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La ministra Bonetti parla di violenza sulle donne, la Camera è vuota: è questo il profondo impegno?

La ministra Elena Bonetti ha discusso la mozione contro la violenza sulle donne. Erano presenti 8 deputati su 630 ad ascoltare le sue parole.
A cura di Giusy Dente
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in foto: Camera dei deputati vuota
in foto: Camera dei deputati vuota

Silenzio, abbandono, indifferenza, imbarazzo: è quanto di più brutto possa sperimentare sulla propria pelle una donna vittima di violenza, lasciata sola nella propria battaglia. La foto simbolo della giornata di ieri, però, quella in cui la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ha discusso la mozione contro la violenza sulle donne, comunica esattamente questo. A guardarla si avvertono proprio silenzio, abbandono, indifferenza e imbarazzo. La ministra ha parlato dinanzi a una Camera dei deputati deserta, in una giornata in cui invece sarebbe stato significativo vedere maggiore partecipazione e presenza: di 630 deputati, erano in otto ad ascoltare le sue parole.

I numeri della violenza sulle donne

I numeri sono importanti, diceva qualcuno. 109: corrisponde al numero di donne uccise da inizio anno. 63: sono quelle morte per mano di compagni o ex compagni. Questo significa che da gennaio a oggi è deceduta una donna ogni 3 giorni circa. I dati della violenza sulle donne in Italia preoccupano e sono peggiorati dopo il lockdown, periodo in cui la permanenza forzata entro le mura domestiche ha accentuato i problemi, con meno denunce e più femminicidi. L’ultimo report diffuso è quello del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, che fotografa un Paese dove i numeri di vittime di violenza femminili sono in aumento: +8% rispetto al 2020 (da 101 a 109).

E a proposito di foto: quella scattata ieri nella Camera dei Deputati non è affatto un bel biglietto di presentazione, da parte della politica italiana, che ha dimostrato di avere di meglio da fare, piuttosto che difendere le proprie donne e mostrare loro comprensione e sostegno. Erano presenti 8 deputati su 630 in aula, in una giornata cruciale in vista del fatidico 25 novembre. Il 25 novembre è stato scelto come giornata simbolo della battaglia contro il femminicidio tutte le forme di violenza nei confronti delle donne. Perché la violenza non è solo quella fisica, ma è anche quella psicologica, è quella verbale, è quella economica, è lo stalking. La ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ha tenuto un discorso importante, ma nessuno ha ritenuto importante esserci, perché preso da chissà quali incombenze maggiormente degne di note.

Elena Bonetti ha poi presentato anche alla stampa il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023. "Confermo l'impegno del governo sul fronte internazionale nella convinzione che il contrasto alla violenza sulle donne vada letto nella sua radicalità  e trasversalità. L’azione sistemica deve trovare spazio in un’agenda internazionale che veda tutti gli Stati presenti, in primo luogo l’Europa" ha detto la ministra: ma quanto valgono queste parole, alla luce delle pesanti assenze dei deputati?

Elena Bonetti presenta alla stampa il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne, foto via Instagram @elenabonetti
Elena Bonetti presenta alla stampa il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne, foto via Instagram @elenabonetti

Il "profondo impegno" della politica italiana

"Questo Parlamento è trasversalmente e profondamente impegnato nel promuovere azioni strategiche per ripudiare qualsiasi forma di violenza contro le donne" ha detto la ministra in aula. Parole importanti, certo, che però sono apparse del tutto insensate una volta messe in relazione al desolante spettacolo della sala vuota. Un assenteismo così massiccio in un'occasione così significativa ha reso del tutto vana quella che doveva essere una discussione costruttiva preliminare al voto, discussione che si è chiaramente ridotta a ben pochi interventi.

Apprezzabile la scelta simbolica del rosso, da parte della ministra, nel vestito e nella mascherina. Proprio le scarpette rosse sono il simbolo universale della lotta alla violenza sulle donne, di quegli amori tossici e malati che si tramutano da passione a possesso fino a degenerare in maltrattamenti e omicidio. Tutto risale al 2009, anno della realizzazione dell'installazione Zapatos Rojos dell'artista messicana Elina Chauvet, atto di denuncia contro i femminicidi e ogni forma di abuso: decine di scarpe rosse davanti al consolato messicano a El Paso (Texas) in ricordo delle vittime. Ma dalla politica ci si aspetta meno gesti simbolici e più concretezza, le donne vogliono meno accessori rossi e più partecipazione; più "profondo impegno", ma profondo davvero non solo a parole.

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Giornalista dal 2018, laureata in Lettere ed Editoria e Scrittura, consegue al termine degli studi universitari il master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma. Qui, oltre a portare avanti la formazione accademica e a fare esperienze di redazione, coltiva la passione per la radiofonia, collaborando con emittenti web e seguendo corsi di dizione e conduzione. Attualmente a Milano scrive per Fanpage.it, nell'area Stile e Trend, occupandosi prevalentemente di storie e interviste, questioni di genere, storie di donne.
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