Dobbiamo ancora combattere: tampon tax e strade sicure, le battaglie delle donne da non dimenticare
Marzo è il mese dedicato alla storia delle donne: partendo dalla Giornata internazionale della donna, che si celebra l'8 marzo, il mese è un momento di riflessione sulle conquiste ottenute dal genere femminile nel corso dei secoli e sulle battaglie ancora in corso. L'attualità e la cronaca ci costringono a riflettere su quanto ancora c'è da fare per raggiungere veramente la parità di genere: in Inghilterra il caso di Sarah Everard, uccisa mentre tornava a casa di notte, ha sollevato un'ondata di proteste duramente represse dalla polizia. In Australia le donne sono scese in piazza per chiedere il diritto a essere ascoltate (e credute) quando denunciano una violenza. Fenomeno tutt'altro che raro: un recente studio dell'Oms e delle Nazioni Unite rivela che una donna su 3 ha subito un abuso o una violenza di qualche tipo almeno una volta nella vita, e che nella maggior parte l'aggressore era il partner. Probabilmente questo è il momento migliore per nascere donne: rispetto a un secolo fa abbiamo conquistato il diritto di voto e raggiunto ruoli di potere che fino a questo momento ci erano stati preclusi in ogni campo. Con la legalizzazione della contraccezione e dell'aborto abbiamo avuto la possibilità di decidere se e quando diventare madri. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora delle molestie sessuali sul lavoro e delle discriminazioni: nonostante ciò però c'è ancora tanta strada da fare, e le proteste delle donne di tutto il mondo lo dimostrano. Dobbiamo ancora conquistare il diritto di sentirci veramente sicure, in casa e fuori, e tra le questioni ancora da affrontare rimangono anche tanti pregiudizi e tabù, come quelli legati al ciclo mestruale. Le mestruazioni non sono una scelta delle donne, ma l'abbattimento della tampon tax e il congedo mestruale in Italia sembrano ancora un'utopia.
1. Il diritto alla sicurezza
Non stiamo parlando solo dei femminicidi (nonostante siano una piaga in preoccupante aumento), ma della libertà di muoverci a piedi la sera con il buio, senza l'ansia di essere seguite, senza dover stare al telefono con un'amica "per sicurezza". La sensazione è talmente comune che su TikTok spopolano video che fingono chiamate, da riprodurre se si pensa di essere in pericolo. Non ci sono limitazioni formali alla libertà di movimento delle donne, ma il caso di Sarah Everard, la 33enne britannica scomparsa e uccisa a Londra mentre tornava a casa dopo una serata trascorsa con amici, dimostra che le strade non appartengono alle donne. Un’indagine Istat del 2018 ha rivelato che quasi il 37 per cento delle donne italiane non esce la sera per paura di essere aggredita, contro l’8,5 per cento degli uomini: se a questi dati si aggiunge il fenomeno del catcalling e delle molestie verbali è evidente che c'è ancora molto da fare.
2. Il diritto all'aborto
In Italia l'aborto è legale dal 1978, quando venne approvata la legge 194. Nonostante abortire sia una scelta legalmente riconosciuta in Italia, l'elevato numero di obiettori di coscienza spesso scoraggia le donne, e nei casi più estremi addirittura impedisce alle donne di ottenere l'interruzione di gravidanza. Il Covid poi ha acuito le difficoltà già esistenti, tra reparti chiusi e accessi limitati alle strutture. Ma la facoltà di terminare una gravidanza indesiderata non deve essere data per scontata: l'Arkansas, negli Stati Uniti, ha approvato una legge che vieta l'aborto anche nei casi di stupro o incesto, consentendolo solo "per salvare la vita della madre". In Polonia, dopo mesi di proteste e cortei, a gennaio è entrata in vigore una contestata legge che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto e che in pratica sancisce il divieto quasi totale di abortire.
3 L'abolizione della Tampon Tax
In Italia da anni si discute di una riduzione dell’Iva sugli assorbenti, per portarla dall'attuale 22 per cento al 5 per cento. La “Tampon Tax”, cioé la tassazione dei tamponi come se fossero beni di lusso e non una necessità primaria, è una forma di discriminazione economica sulle donne. Paesi come il Canada, l’India e l’Australia hanno completamente abolito la tassazione su questi prodotti, coppette mestruali incluse. La Scozia è stato il primo Paese al mondo a discutere in parlamento un testo di legge che prevede assorbenti gratis per tutte. In Francia, le università mettono a disposizione assorbenti gratis per le proprie studentesse per combattere la "period poverty", cioé la difficoltà delle donne meno abbienti di comprare prodotti per l'igiene intima. Anche la Nuova Zelanda ha deciso di fornire gratuitamente nelle scuole assorbenti, tamponi e prodotti per l'igiene intima. In Italia invece continuano ad avere la stessa tassazione delle borse, come se il ciclo mestruale fosse una scelta.
4. Il congedo mestruale
Il fatto che le mestruazioni siano ancora un tabù ha una serie di ripercussioni negative sulle donne: il dolore e i fastidi provati in quei giorni dalle donne troppo spesso non vengono presi sul serio e l'idea di introdurre un congedo mestruale non ha mai preso piede in Italia. Nel 2016 venne presentata alla Camera una proposta di legge che portava la firma dei deputati Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato. Non è mai stata approvata. Alcune grandi aziende però hanno introdotto questa possibilità per venire incontro alle dipendenti: lo ha fatto Nike nel 2007, e la britannica Coexist nel 2016. Lo scorso anno la multinazionale indiana Zomato ha concesso la facoltà alle dipendenti donne e ai dipendenti transgender di chiedere 10 giorni di permesso all'anno se soffrono di dismenorrea. Il primo Stato a introdurre il congedo mestruale nella propria legislazione è stato il Giappone, e alcune forme di "permesso mestruale" sono previste in Indonesia, Corea del Sud e Taiwan. In Zambia esiste una legge simile dal 2015, mentre in Europa nessuno Stato ha ancora deciso di adottarlo.
5. Il diritto all'istruzione
Molti, troppi bambini nel mondo non hanno accesso all'istruzione: una piaga che colpisce le femmine più dei maschi. Alla base dell'analfabetismo ci sono cause molteplici e intrecciate: povertà, guerra, mancanza di infrastrutture adeguate. Secondo un report di Save The Children, le bambine sono più penalizzate per varie ragioni. Una è il peso della cura domestica, che ricade sulle loro spalle, un altro è la paura di sequestri e rapimenti. C'è poi un'altra ragione che a noi sembra banale: l'uso dei bagni. Se mancano servizi igienici separati, con l'arrivo del ciclo mestruale molte ragazze non possono più entrare a scuola. In molte parti del mondo poi le bambine vengono ancora costrette dai genitori a contrarre matrimoni combinati prima del tempo, che le strappano dai banchi di scuola e le costringono a gravidanze precoci. Il Covid poi ha peggiorato la situazione ovunque. Si stima che, come conseguenza della pandemia, saranno oltre 64 milioni le bambine e le ragazze costrette a lavorare e circa 14 milioni quelle obbligate a sposarsi.