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Opinioni

In&Out in passerella: il meglio e il peggio delle sfilate di Milano

Collezioni innovative ed originali, che testimoniamo il talento dei designer italiani, splendidi abiti, che non dimenticheremo facilmente, e look estremamente chic. Ma anche tante, troppe, pellicce e tanto, troppo, lurex, un eccesso di stampe dalle fattezze animali e poi ancora accostamenti di colori azzardati maglioni della nonna, scarpe di pelo e accostamenti assurdi. Ecco il meglio e il peggio che abbiamo visto in passerella durante la Milano Fashion Week Autunno/Inverno 2016-2017.
A cura di Marco Casola
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Si è conclusa un'altra Fashion Week, quella di Milano, sulle cui passerelle sono state presentate le collezioni donna per il prossimo Autunno/Inverno 2016-2017. Come sempre se ne sono viste di ogni: abiti presi dal guardaroba della nonna, mix di stili opposti, sovrapposizioni estreme, decori di pelliccia, francamente inutili, e tanto altro di cui avremmo fatto volentieri a meno. Diverse anche le collezioni degne di nota, i colpi di fulmine e i look irresistibili che certamente spopoleranno durante la prossima stagione fredda. Ecco dunque il meglio e il peggio della Settimana della Moda di Milano Autunno/Inverno 2016-2017.

Il meglio della Milano Fashion Week

Il colpo di fulmine in passerella? Senza dubbio la nuova collezione Autunno/Inverno 16-17 disegnata da Alessandro Michele per Gucci. Lo stilista non sbaglia un colpo e presenta uno stile del tutto originale e fuori dagli schemi. Il nuovo corso di Gucci continua dunque a convincere, Michele è stato ancora una volta capace di creare una collezione di rottura con il passato che contribuisce nella giusta maniera a delineare la rinascita della maison. Certo ora bisogna attendere per capire come il designer di Gucci riuscirà a tenere alto il suo stendardo, creando collezioni sì originali ma che siano anche comprensibili dal pubblico. Nella moda si sa, un giorno sei al top e il giorno dopo la tua stella potrebbe spegnersi.

L'ode al jet set di Emilio Pucci – A giudicare da ciò che abbiamo visto in passerella a Milano sembra che la stella di Massimo Giorgetti si sia riaccesa dopo le tiepide reazioni, sia in termini commerciali che di critica, alla prima collezione creata per Emilio Pucci. Molti aspettavano di poter osservare i look invernali creati da Massimo Giorgetti, nuovo designer della maison fiorentina. Nella sua precedente collezione Giorgetti aveva scelto di modernizzare lo stile Pucci allontanandosi dalla poetica fatta di stampe colorate e ben riconoscibili caratteristiche del brand. Ora torna agli albori della storia di Emilio Pucci, quando la casa di moda, più che abiti da sera, creava maxipull e altri capi per le signore del jet set internazionale degli anni '70. E' proprio a quel jet set che Giorgetti guarda per creare una collezione iper colorata in cui l'elemento sportivo è sovrano, ci sono persino tute da sci e capi in tessuti tecnici. Il risultato finale è senza dubbio interessante, l'appeal moderno e trendy della collezione farà innamorarare i fashionisti ma probabimente farà storcere il naso ai fan storici della maison fiorentina. Sono lontani infatti i tempi della Lady che veste leggiadri abiti svolazzanti.

Il successo di Arthur Arbesser da Iceberg – Convince anche il nuovo corso di Iceberg donna che con la scorsa sfilata primaverile aveva inaugurato il sodalizio con il viennese Arthur Arbesser. Il designer ha talento da vendere, le sue creazioni possono apparire come un pugno nell'occhio ma spesso quello di cui si ha bisogno è proprio di un azione decisa e diretta. Così è anche la moda di Arbesser che disegna abiti "spigolosi", accosta macro pattern a colori accesi riuscendo a dare nuova linfa vitale al brand Iceberg da qualche anno in balia di cambiamenti e inversioni di rotta.

