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Opinioni

Il 2020 è stato l’anno delle donne. Nonostante il Covid, hanno dimostrato che insieme si vince

Ci lasciamo alle spalle un anno doloroso, che ha cambiato profondamente il nostro modo di vivere. Ma mentre abbiamo combattuto, e continuiamo a farlo, contro il Covid-19, la voce delle donne si è alzata in ogni parte del mondo. Dalla Polonia al Cile, dagli Usa alla Scozia, il 2020 ha avuto come protagoniste le donne e le loro rivendicazioni. E grazie a loro possiamo dire di avere qualche diritto in più.
A cura di Giulia Torlone
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Il 2020, bisesto e funesto, sta finendo. Tra meno di ventiquattro ore potremo lasciarci alle spalle un anno che, senza alcun dubbio, è stato un unicum. La pandemia da Covid ha fagocitato mezzi di informazione e discussioni private, la paura e il senso di smarrimento ci hanno tenuto al laccio per 10 mesi, il timore della malattia si è affacciata con prepotenza e per la prima volta ci siamo trovati soli e senza avere abbastanza fantasia per poterci immaginare un futuro possibile. Mentre imparavamo a convivere con mascherine e gel igienizzanti e le agenzie stampa ci aggiornavano costantemente sulla curva epidemiologica, in parallelo, ogni parte del mondo ha avuto la sua piccola, ma necessaria, rivoluzione femminile. Mentre avevamo gli occhi puntati sugli smartphone, da Oriente a Occidente sono stati fatti passi enormi verso l’uguaglianza di genere.

Piccole rivoluzioni nonostante la pandemia

Possiamo chiederci il perché, proprio in un anno difficile come questo che sta finendo, le donne abbiano ottenuto o confermato tante vittorie sul piano politico e sociale. Potremmo parlare di mere coincidenze, e in alcuni casi lo sono. Ma la verità è che nella maggior parte dei casi, lì dove le donne hanno conquistato massicciamente le piazze e inciso sull’opinione pubblica, la pandemia da Covid ha mostrato i nervi scoperti del potere precostituito. In una condizione in cui la politica diventa centrale perché deve prendere decisioni, gestire il bene e la salute pubblici, balzano agli occhi le storture e le fragilità. E una fragilità enorme, ovunque, è stata la poca rappresentanza della donna nei centri di potere. Anche per questo, per le lotte femminili, il 2020 sarà ricordato come uno spartiacque dove ci sarà sempre un prima e un dopo.

Il primo passo contro il Covid è stato quello di dottoresse e ricercatrici

Mentre eravamo a fare la conta dei primi decessi, quando tutto era confuso e l’Italia si divideva tra chi credeva che il Covid fosse una semplice influenza (ipotesi avallata anche da chi sarebbe un addetto ai lavori) e chi brancolava nel buio, una luce è stata accesa e alcune risposte sono arrivate. Il merito è del team di ricerca, tutto al femminile, dell’ospedale Spallanzani di Roma: la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi, la ricercatrice Francesca Colavita e la responsabile dell’Unità virus emergenti Concetta Castiletti. Sono loro che sono riuscite a isolare il virus permettendo di conoscerne meglio la sua natura e così avviare la ricerca per il vaccino. È un bene ricordarle, a chiusura di quest’anno, non solo perché grazie a questo team oggi siamo in grado di guardare al futuro con occhi diversi rispetto allo scorso febbraio, ma anche perché rappresentano la qualità delle nostre ricercatrici e scienziate che, ricordiamolo, la maggior parte delle volte hanno difficoltà nell’accesso al lavoro in laboratorio rispetto ai loro colleghi uomini.

