Anche quest’anno la notte degli Oscar ha regalato grandi emozioni, soprattutto sul fronte femminile: ci sono stati trionfi che resteranno nella storia della kermesse. Innanzitutto quello di Chloé Zhao: seconda donna nella storia (e prima di origine asiatica) a vincere nella categoria Miglior regia. Ma ci sono anche altri due primati: quello di Emerald Fennell e quello di Youn Yuh-Jung. Entrambe nel ritirare le loro statuette hanno rivendicato sul prestigioso palco degli Oscar la loro identità di mamme lavoratrici. Il tema è molto sentito oggi, perché le donne a differenza di decenni fa hanno preso coscienza della possibilità di realizzarsi sia in famiglia che in ambito professionale, anche se troppo spesso questo viene loro ancora impedito o reso difficile.
Mamme sempre presenti, anche agli Oscar
L'anno scorso le mamme delle celebrities erano state a loro volta le star della kermesse. Da Keanu Reeves a Brad Pitt, da Laura Dern a Charlize Theron: i protagonisti degli Oscar si erano fatti accompagnare alla cerimonia dalle rispettive mamme. Quest'anno la maternità è tornata alla ribalta, ma direttamente sul palco. Youn Yuh-Jung ha vinto l'Oscar come Miglior attrice non protagonista per il ruolo dell’anziana nonna Soonja in Minari: è la prima coreana a vincere nella sua categoria. La 73enne è molto famosa nel suo Paese e vanta una carriera lunga cinque decenni. Nel suo discorso ha ironizzato sul suo ruolo di mamma rivolgendosi direttamente ai suoi due figli. "Vorrei ringraziare i miei due ragazzi che mi hanno permesso di uscire e lavorare. Questo è il risultato del duro lavoro della mamma", ha detto brandendo orgogliosa la statuetta.
Le donne sono capaci di tutto
Ha voluto sottolineare la sua identità di madre lavoratrice anche Emeral Fennell. La 35enne è la prima donna a vincere un Oscar per la sceneggiatura in 13 anni. Durante la lavorazione del film che l'ha portata alla vittoria (Promising Young Woman) era incinta di sette mesi, la sua prima gravidanza. E nel ritirare la statuetta ha ricordato proprio questo aspetto della sua esperienza, sottolineando: "Non è stato poi così male. Le donne sono capaci di cose ben più difficili, rispetto a dirigere film quando sono incinte di sette mesi". Fennell, infatti, era in nomination anche come Miglior regista: solo sette donne nella storia sono state candidate.
Carriera o famiglia? Scegliere non è un obbligo
Emerald Fennell e Youn Yuh-Jung sono due donne di diversa generazione che hanno portato avanti una scelta ben precisa: costruire una famiglia e proseguire anche la carriera. Non hanno ceduto al ricatto della scelta. In certi ambienti, soprattutto dove la competizione è alta e dove i ritmi sono frenetici, diventa difficile per una donna conciliare questi due aspetti. Ci si sente quasi in dovere di scegliere: realizzarsi come professioniste oppure fare le mamme a tempo pieno. Riguarda anche l'industria dell'intrattenimento, il mondo dello spettacolo, dove tra l'altro l'esposizione al giudizio altrui è amplificata, perché si è sotto il costante occhio del pubblico, pronto a puntare il dito. Lo sa bene l'attrice Lea Michele, che ha ammesso di aver vissuto molto male la gravidanza proprio a causa della costante paura di essere giudicata e del costante timore di non essere all'altezza degli standard di perfezione esibiti sui social dalle colleghe. Ha parlato di maternità e lavoro anche Angelina Jolie, che per molto tempo ha messo da parte la regia per dedicarsi ai figli, consapevole che altrimenti avrebbe tolto loro troppo tempo, quando era alle prese col divorzio da Brad Pitt. Ma non mancano esempi di mamme lavoratrici nel mondo dello spettacolo. Ashley Graham nel backstage di una sfilata si è fatta vedere col tiralatte normalizzando la maternità sul posto di lavoro e dimostrando di poter conciliare le due cose.
Difficile, ma non impossibile
Non c'è nulla che una donna, soprattutto se adeguatamente sostenuta e incoraggiata, non possa fare. Si parla molto di conciliare lavoro e figli oggi proprio perché le donne, a differenza di decenni fa, hanno un ruolo diverso in società così come nel mondo del lavoro. Hanno conquistato settori in cui un tempo il loro accesso sembrava negato a prescindere e proprio lì si insidia ancora la difficoltà di realizzarsi pienamente: avere già una famiglia o volerla costruire sembrano ostacoli insormontabili. Di base sicuramente serve un sistema di welfare che dia garanzie e sostegno dal punto di vista pratico, così da permettere una gestione della vita familiare e di quella lavorativa fuori casa più agevole. E ovviamente il supporto dentro e fuori le mura domestiche sono fondamentali. Rivendicare la possibilità di lavorare e parallelamente crescere i figli su un palco prestigioso come quello degli Oscar ha lanciato un messaggio importante: si può arrivare in alto e realizzarsi senza per forza compromettere la propria identità di madri e il proprio desiderio di famiglia.