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Opinioni

Kamala Harris, prima vicepresidente donna: “Anche se sono la prima, non sarò di certo l’ultima”

La prima donna a ricoprire la carica di vicepresidente, la prima con origini per metà afroamericane e l’altra indiane: Kamala Harris ha riportato al centro degli Usa il famoso sogno americano. Un sogno fatto di ambizioni, possibilità e desiderio di costante emancipazione. “Sono la prima donna, ma non sarò di certo l’ultima” è la frase che ha caratterizzato il suo primo discorso da vice.
A cura di Giulia Torlone
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“We did it Joe!” è stata la prima frase da vicepresidente degli Stati Uniti. “Ce l’abbiamo fatta”, detto al telefono con Joe Biden, il nuovo presidente Usa, mentre era a fare jogging. E poi la sua fragorosa risata, in un misto di soddisfazione e tensione che si scioglie. L’elezione di Kamala Harris come numero due del governo statunitense è un fatto storico: la prima donna, per metà afroamericana e per metà indiana a ricoprire un ruolo così prestigioso.

L’omaggio alle suffragette

L’elezione di quest’anno negli Usa è stata la più lunga di sempre: il voto postale, a cui milioni sono ricorsi a causa della pandemia da coronavirus, ha fatto slittare i risultati per giorni. Gli stati contesi, l’accuse infondate di brogli da parte dello sconfitto Donald Trump, hanno tenuto tutti con il fiato sospeso. Sabato però, finalmente il risultato che ha decretato un cambio di rotta. E Harris ha fatto il suo discorso con un tailleur bianco, che non è di certo passato inosservato, a firma Carolina Herrera, stilista venezuelana naturalizzata statunitense. La scelta aveva uno scopo ben preciso: rendere omaggio alle suffragette e alla loro battaglia per il diritto di voto alle donne. Non è la prima volta che un’esponente democratica sceglie di vestirsi di bianco per rendere un tributo alla lotta per la partecipazione politica femminile. Anche Hillary Clinton era vestita di bianco quando ha accettato la nomina a presidente degli Stati Uniti alla Convention democratica del 2016, sempre in onore del movimento per il suffragio femminile. E, lo scorso febbraio, le deputate democratiche alla Camera si sono vestite di bianco per celebrare il centesimo anniversario del voto delle donne durante il discorso sullo stato dell’Unione.

Il discorso di Harris, un inno al sogno americano

Kamala Harris incarna di per sé il sogno americano: simbolo dell’immigrazione, padre giamaicano e madre indiana, ha trovato negli Stati Uniti la terra delle possibilità. Una carriera da avvocato, poi nel 2010 la nomina di ‘attorney general’ della California, la massima autorità giudiziaria dello Stato, e ora vicepresidente degli Stati Uniti. “Anche se sono la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l’ultima”, ha detto al Chase Center a Wilmington, nel Delaware. Aggiungendo: “Qualunque bambina ci sta guardando stasera vede che questo è il Paese delle possibilità”. Non si può negare che sia un fatto storico, perché qualunque cittadino americano con origini etniche differenti, ha visto un volto in cui riconoscersi. Un volto diverso da quello a cui ormai ci eravamo abituati, ovvero quello dell’uomo bianco. Per questo le reazioni sono state numerose, quasi maggiori di quelle riservate al nuovo presidente Joe Biden.

Da Alexandria Ocasio Cortez a Stacey Abrams: le reazioni delle donne

In un’intervista di ieri alla Cnn, l’ex candidata governatrice della Georgia Stacey Abrams ha detto:

È un privilegio in questa nazione potersi vedere riflessa all’interno di una leadership. Sia per la comunità afro-americana, che per la comunità indiana americana e per le donne di colore in generale. L’elezione di Kamala Harris dimostra che il volto della leadership può cambiare, che abbiamo un ruolo da svolgere oltre a essere sostenitori, che possiamo essere i leader di questo paese. È un momento eccezionale che stiamo vivendo.

Non poteva mancare anche la reazione di Alexandria Ocasio Cortez, deputata democratica di origine portoricana, che è diventata il simbolo di una nuova generazione di donne che con caparbietà sono entrate in Aula, portando all'attenzione le istanze femminili. Sempre alla Cnn ha dichiarato:

Tanti di noi siamo cresciuti sentendoci dire che le donne sono troppo emotive e che questo paese non avrebbe mai eletto, prima, un presidente nero – e fortunatamente è successo con l'elezione di Barack Obama – e poi una donna.  E invece ora assistiamo all'elezione di una donna di colore al secondo gradino più alto della Nazione. Spesso ci dicono che non possiamo essere ciò che non possiamo vedere. Ora molte bambine possono vedere con i loro occhi chi potranno decidere di diventare.

L'importanza e la portata storica dell'elezione di Kamala Harris sta tutta qui: negli occhi di quelle migliaia di bambine che, davanti alla tv, hanno assistito alla vittoria di un volto che assomigliava a loro. Da oggi hanno la certezza che si può arrivare in alto senza condizionamenti di sesso e razza. Perché a dirlo siamo sempre stati bravi tutti, ma è l'esempio concreto che è la dimostrazione del cambiamento. E l'elezione di Kamala Harris è questo: la prova che si può fare.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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