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Polonia e Argentina: in piazza per il diritto all'aborto

E mentre il Covid infuriava, alcuni governi autoritari hanno approfittato per alzare la posta e restringere ancora di più le maglie dei diritti delle donne. È il caso della Polonia, dove una marea rosa si è riversata sulle strade per protestare contro la decisione del Tribunale Costituzionale che consente l’aborto solo nei casi di malformazione del feto. Varsavia e altre città polacche sono state invase dalle proteste femminili che mai come quest’anno sono state protagoniste di una vera rivoluzione non solo sul piano dei diritti femminili, ma anche su quello della partecipazione civile in un Paese fortemente conservatore e autoritario. Sul tema dell’aborto, dall’altra parte del mondo, c’è il caso dell’Argentina: migliaia di fazzoletti verdi sono stati sventolati davanti ai Palazzi del potere da donne che chiedevano a gran voce il diritto all’aborto. Una partecipazione così massiccia che ha fatto arrivare al Senato il disegno di legge per la concessione dell’interruzione di gravidanza entro la quattordicesima settimana e che ieri, finalmente, è stata ottenuta.

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"Senza consenso è stupro": la svolta di Spagna e Danimarca

I diritti delle donne, la loro emancipazione sociale e politica, non può non passare attraverso la rivendicazione del diritto a decidere del proprio corpo. Così, oltre alle manifestazione per il diritto all’aborto, il 2020 segna un’altra vittoria riassumibile in: senza consenso è stupro. Senza giri di parole, in Danimarca e in Spagna si è deciso che sono ascrivibili a violenza sessuale tutti quei casi dove la donna non è consenziente. Fino a oggi, per poter procedere penalmente, la vittima doveva produrre prove di intimidazione e minaccia, ma da quest’anno non sarà così. Non sarà necessario aver ricevuto costrizione fisica, per essere chiamato stupro basterà la mancanza di consenso. Quando anche in Italia verrà riformata la legge sullo stupro? Noi ancora non possiamo cantare vittoria.

Usa, Nuova Zelanda, Moldavia: la politica è donna

Quest’anno, dominato dalle piazze piene di partecipazione femminile, è stato anche la svolta o la riconferma di donne al potere. L’elezione di Joe Biden ha portato per la prima volta alla Casa Bianca una vicepresidente nera e di sesso femminile, Kamala Harris. Una vittoria non solo sul piano simbolico, ma anche fattuale, dove una legislatura di Donald Trump, uomo sessista e misogino senza precedenti, aveva gettato una luce oscura sugli Stati Uniti. E in Moldavia, per la prima volta, si è insediata una donna: Maia Sandu, giovane europeista che ha battuto il presidente uscente filorusso, Igor Dodon, con il 57 per cento delle preferenze. Una riconferma importante arriva dalla Nuova Zelanda dove Jacinda Ardern ha stravinto le elezioni ottenendo un secondo mandato con una larghissima maggioranza, forte anche della gestione impeccabile della pandemia che molti esperti hanno definito “deciso ma empatico”. Vale la pena ricordare che il Paese ha sconfitto in poche settimane la prima e poi la seconda ondata di Covid-19 con una politica rigorosa e mai improvvisata.

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Contro il machismo sfilano le donne in bianco bielorusse

La politica, dunque. Il centro del potere, dello sviluppo, della gestione dei diritti di ogni cittadino. È lì che la Bielorussia ha sentito la necessità di agire. La donna simbolo è Svetlana Tikhanovskaya, candidata presidente alle ultime elezioni presidenziali contro Alexander Lukashenko, che è stata sconfitta alle urne in quella tornata che per la maggioranza dell’opinione pubblica mondiale è stata considerata un’elezione broglio. Da agosto, ogni fine settimana, le strade di Minsk si riempiono di attiviste e manifestanti che chiedono la fine del regime di Lukashenko. Tutto è iniziato da un gruppo di donne, vestite di bianco, che hanno reclamato la libertà per il proprio Paese e la liberazione di tutti quelli che il Governo ha considerato oppositori politici. Da oltre 100 giorni queste donne, e i loro concittadini uomini, non smettono di chiedere libertà e non si fermeranno finché non la otterranno.

