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Perché lo smalto di Fedez ci fa paura? Il trucco non rende i maschi meno uomini

Il rapper ha lanciato una linea di smalti e si è ritrovato al centro delle polemiche: nei commenti molte persone hanno reagito con disgusto, chiamando in causa il suo ruolo di marito e di padre. Come se una passata di smalto potesse renderci diversi: quanto è fragile la nostra idea di mascolinità se basta il make up a metterla in crisi?
A cura di Beatrice Manca
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Per capire cosa sia la mascolinità tossica il modo più semplice è leggere i commenti sotto alle foto del profilo Instagram di Fedez, in particolare in quelle cui si mostra con lo smalto. Il rapper ha da poco lanciato una sua linea di smalti colorati, Noon, in collaborazione con il brand Layla e nel giro di un paio di post ha scoperchiato il vaso di Pandora su una certa omofobia latente nel nostro Paese. Non è la prima volta che Fedez si trova al centro di una polemica come questa: il rapper si è sempre esposto a favore della libertà di espressione e contro gli stereotipi di genere. Prima ha difeso il ddl Zan contro l'omotransfobia, poi ha risposto pubblicamente al senatore Pillon, suo fiero oppositore, difendendo il diritto del figlio Leone di giocare con le bambole e di truccarsi in futuro, se lo vorrà. Il caso Fedez però mette in luce una questione più grande: perché un semplice e innocuo smalto scatena un tale odio nelle persone?

Fedez con lo smalto Noon
Fedez con lo smalto Noon

Gli hater dimostrano quanto è fragile la mascolinità

Fedez non è certo il primo uomo a mettersi lo smalto, ma la sua esposizione mediatica è tale che è diventato un po' il Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento della mascolinità tossica. Già alla nascita del figlio Leone in tanti si scagliarono contro la sua scelta di portare lo smalto colorato sulle unghie al grido di "Fai l'uomo, ora sei padre". Non è dato sapere in che modo una passata di smalto influisca sulla felicità futura dei suoi bambini, Vittoria e Leone, ma andiamo avanti. Spesso ha sfoggiato nail art coloratissime o manicure di coppia insieme alla moglie Chiara Ferragni, che puntualmente ricevono una marea di reazioni disgustate: "Mi viene da vomitare", "Che schifo", "Un uomo con lo smalto proprio no". I soliti leoni da tastiera? Non esattamente: perfino un'assessora del comune di Macerata, Laura Laviano, si è esposta sulla questione, dicendo che piuttosto che vedere il figlio con lo smalto è pronta a sbatterlo fuori di casa. “Mi dispiace per il figlio – ha commentato il rapper nelle sue storie – È incredibile come un semplice smalto riesca a stanare gente come questa, che poi non capisco cosa gli mandi in tilt di uno di smalto". Fedez ha colto il punto: appena si esce dalla dinamica binaria con cui siamo cresciuti (lo smalto alle femmine, il pallone ai maschi) molte persone vanno in tilt. Perché un innocuo smalto riesce a toccare delle corde profonde e mette in crisi una certezza: gli uomini fanno gli uomini e le donne fanno le donne. La cascata di commenti degli hater tradiscono la fragilità di una certa idea di uomo, terrorizzato da una passata di rossetto.

La nail art floreale sfoggiata da Fedez
La nail art floreale sfoggiata da Fedez

L'orientamento sessuale non dipende dai giocattoli

Il modo in cui "gli uomini fanno gli uomini" ha un nome molto preciso: espressione di genere. L'insieme di atteggiamenti esterni – trucco, abiti, taglio di capelli – con cui noi ci esprimiamo. Tutto questo però cambia nei secoli e nelle varie culture: alla corte del Re Sole gli uomini usavano calzature con il tacco e  il belletto, per fare un esempio banale. Il binarismo di genere è una costruzione culturale: di per sé, il make up e lo smalto non appartengono alle donne, così come la matematica non è roba da uomini. Lo stesso discorso vale per i giocattoli: le bambole non hanno genere. L'idea che un bambino che giochi con le bambole diventerà omosessuale è tanto assurda quanto diffusa: solo pochi giorni fa Fedez aveva condannato duramente alcune frasi (poi rimosse) apparse sul quotidiano La Nazione: “Oggi, ci sono coppie, celebri grazie ai social e quindi obbligate a rendere spettacolare ogni attimo della propria vita, che quasi inducono l’omosessualità del figlio neonato, offrendogli bambole”. Un'affermazione del genere contiene in sé due idee profondamente sbagliate: la prima è che l'orientamento sessuale si possa in qualche modo plasmare, e che l'omosessualità si possa indurre. Messa così, sembra che l'omosessualità sia una sorta di mutazione genetica derivata dalla precoce esposizione a boa di piume, lustrini e musical di Broadway. L'orientamento sessuale non si sceglie e non dipende né dai giocattoli né dai vestiti che indossiamo. La seconda idea sbagliata è che quello che comunemente chiamiamo "virilità" venga sminuita dal colore rosa, da una gonna o da un filo di trucco.

Smalti Noon by Fedez
Smalti Noon by Fedez

Il rossetto non vi rende meno uomini

Il passaggio dell'articolo della Nazione, così come la cascata di commenti negativi sotto le foto di Fedez con lo smalto, dimostra quanto sia fragile l'idea dell'uomo che non deve chiedere mai, del macho tutto muscoli e macchine sportive, se basta l'idea del rossetto a metterlo in crisi. La libertà di espressione e la fluidità tra i generi non sono questioni emerse oggi: di uomini con l'eyeliner e con i tacchi è piena la storia del rock, da David Bowie a Mick Jagger. Oggi guardiamo a Harry Styles in abito lungo e a Damiano dei Maneskin come a icone di una nuova sensualità, meno machista e più androgina, ma hanno ereditato lo stile dei dandy vittoriani e del glam rock anni Settanta. Il menk-up, cioé il make up espressamente concepito per gli uomini, è un mercato in forte crescita e i beauty guru sono sempre più apprezzati e seguiti, da uomini e donne. Ripeterlo è superfluo, forse, ma proviamo: non è lo smalto a svilire un uomo. Non è il rossetto a intaccare la virilità, qualunque cosa significhi. Un uomo non smette di essere uomo se si diverte a provare un abito lungo o un paio di tacchi alti. Un uomo smette di essere uomo quando ha bisogno di alzare le mani per dimostrarlo, quando la sua mascolinità si afferma con la violenza e la sopraffazione. Quello sì che vi rende meno uomini.

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Nata a Roma nel 1992 e cresciuta a pane e libri a Viterbo, sono giornalista professionista dal 2019. In tasca una laurea in Editoria e un master in giornalismo alla Scuola Rai di Perugia. Lavoro a Fanpage nella sezione Stile e Trend. Mi occupo di questioni di genere e di moda, con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. Prima al Fattoquotidiano.it e Fq Millennium.
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