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Opinioni

Kriti Sharma, l’ingegnera che combatte la differenza di genere con l’intelligenza artificiale

Secondo Forbes è una delle under 30 più influenti del pianeta. Kriti Sharma appena trentenne inventa il primo chatbot di intelligenza artificiale applicato al mondo della finanza. La sua lotta, in un mondo della tecnologia ancora tutto al maschile, è insegnare che anche i robot possono essere migliori di noi.
A cura di Giulia Torlone
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Domani sarà la festa delle donne. Per molti un’invenzione, per altri una ricorrenza commerciale o un ulteriore motivo per rimarcare una differenza di genere. Tra detrattori e non, è comunque l’occasione giusta per accendere i riflettori sulle grandi donne del nostro tempo che hanno saputo lottare con forza e dignità. Sono le L8ttatrici che abbiamo scelto per quest’anno: Nadia Murad, Danica Roem, Gulalai Ismail, Minerva Velezuela, Khalida Popal, le Feminist Five. Oggi diamo uno sguardo alla storia di una donna che inizia in India e arriva in Europa. Kriti Sharma ha trentadue anni ed è stata nominata da Forbes, qualche anno fa, come una delle under 30 più influenti al mondo. Di origine indiana, Kriti ha un curriculum invidiabile: si laurea in ingegneria, poi master in scienze informatiche avanzate e ancora ricercatrice in bio informatica. Nel 2010 Google la premia come migliore ingegnere donna per aver fatto la differenza promuovendo la diversità nel settore tecnologico.

La tecnologia e l’ostilità verso il mondo femminile

Proprio la tecnologia è la grande passione di Kriti Sharma. Un settore, come sappiamo, che è poco incline alla parità di genere. Le donne che ricoprono ruoli dirigenziali come lei sono ancora pochissime. In più lei, lavorando a Londra, è immigrata e donna. Gli ostacoli che ha davanti sono innumerevoli. In un famoso Ted in cui è stata invitata a parlare qualche anno fa, ha raccontato proprio la sua esperienza. Nonostante il suo eccellente curriculum, quando si trattava di scambiare idee e opinioni con i colleghi in qualche forum online del settore accadeva spesso che se utilizzava il suo vero nome gli utenti le rispondevano con diffidenza. Da quando ha iniziato a usare un nick name di genere neutro, i suoi pensieri venivano presi sul serio.

I robot imparano da noi, misoginia compresa

L’ostilità del mondo informatico, però, non è bastata a fermarla: Kriti Sharma, infatti, nel 2016 inventa il primo chatbot di intelligenza artificiale applicato al settore finanziario. Kriti è convinta che l’intelligenza artificiale può essere migliore di noi, o almeno può essere molto meglio di come è stata progettata fin ora. I robot, i bot, sono programmati da noi umani e utilizzano algoritmi che pescano dalle nostre abitudini. Per questo motivo, se utilizziamo un bot per selezionare risorse per un qualsiasi colloquio, lui selezionerà una stragrande maggioranza di uomini. Perché impara dalle statistiche e le statistiche non sono dalla parte delle donne. E Kriti Sharma sta portando avanti la sua battaglia proprio in questa direzione: abbattere gli stereotipi di genere, il gender gap, proprio nella tecnologia. Quella stessa tecnologia che, altrimenti, potrebbe replicare e propagare a livelli esponenziali questa sorta di misoginia endemica. E questo sarebbe un danno enorme per tutte quelle generazioni che sono nate con uno smartphone in mano.

Dietro ogni robot, c’è sempre un uomo o una donna che li crea

La storia di Kriti Sharma è piena di bellezza. È la storia di un’intelligenza oltre la norma, che ti spinge a superare gli ostacoli più duri. È un’intelligenza che fa lottare per l’equità e per la costruzione di un mondo più umano. Ed è strano parlare di umanità in una realtà, come quella di Kriti, fatta di formule matematica, di robot e di algoritmi. Ma ci insegna appunto che non possiamo dimenticare che anche dietro alla più intricata forma tecnologica creata, c’è sempre la mano di un uomo e di una donna a crearla. E, ancora una volta, siamo noi che abbiamo l’obbligo di fare la differenza.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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