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Le donne cilene chiudono l'era di Pinochet

E se in Europa si lotta, in Cile si vince. Il 25 ottobre è stata una data storica per il Paese sudamericano: il 78 per cento dei votanti ha scelto di dire addio alla costituzione di Pinochet e di redigerne una nuova basata, tra le altre cose, sull’uguaglianza tra uomo e donna. Gli scontri a Santiago del Cile, per ottenere il referendum e disfarsi di una costituzione di stampo fascista, è stata violenta. Ma ora possiamo ben dire che   sarà una vera rivoluzione, in un Paese dove le donne occupano solo un quinto dei posti di potere e l’aborto è consentito solo se terapeutico. Una vittoria ottenuta grazie alla lotta del collettivo femminista Las Tesis, che per anni si è battuto per ottenere una Costituzione nuova, che tenesse in sé tutte le rivendicazioni delle cittadine cilene.

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In Scozia il ciclo non ha più un prezzo da pagare

Nei Paesi in cui alcuni diritti sembrano assodati, è giusto alzare la posta. È il caso della Scozia che lo scorso 25 novembre, data simbolo della lotta contro la violenza, ha approvato in Parlamento una legge che rende gratuiti gli assorbenti per tutte le cittadine. È il primo Paese al mondo a farlo. La data è significativa perché dimostra come la violenza possa avere anche il volto di un trattamento economico ingiusto e non paritario, non solo quello della sopraffazione fisica. Mentre in Italia la proposta di bassamento dell’iva sui prodotti igienici è stata stralciata dalla legge di bilancio appena passata, non possiamo non guardare con una punta di invidia la Scozia che, non ha solo eliminato la tampon tax, ma ha cancellato qualunque spesa per i tamponi.

In Italia la rivoluzione è nelle piccole cose

Il nostro Paese, quest’anno, non ha da cantare grandi vittorie in termini meramente politici o legislativi. Non possiamo però non notare un cambio di passo e di sensibilità nel raccontare il femminile che ha attraversato tutto il 2020. Pensiamo al caso Genovese e a come le donne abbiano preteso una narrazione differente; al movimento Il Giusto Mezzo nato per ottenere metà del Recovery Fund da dedicare alle politiche di genere. A come i social abbiano propagato un’idea differente di femminismo: moderno, inclusivo, libero da schemi o modelli precostituiti. Le donne, quest’anno, hanno imparato a muoversi come un corpo unico per reclamare diritti, quando sono sempre state frammentate e l'impegno per l'emancipazione sociale era appannaggio di poche. Questo ha creato un velo pop e zuccherino sulle rivendicazioni femministe, ma possiamo ben dire che fosse ampiamente previsto. Le pagine social a sfondo rosa, il ciclo mestruale esibito, sono il contraltare di massa che ha reso accessibile a chiunque la legittima pretesa di puntare più in alto. L'incisività di quest'anno ha avuto il merito di mettere sullo stesso piano, senza puzza sotto al naso, l'alto e il basso puntando ad un unico obiettivo, quello di scardinare un mondo a misura di maschio.

Il volto bello del 2020 è quello di donna

Quello che abbiamo imparato in questo 2020, al di là di ogni possibile retorica, è che un mondo differente non solo è possibile, ma che non servono fucili spianati per rivendicarlo. I movimenti femminili, le loro battaglie all'interno dei confini del rispetto e della libertà dell'altro, ci confermano che le donne sono riuscite a prendersi il proprio spazio smettendo di utilizzare la violenza o i vecchi schemi di sopraffazione. Un approccio diverso, figlio di una riflessione che parte dall'insofferenza di un singolo, dalla privazione di una dignità egualitaria, e si propaga a chiunque abbia l'intelligenza di riconoscere in quale mondo disfunzionale siamo abituati a vivere. Un 2020 che ci ha tolto tanto, ma in cui le donne (primo bersaglio di una crisi economica e sociale senza precedenti) hanno resistito compatte come mai prima d'ora. Brindiamo perché il 2021, almeno su questo piano, non sia differente dall'anno che sta per concludersi.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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