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Perché e come parlare di mestruazioni (anche ai maschi): sapere come siamo fatti non è una vergogna

Una corretta informazione e una sana educazione corporea/affettiva possono aiutare a sviluppare un rapporto migliore con se stessi. La dottoressa Chiara Carducci ha spiegato a Fanpage.it che i cambiamenti del corpo femminile, benché naturali, vengono percepiti ancora con una certa vergogna, con timore. Le mestruazioni sono un grande tabù, che famiglia e scuola possono aiutare ad abbattere.
Intervista a Dott.ssa Chiara Carducci
Psicologa, psicoterapeuta, specialista in Psicologia della salute presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
A cura di Giusy Dente
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Sembra strano che qualcosa di così naturale come le mestruazioni sia ancora oggetto di una forte stigmatizzazione; e a vederle in un'ottica negativa sono le donne in primis. Intere generazioni sono cresciute convinte che si trattasse di qualcosa di cui vergognarsi, da tenere nascosta, qualcosa di innominabile se non con appellativi "di copertura", perché guai a farsi sentire dai maschi. Il tabù ha radici profonde ed è un problema non solo sociale, ma anche economico. Nel mondo tante donne non hanno i mezzi di sussistenza tali da poter provvedere all'acquisto di prodotti per l'igiene intima e per far fronte alle mestruazioni. Si tratta della cosiddetta "povertà mestruale". Nonostante se ne parli spesso, in Italia ancora non si è fatto nulla per abbassare l'IVA sugli assorbenti, considerati di fatto beni di lusso più che prodotti indispensabili. Queste battaglie vanno prima di tutto combattute in famiglia per poi essere affrontate su scala nazionale. È in famiglia che c'è bisogno di dialogo e apertura, di affrontare l'argomento "mestruazioni" con serenità. Questo aspetto dell'educazione non riguarda solo le femmine, ma anche i maschi, solitamente esclusi. Ma non è così, come ha spiegato anche la dottoressa Chiara Carducci.

Le tre cause del tabù delle mestruazioni

Nominare le mestruazioni, chiedere un assorbente in pubblico: tutto è vissuto in maniera imbarazzante, come un tabù. Il problema ha a che fare con credenze di vecchia data come ha spiegato la dottoressa Carducci: «La prima motivazione della permanenza del tabù è che le tradizioni passate, i “detti della nonna” sono resistenti al cambiamento e si tramandano con forza e costanza». Ovviamente certe credenze sono venute meno con l'avanzare della medicina e della psicologia, ma anche con la pratica di una corretta educazione corporea e sessuale. Ma la colpa del persistente tabù non sta solo in ciò che ci hanno tramandato, ma anche nei mass media: «Il sangue nelle pubblicità degli assorbenti è blu e non rosso, gli assorbenti vengono pubblicizzati come confortevoli ed invisibili come a voler sottolineare che non vanno visti dall’esterno e che tendono ad essere percepiti come fastidiosi». C'è anche un altro aspetto da considerare che può alimentare il tabù del ciclo: «È possibile provare vergogna non solo delle mestruazioni, ma anche del seno che cresce, dei fianchi che si allargano, della femminilità che prorompe un po’ all’improvviso».

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Le mestruazioni non sono "cose da donne"

La consapevolezza è l’arma più efficace contro i tabù. Il corpo che cambia e la maturazione sessuale riguardano maschi e femmine, ma qui si fa avanti un nuovo tabù, come spiega la dottoressa Carducci: «Pensare che i maschi non debbano sapere delle mestruazioni o le femmine non debbano sapere dell’eiaculazione. Non parlarne significa alimentare il tabù e tramandare credenze antiche e infondate. I bambini sono curiosi e pongono domande: basta rispondere con semplicità e verità,». Oltre al ruolo di genitori e famiglia non va sottovalutato quello della scuola: «È l'altra agenzia educativa centrale nella crescita. Si parla spesso di educazione sessuale fin dalla scuola primaria, questo spaventa perché parlare di sessualità prima della pubertà sembra sempre essere troppo presto. Sarebbe utile invece favorire un’educazione corporea e un’educazione affettiva che unisce la conoscenza anatomica del proprio corpo e la conoscenza delle proprie emozioni e dei propri affetti. Questo percorso integrato scuola, famiglia, società favorirebbe una consapevolezza sana del corpo e del suo fisiologico funzionamento».

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Educazione corporea è anche educazione affettiva

Durante l'adolescenza il cambiamento del corpo va di pari passo con una maturazione anche emotiva, con un nuovo modo di percepire la propria presenza nel mondo: «Il corpo cambia, le emozioni si intensificano, le competenze cognitive progrediscono e aumentano le capacità di inferenza e di astrazione. Ci si confronta con le norme e le regole della società allargata, della famiglia. Si notano le reazioni altrui alle proprie azioni e si pone attenzione all’immagine di sé. Tutto questo crea un impatto psicologico inevitabile che corrisponde e concorre alla ricerca e alla formazione della propria identità adulta». Una corretta informazione e una sana educazione corporea/affettiva possono aiutare a sviluppare un rapporto migliore con se stessi: «Esplorare e conoscere come siamo fatti non è una vergogna, è un percorso naturale di crescita e conoscenza di sé. In questo rientra anche la conoscenza del funzionamento del ciclo mestruale, che non è un evento dannoso, drammatico, sfortunato, doloroso, ma un evento sano e naturale che ci contraddistingue. Conoscere il percorso di crescita che fa parte di ognuno di noi è parte integrante dell’educazione dei nostri figli».

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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