Svolta sporty minimal per Versace – Il nuovo corso scelto a Donatella per il brand è senza dubbio interessante. Lo sfarzo, le scollature e gli spacchi sexy, spesso ai limiti dell'estremo, lasciano ora il passo ad un guardaroba più indossabile e vicino alle esigenze delle donne comuni che solitamente non calcano i red carpet. Sulla passerella di Versace c'è tanto nero, intervallato con "strappi" di colore, molti capi daily ispirati al mood sportivo e abiti dalle linee basic, l'elemento sensuale è senza dubbio presente (lo show è stato infatti caratterizzato dal siparietto hot con il seno della top Gigi Hadid fuoriuscito dalla scollatura) ma in questa collezione è meno urlato rispetto al passato. Oltre a Versace che dice addio agli sfarzi estremi, la buona notizia è che Dolce&Gabbana, finalmente, si sono allontanati dal "Sicily mood". Per gli abiti del prossimo inverno i due designer si ispirano alle principesse delle fiabe Disney. Niente limoni, frutta, amore di mamma e pizzi neri dunque, in questa collezione il glamour lucente è l'elemento dominante. Ci sono poi gli stilisti che continuano a "rifare se stessi" ma nonostante ciò riescono ad innovare innestando scintille all'interno di un tessuto ben collaudato, come è accaduto sulla passerelle di Missoni, dove le stampe iconiche della Maison erano intrecciate con sottili fili di lurex, uno dei trend più forti della stagione, senza che questo elemento innovativo snaturasse l'assetto iniziale. Anche Ennio Capasa di CoSTUME NATIONAL segue le tendenze senza diventarne schiavo e crea il guardaroba perfetto per una donna moderna e decisa, mentre Fausto Puglisi ripropone il tema delle palme, ormai icone del suo brand, in una versione totalmente nuova.

I totem di MSGM e le sovrapposizioni di N.21 – Degna di nota la collezione in total black&white di Aquilano.Rimondi, fatta di abiti essenziali ma estremamente ricercati, decorati con tagli e cut inconsueti ma facilmente indossabili. Molto bella anche la collezione invernale di MSGM, lo stilista Massimo Giorgetti cerca il ritorno alle origini ripescando i totem che sin dagli inizi della carriera lo hanno guidato, dalle rose alle righe, e non sbaglia presentando una collezione iper moderna in cui la sperimentazione si avvicina alle tendenze del momento. In passerella da Diesel Black Gold spunta un'inaspettato lato glamour, la lady rock del brand, solitamente vestita con chiodi in pelle e borchie, questa volta si concede minigonne matelassè e abitini plissè con dettagli lucenti. Una menzione infine va alla nuova collezione Autunno/Inverno 2016-17 di N.21, Alessandro Dell'Acqua prosegue nella sua poetica del mix&match, delle sovrapposizioni, della moda fatta a strati in cui gli opposti, maschile e femminile, romantico e grunge, si mescolano per dar vita ad uno stile in cui convivono pull extra large e sensuali collant decorati, cappotti over dal mood militare e leggeri abiti in seta dalla stampa floreale.

Mode out ed errori in passerella

La pelliccia in o out? – La pelliccia continua ad essere un must, nonostante le continue proteste degli animalisti. Poco prima della Settimana della Moda, in Piazza Duomo, tre modelle avevano manifestato nude sfidando il gelo milanese, mentre dinanzi all'ingresso di diverse sfilate, tra cui Fendi e Simonetta Ravizza, maison celebri per le loro creazioni in pelliccia, i manifestanti hanno bloccato il traffico. Purtroppo le pellicce saranno sempre sulle passerelle dei grandi stiliti, anche se qualcosa sta cambiando, sono infatti tanti i designer che scelgono materiali alternativi ed eco fur. In quest'edizione però a dar fastidio sono gli utilizzi eccessivi della pelliccia: perché usare il pelo di un animale per ricoprire borchie di cinture, colletti di abiti da sera, gioielli e shopping bag e cappelli. Un bel no dunque ai maxi colbacchi di Ermanno Scervino, alle cinture e agli orecchini pelosi di Blumarine e alle borse furry e ai baschi in pelliccia di Simonetta Ravizza. Il basco alla parisienne è chic così com'è perché ricoprirlo di pelliccia?

Attenzione al lurex! – Ormai è chiaro, dopo averlo visto sulle passerelle della maggior parte degli stilisti abbiamo capito che il lurex sarà una delle tendenze più forti per il prossimo Autunno/Inverno 16-17. Una tendenza scintillante che a nostro parere va presa con le pinze per evitare l'effetto "disco music". Non tutti i designer hanno saputo dosare l'utilizzo del lurex, dei tessuti traslucidi, delle paillettes e dei cristalli applicati c'è chi, forse tentando di omaggiare Bowie, ha calcato la mano. Troppa luce, ad esempio, sulla passerella di Genny in cui tessuti metallici, capi d'argento e versioni rouge della tendenza sparkling oscuravano i look in black & white degni di nota.

