli cut-out.
Le citazioni degli anni zero continuano nella sfilata di DROMe: pantaloni baggy, colori acidi, scarpe dalla punta squadrata e top che lasciano l'ombelico scoperto. Vita bassa anche sulla passerella di Versace, che pesca dai propri archivi i crop top, le minigonne, i sabot e i top-bandana in colori accesi. Blumarine aveva già omaggiato l'epoca d'oro di MTV con la collezione invernale – dedicandola allo stile girly di Britney Spears – e rilancia con quella estiva: mini cardigan, volant, scarpe a punta, e tute in colori confetto, dal rosa al verde pistacchio.
Siamo pronte al ritorno della vita bassa?
Non solo la moda degli anni Duemila era glamour al limite del lezioso, sexy, scintillante fino all'eccesso: era sostanzialmente difficile da portare. Per sfoggiare la vita bassa e i tank top (insieme!) bisognava avere addominali scolpiti: la vita sottile e la pancia piatta sono state ossessioni di lungo corso della moda, accusata di promuovere standard impossibili di magrezza e di voler vestire solo donne esili e slanciate. Poi la moda è cambiata, ma soprattutto è cambiato il clima culturale, sotto il segno della body positivity e dell'orgoglio curvy.
Dopo anni di linee oversize e pantaloni a vita alta, vita bassa sembrava definitivamente scomparsa. Fino a oggi, almeno. La buona notizia? Se c'è una lezione che abbiamo imparato dalle passerelle in questi anni è che la moda non è un diktat, ma un gioco: ognuno è libero di divertirsi con i vestiti e con il proprio corpo, senza rendere conto a nessuno.