Vietato fare sport e nuotare: infrangeremo il tabù delle mestruazioni anche superando questi falsi miti
Siamo cresciute nascondendo gli assorbenti nello zaino e chiamando le mestruazioni coi nomi più fantasiosi. Ci hanno insegnato a non parlarne in modo diretto, soprattutto con persone dell'altro sesso: sarebbe stato un inequivocabile segno di maleducazione e sfacciataggine. Sì, perché il ciclo è sempre stato confinato alla sfera più personale, al massimo era qualcosa da condividere nell'ambito femminile tra amiche e sorelle, qualcosa da nominare sottovoce, bisbigliando nell'orecchio per non farsi sentire dagli altri. La narrazione che ne è stata fatta è stata come di qualcosa di ‘sporco', fonte di imbarazzo e vergogna. E parlandone sempre meno questi sentimenti negativi sono cresciuti sempre più, assieme all'ignoranza. Un evento fisiologico e naturale è diventato un vero e proprio tabù, vale per le moderne società occidentali e per i villaggi più poveri a noi più lontani. Nelle zone rurali dell'India ancora oggi le donne nei giorni delle mestruazioni sono considerate impure, vengono allontanate e isolate, escluse da qualunque attività sociale (che si tratti di procurarsi cibo o partecipare a riti religiosi). Ma in Italia qual è la situazione?
Falsi miti sulle mestruazioni
Ci sono diversi miti da sfatare sulle mestruazioni, false credenze che hanno messo radice nella cultura di massa e che sono per molti ancora oggi vere e proprie convinzioni. Solo parlando di certi argomenti è possibile darne una narrazione autentica e vera, così da uscire dall'oscurantismo che pervade molti aspetti della vita femminile. Riguarda il ciclo mestruale, ma riguarda per esempio anche la contraccezione o la masturbazione: perché sì, anche le donne si masturbano, anche se è buona educazione non dirlo, perché è a differenza di quella maschile è considerata peccaminosa. Mamme e nonne durante le vacanze al mare ci dicevano che non potevamo fare il bagno se eravamo ‘indisposte' e c'è una lunga cosa di cose che a quanto pare non si possono fare con le mestruazioni. Vietato depilarsi, vietato avere rapporti sessuali, vietato praticare sport e toccare i fiori, vietato persino cucinare. Sì, perché a quanto pare i dolci non lievitano se la donna ha il ciclo e la passata di pomodoro viene acida!
Quanto crediamo alle leggende mestruali?
Se queste leggende hanno avuto così tanta presa è perché in passato nessuno si prendeva la briga di fare informazione seria, a differenza di oggi. Le condizioni igieniche erano certamente diverse e possono aver contribuito a far circolare certe voci, la religione ci ha messo lo zampino, così come la struttura prevalentemente patriarcale della società. Ma ormai persino sui social è possibile avere un accesso preliminare a certe nozioni da approfondire poi in più opportune sedi. Non è più al Cioè che si chiede se l'assorbente interno fa perdere la verginità, altra leggenda metropolitana: è una domanda che si può porre con molta più serenità e con la certezza di trovare risposte affidabili, senza sentirsi in colpa solo per aver chiesto, senza che ci si debba nascondere per aver sottoposto il quesito all'attenzione di qualcuno. In passato non era così ed è per questo che generazione dopo generazione certe convinzioni hanno preso piede, passando di bocca in bocca e arrivando fino a oggi. L'età contemporanea è decisamente più aperta in merito: anche il mondo delle pubblicità è cambiato, si parla molto di più liberamente di questi argomenti. Le donne sono stanche di dover vivere con vergogna la loro femminilità, quasi con senso di colpa, sentendosi prigioniere di un corpo che nulla ha di sbagliato o di disdicevole. Le mestruazioni non sono una malattia: cadere in questa percezione errata, come accadeva anni fa, rende inevitabile una distorsione nel rapporto con se stessi e col prossimo. Abbattere questo tabù invece significa liberare le donne e consentire loro di vivere serenamente la propria sfera intima e quella sessuale: esattamente come è sempre stato per gli uomini.