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Ottobre Rosa 2021

Ottobre rosa: quasi un terzo dei tumori al seno può essere prevenuto grazie allo stile di vita

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. I numeri in Italia danno grandi speranze: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi sfiora il 90% e se scoperto in maniera precoce la percentuale sale ancora di più. Ma grazie a uno stile di vita sano si può ridurre del 25-30% la comparsa di un carcinoma mammario. Ne abbiamo parlato con il dottor Oreste Gentilini, senologo, responsabile della Breast Unit dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Intervista a Dott. Oreste Gentilini
Senologo, responsabile della Breast Unit dell'Ospedale San Raffaele di Milano
A cura di Francesca Parlato
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Ottobre è il mese rosa dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Nel 2020 sono state circa 55 mila le donne in Italia colpite da un carcinoma mammario, mentre in Europa i numeri si attestano intorno ai 500 mila casi ogni anno e nel mondo sono circa 2milioni e centomila le donne che si trovano a fare i conti questa malattia. Anche se i numeri sono ancora alti le percentuali di guarigione lasciano ben sperare: ad oggi l'87% delle donne sopravvive a 5 anni da una diagnosi di tumore al seno. Dedicare un mese a questa patologia vuol dire porre l'accento su uno degli aspetti essenziali per la salute: come fare prevenzione. "È bene fare una distinzione tra prevenzione primaria e secondaria – spiega a Fanpage.it il dottor Oreste Gentilini, senologo, responsabile della Braest Unit dell'Ospedale San Raffaele di Milano – La prevenzione primaria consiste nel mettere in atto una serie di comportamenti, che riguardano vari aspetti della nostra vita, che sono in grado di impedire la comparsa di un evento. La prevenzione secondaria non è altro che una diagnosi precoce, che non può impedire la comparsa di un tumore, ma che consente una diagnosi veloce e quindi più alte possibilità di cura". 

Lo stile di vita per la prevenzione del cancro al seno

Uno degli aspetti su cui gli esperti insistono di più è lo stile di vita. Le ricerche dicono infatti che circa un terzo dei tumori al seno potrebbe essere prevenuto attraverso abitudini virtuose. "Quando parliamo di stile di vita intendiamo seguire un'alimentazione sana, svolgere regolarmente attività fisica e controllare il peso. Assecondando questa triade abbiamo la possibilità di ridurre del 25-30% la comparsa del tumore della mammella" sottolinea Gentilini. Partiamo allora dall'alimentazione, che dovrebbe essere prevalentemente vegetale. "Non ci sono indicazioni rigide o alimenti miracolosi o altri da demonizzare. L'importante è seguire un'alimentazione che sia ricca di frutta e verdura, povera di carboidrati raffinati e proteine animali. In generale è consigliabile anche ridurre le calorie poiché siamo tutti sovra alimentati". Poi è importantissimo lo sport. "Bastano 30 minuti di attività fisica al giorno svolta con regolarità per aiutarci a condurre uno stile di vita sano". Seguire un regime alimentare salutare e fare attività fisica regolare, come una camminata a passo veloce, ci aiutano anche a evitare di incorrere in problemi di sovrappeso o obesità. "Diversi studi e ricerche ci dicono che nelle donne in menopausa il sovrappeso può essere un fattore di rischio. Il tessuto adiposo non è un organo inerte ma produce e sintetizza ormoni, ed è fortemente coinvolto anche nella sintesi e nel metabolismo degli estrogeni". Infine anche il fumo e gli alcolici sono da evitare. "Un bicchiere al giorno, non di più, è la quantità su cui dovremmo attestarci".

Pillola anticoncezionale e terapia ormonale sono dei fattori di rischio?

Seguire una terapia a base di ormoni, che sia la pillola anticoncezionale o la terapia durante la menopausa, pone sempre diversi interrogativi nelle donne. Il timore è infatti che queste terapie possano aumentare le possibilità di sviluppare un tumore al seno. "Partiamo dalla pillola anticoncezionale. Il rischio di carcinoma mammario, diversi studi ce l'hanno confermato, è leggermente più alto e statisticamente significativo in chi ha preso però la pillola per periodi lunghi, ovvero dai 5 anni in su. In termini assoluti però quest'aumento è molto piccolo. La decisione di scegliere questo tipo di cura va presa di concerto con il ginecologo e valutare caso per caso. Sicuramente la pillola non va demonizzata, ma è bene interrompere la sua assunzione periodicamente e non utilizzarla per periodi prolungati (5-10 anni)". Nel caso invece della terapia ormonale sostitutiva bisogna fare un'opportuna valutazione dei costi benefici, in relazione ai sintomi che la donna accusa in menopausa. "I dati ci dicono che per via della sua composizione estroprogestinica, il rischio di sviluppare un carcinoma alla mammella può aumentare. Ma si tratta anche in questo caso di un rischio modesto. Per questo bisogna che il ginecologo valuti il profilo di rischio della persona e la sintomatologia che accusa. Se gli effetti della menopausa causano uno scadimento della qualità della vita della donna è bene supportarla con dei farmaci idonei e con la terapia ormonale. Se invece la transizione è dolce se ne può anche fare a meno". Un cambio di passo rispetto a quello che avveniva alcuni anni fa. "Si tratta di un atteggiamento condiviso oggi da tutti i ginecologi. Fino a 10-15 anni fa la terapia ormonale sostitutiva veniva consigliata senza fare troppi distinguo, un importante studio americano ha invece cambiato le carte in tavola e oggi c'è molta più cautela nel prescriverla". 