Tornano, ancora, gli anni '70 – Ebbene sì, corsi e ricorsi della moda, gli stili ritornano, le epoche passate si impongono nel presente, fin qui nulla di strano. Nella moda quella di attingere al passato è quasi una regola, per molti questo guardare indietro spesso è sintomo di una carenze di idee, di poco coraggio. Guardare ad un passato "solido" dà sicurezza. Ma ci domandiamo: siamo proprio certi che riproporre qualcosa che ha avuto successo in passato avrà ancora successo? Ormai da diverse stagioni molti stilisti hanno riportato in auge gli anni '70, dalle grandi maison ai brand low cost tutti hanno prodotto almeno un capo con le frange, un pantalone a zampa di elefante e un gilet scamosciato. Sulle passerelle femminili A/I 16-17 non sono in molti a riproporre gli anni '70, forse perché ormai quella che era una tendenza sta diventando troppo mainstream, troppo "alla moda". Peter Dundas, art director di Roberto Cavalli, non è però dello stesso parere e propone una collezione dal sapore seventies, ma gli anni '70 il prossimo inverno, almeno lo speriamo, appariranno ormai "già visti".

La moda guarda, ancora, all'Oriente – Oltre ai '70 l'altro grande baluardo è l'Oriente. L'ispirazione orientale torna ciclicamente in passerella. Negli anni scorsi tale ispirazione per molti era quasi un obbligo dato che il mercato orientale è quello in più forte espansione, è un mercato che assicura incassi milionari alle maison di moda. Spesso dunque l'ispirazione diventa un'esigenza commerciale. Ora lo stile orientale fatto di ideogrammi stampati, chignon alti e colletti alla coreana torna, ancora, questa volta sulla passerella invernale di Laura Biagiotti. Il fascino dell'abito orientale è senza dubbio un fascino senza tempo dall'appeal praticamente immortale ma ideogrammi e simboli stampati su abiti da sera danno un'aria troppo teatrale al look e per questo in alcuni casi risultano poco cool.

No a lupi e uccelli su shirt e abiti da sera – Diciamo un bel no chiaro e convinto a lupi stampanti in maniera poco sobria su shirt, abiti e altri capi d'abbigliamento. Bocciate dunque i "wolf look" di Angelo Marani che mescola il mondo animale con quello del fashion con una serie di outfit eccentrici e vistosi, anche troppo vistosi. Se da Marani  il lupo è protagonista gli uccelli volano sulla collezione Autunno/Inverno 2016-2017 di Richmond, maison rimasta ormai orfana del suo designer John. L'assenza dello stilista si sente, forte e chiara, non convincono infatti i look visti in passerella con abiti dalle stampe "birdy" abbinati a maxi stivali in vernice con borchie appuntite e ancor meno le stampe baroque in giallo dorato. Davvero too much! Il rock estremo di Richmond si scontra con l'eccessivo classicismo di Luisa Beccaria che propone in passerella pomposi abiti in shantung di seta e velluto con tanto di corsetti, ampie gonne a strascico e maniche a sbuffo. Siamo d'accordo che lo stile classico del passato è immortale e può essere una buona base di partenza per costruire qualcosa di nuova ma riproporre un modello troppo antiquato non è la soluzione migliore.

La moda clochard e delle sovrapposizioni – Il 2017 a quanto pare sarà l'anno dello stile clochard, dell'accozzaglia, del maglione rubato dal guardaroba della nonna, sarà l'anno del "più è meglio". A volte però sovrapposizioni, mix di stili, abiti "non finiti", maxi pull indossati in maniera sciatta non sono un gran bel vedere. Colori che solitamente non avremmo mai abbinato sono accostati insieme sulla passerella di Max Mara, in diversi look l'effetto finale appare eccessivo con l'unione di giallo, arancio e verde, di maxi stripes orizzontali e verticali, tutto unito insieme. Abbinamenti audaci con abiti sovrapposti e maglioni indossati su abiti o su altri maglioni si sono visti anche sulle passerelle di Cividini e Ports 1961. Il risultato finale in alcuni casi appare troppo chiassoso e disordinato.