La familiarità come fattore di rischio 

Molte donne che nella loro storia familiare hanno avuto casi di madri, zie o sorelle con un tumore al seno vivono queste esperienze come una condanna, una sentenza anche per la loro vita. "In realtà la familiarità può aumentare il rischio ma non dobbiamo lasciarci impaurire. E poi è bene fare un distinguo tra la familiarità di primo grado, ovvero mamma, sorella, figlia, e quella di secondo grado come zia o nonna. Nel primo caso il rischio può aumentare, nel secondo l'aumento del rischio è davvero modesto. Questo non vuol dire che non si debba prestare attenzione o che si voglia sminuire la preoccupazione, ma è bene non lasciarsi terrorizzare". Diversa dalla familiarità è invece l'ereditarietà, pensiamo ad esempio alla storia di Angelina Jolie, che dopo aver perso la madre per un tumore al seno ha deciso di sottoporsi a un intervento di doppia mastectomia preventiva, ovvero l'asportazione di entrambe le mammelle. "Ereditarietà vuol dire avere una mutazione genetica che predispone alla patologia. Jolie si è sottoposta a una mastectomia bilaterale perché aveva scoperto di avere una mutazione genetica. Questo tipo intervento di chirurgia di riduzione del rischio è una procedura delicata, non priva di rischi e conseguenze che va valutata in maniera approfondita con la paziente prima di essere fatta. Va valutato il profilo di rischio, la mutazione, il tipo di mutazione. Spesso le donne che decidono di sottoporsi a questo tipo di intervento sono giovani, hanno una storia familiare drammatica con la malattia, un'aspettativa di vita più lunga e preferiscono ‘dimenticarsi' di fare i controlli. Però non bisogna pensare però che sia un intervento senza conseguenze. Oggi fortunatamente la ricostruzione del seno è di gran lunga migliore anche rispetto a pochi anni fa e questo consente alle donne di continuare ad avere una vita relazionale, sociale, sessuale serena. Di solito quando dopo una lunga valutazione si sceglie di procedere, anche se si tratta di una decisione sofferta, alla fine sono tutti molto contenti e sollevati". 

Gli esami da fare per prevenire il tumore al seno

Per prevenire il tumore al seno è importante oltre che avere uno stile di vita sano anche controllarsi periodicamente a partire dai 30 anni. "Il tumore della mammella colpisce tutte le fasce d'età, più si invecchia e maggiore è il rischio, ma il 10-13% delle donne hanno meno di 40 anni. Se consideriamo 50mila donne all'anno vuol dire che ogni anno 5000 giovani donne si ritrovano a combattere con questo tipo di cancro. A partire dai 30 anni si consiglia un'ecografia mammaria e una visita senologica una volta l'anno. Superati i 40 invece all'ecografia va aggiunta anche la mammografia". Superati i 50 anni e fino ai 69 c'è lo screening che prevede una mammografia ogni due anni. "È utile però concordare con il proprio medico una strategia di prevenzione a seconda delle caratteristiche del seno". Importantissima, soprattutto per le donne giovani, è anche l'autopalpazione. "È utile per aumentare la conoscenza e la consapevolezza del proprio corpo e per essere in grado di accorgersi se c'è qualcosa di nuovo o diverso che eventualmente dovrà essere riportato al medico. Il consiglio è farla una volta al mese, al termine delle mestruazioni quando il seno è meno turgido". 

Tumore al seno: le possibili terapie

I numeri della guarigione sono altissimi in Italia. "L'Italia è uno dei paesi con tassi di guaribilità più alti. In generale sfioriamo il 90% e se il tumore è diagnosticato precocemente, quando è al di sotto del centimetro i numeri sono ancora più promettenti, non si può ancora parlare di mortalità zero, ma ci si avvicina molto". L'altra buona notizia è che la chemioterapia non è più la regola. "Oggi abbiamo molte e diverse opzioni di trattamenti dopo l'intervento – spiega Gentilini – Il numero di donne che deve fare la chemio si sta man mano riducendo e questa è una buona notizia perché consente alle donne di affrontare lo screening con minore preoccupazione. Le donne infatti hanno spesso paura di sottoporsi ai controlli perché temono le conseguenze di una risposta negativa e di dover affrontare una terapia pesante e invasiva. Oggi invece il percorsi di cura si costruisce sul singolo paziente, sappiamo che le tipologie di tumore sono diverse e sono diversi anche i trattamenti". 

La vita dopo il tumore al seno

Dopo il tumore al seno i protocolli prevedono un trattamento ormonale lungo di solito 5 anni. "La durata però è oggetto di studi in corso, in realtà possono essere di più o di meno a seconda della situazione di partenza e non tutte le terapie sono uguali, alcune prevedono la soppressione ovarica altre invece no". Un'altra importante conquista riguarda la possibilità di avere figli anche dopo aver affrontato il tumore al seno. Le terapie possono infatti ridurre la fertilità della donna ma oggi è possibile pianificare una gravidanza grazie alla crioconservazione degli ovociti. "Si tratta di un'opportunità importante per tutte le giovani donne che si trova ad affrontare un carcinoma al seno in età giovanile. La valutazione ovviamente va fatta caso per caso ma ormai non è più da escludere la possibilità che il desiderio di maternità possa essere portato a termine".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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