Va bene essere riconoscibili, ma "rifare se stessi" non è la soluzione – Da Dolce&Gabbana si respirano atmosfere siciliane, da Armani regnano blu e velluto, da Costume National tagli rigorosi e nero, da Diesel ci sono pelle e borchie, Francesco Scognamiglio sceglie trasparenze e decori floreali….. Il problema è che molti stilisti rifanno se stessi senza innovare. Sia chiaro, è normale mantenere il proprio stile, è anche auspicabile restare riconoscibili in un sistema moda in cui ormai tutto è uguale, tutto è appiattito, tutti seguono spasmodicamente le tendenze per cercare di aumentare il fatturato. E' anche vero però che l'evoluzione e il cambiamento sono necessari. Il talentuoso Massimo Giorgetti, ad esempio, con il suo marchio MSGM è stato capace di lanciare uno stile ben riconoscibile, fatto di stampe colori accesi  capi giovanili, poi ha saputo attutire il suo messaggio rendendolo meno estremo e più adattabile ad un pubblico "cresciuto". Con la nuova collezione donna A/I 16-17 Giorgetti torna alle origini e attinge al proprio archivio, ritornano dunque gli accostamenti azzardati, le stampe e tutte le icone del mondo MSGM, nonostante ciò osservando i capi della nuova collezione l'evoluzione è chiara, il movimento c'è e si vede.

Tale movimento non è chiaro invece in altri giovani designer e marchi emergenti. Stella Jean, ad esempio, durante la Fashion Week ha affascinato il pubblico con una sfilata evento con tanto di coro gospel, il pubblico però era più interessato ai canti corali che alle creazioni in passerella. Creazioni senza dubbio splendide ma che ad un primo sguardo apparivano già viste: le stampe wax, i colori accesi, i decori tridimensionali, le fantasie etniche, i gioielli vistosi, gli accostamenti azzardati. I look sembrano bellissimi per essere ammirati, danno piacere all'occhio ma ci si domanda: chi li indosserà? L'esigenza in questo caso è quella di mantenere il proprio stile ma allo stesso tempo di adattarlo all'esigenze del pubblico. E' ovvio che seguire solo le mode del momento porta solo a snaturare l'essenza di un marchio arrivando dunque a deludere i clienti più affezionati, è anche però fondamentale allargare i proprio confini per cercare di raggiungere un pubblico sempre maggiore.

Le scarpe sbagliate – Ultimamente c'è stato un forte rilancio della scarpa sportiva. Qualche stagione fa persino sulle passerelle dell'alta moda parigina sotto sontuosi abiti da sera spuntavano sneakers in versione couture, magari ricoperte di perle ed altri preziosi decori, basti pensare a Chanel e Dior. Dopo che le scarpe da ginnastica hanno fatto la loro apparizione sulle passerelle delle grandi maison in poco tempo sono arrivate anche nelle collezioni di molti brand pret a porter. Siamo proprio certi però che la scarpa da ginnastica sia così cool indossata sotto un abito da sera? L'estroso stilista Philipp Plein, divenuto ormai celebre per le sue sfilate spettacolo, ha fatto indossare sneakers dalle linee futuristiche sotto tutti i look presentati in passerella durante la sfilata Autunno/Inverno 2016-17, scelta a parer nostro estrema, come estremi erano gli abiti dai decori vistosi. La scarpa da ginnastica non sempre è cool. Decisamente out anche le scarpe pelose viste sulla passerella invernale di Blugirl, décolleté dal tacco alto che sembrano un peluche, idea non del tutto nuova dato che un modello molto simile è apparso nel 2013 sulla passerella primaverile di Celine. Non ci convince neanche la scarpa-calzino di Ports 1961, brand che ha scelto di seguire troppo alla lettera la tendenza della scarpa femminile indossata con calza in bella vista creando uno strano modello in tessuto dal tacco alto.

No a celebrità e pistole in passerella – Tra i fashion show che hanno destato più scalpore c'è stato quello di Roccobarocco, stilista che ha voluto come guest star della sua sfilata Fabrizio Corona, il quale ha calcato la passerella indossando giacche decorate da pistole in argento e distintivi. E' chiaro ormai che per far parlare la stampa e il web alcuni non sanno più cosa inventarsi. In casi del genere poi si finisce per nominare solo la celebrità di turno e gli abiti, che sono i protagonisti di una vera sfilata, finiscono in secondo piano. Se è la star ad attirare l'attenzione più che i vestiti creati qualche problema c'è.

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Laureato in Comunicazione, durante gli anni universitari collabora con importanti società di Organizzazione Eventi artistico-culturali. Dopo la specializzazione in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale cura e coordina, per alcune associazioni a carattere nazionale, la gestione di saloni espositivi e mostre d’arte. La passione per il Cinema lo spinge ad entrare a far parte del team di festival cinematografici di grande rilievo. Successivamente il grande interesse e la profonda curiosità per la Moda lo inducono a frequentare un corso di specializzazione in Fashion Trend Research e a stabilirsi a Milano per intraprendere la professione di fashion editor per Fanpage.it.
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