I tacchi alti non sono solo per donne: dai cow-boy ai Maneskin, storia di una scarpa “da uomo”
I tacchi a spillo sono considerati la quintessenza della femminilità: croce e delizia delle donne, donano un aspetto chic e sensuale a patto di rinunciare alla comodità. Ma come molti altri capi di abbigliamento, i tacchi alti non hanno genere. Anzi: sono stati inventati proprio per gli uomini. Un po' come accadde per il colore rosa, che per molto tempo è stato associato alla virilità mentre oggi è un simbolo femminile. La storia dei tacchi alti si interseca con il genere maschile moltissime volte, dalla corte del Re Sole ai cowboy, dalle rockstar alla moda genderless degli ultimi anni. Un esempio? Damiano dei Måneskin, che li sfoggia sul palco e nei video.
I tacchi sono stati inventati per gli uomini
Oggi è difficile immaginarlo, ma i tacchi sono entrati prima nel guardaroba maschile e solo dopo in quello femminile. In origine avevano una funzione pratica: i soldati persiani utilizzavano un antenato del tacco per avere più stabilità nel combattimento e soprattutto nella cavalcata, visto che la staffa si fissava meglio agli stivali. L'apparizione più famosa dei tacchi ai piedi degli uomini, celebrata dai ritratti dell'epoca, è nella Francia del Seicento: i nobili che frequentavano Versailles indossavano eleganti calzature con un piccolo tacco per avere un'andatura più elegante. In quel contesto, persero la loro funzione pratica per diventare un vero e proprio status symbol. Ma con la Rivoluzione e la fine dell'Ancient Regime, i tacchi furono dimenticati come ogni altro vezzo che ricordava quel mondo scomparso. Avanti veloce: i tacchi ricompaiono negli Stati Uniti ai piedi dei cow-boy. Il tacco sotto agli stivali serviva proprio a cavalcare in maniera più stabile.
Dal glam rock ai Måneskin
Nel frattempo, in Europa i tacchi ormai venivano indossati esclusivamente dalle donne. Torneranno ai piedi degli uomini solo in precise correnti stilistiche, come il Glam Rock degli anni Settanta. Icone della musica, dai Kiss ai New York Dolls, salivano sul palco con stivali con il tacco e la zeppa. Tutti ricordano gli stivali degli Abba o di David Bowie, che hanno fatto del tacco il proprio marchio di fabbrica. Il mondo della musica è sempre stato più libero di sperimentare con lo stile tra make up, piume, paillettes. Lo stile degli anni Settanta ha una vasta eco ancora oggi: basti pensare ai costumi di scena di Achille Lauro, paladino dello stile gender fluid, o dei Måneskin, che hanno infiammato i palchi di tutt'Europa con il make-up e stivali con il tacco.
Il frontman del gruppo, Damiano David, non ha mai avuto paura di sperimentare: durante l'esordio a X Factor lasciò tutti a bocca aperta con una lap dance fatta su un paio di stivali con il tacco Christian Louboutin, e anche all'Eurovision ha indossato stivali con la famosa suola dipinta di rosso. Per non parlare del video di I Wanna Be Your Slave, dove indossava un paio di scarpe con il tacco a spillo (oltre che un completino di lingerie e autoreggenti). Un altro esempio? Harry Styles. Il cantante di Watermelon Sugar è un paladino dello stile genderfluid, fatto di tacchi, smalto per le unghie e perle.
Uomini con il tacco in passerella
Dal palco alla passerella il passo è breve: già nel 2016 il brand DSquared2 ha fatto sfilare i propri modelli su tacchi altissimi, seguito poi da Thom Browne nel 2018. Rifiutarsi di seguire il binarismo di genere nei vestiti può essere una precisa dichiarazione politica: è il caso di Alok Vaid Menon, attivista e performer che vuole scardinare la tradizionale distinzione in "maschile" e "femminile" partendo proprio dalla moda. Ma non solo sono divi e attivisti a sperimentare con uno stile più fluido. Un esempio è Mark Bryan, padre di famiglia eterosessuale e cisgender che ha adottato i tacchi nel proprio stile perché lo fanno sentire bene: gli piace portarli anche al lavoro e combatte la sessualizzazione dei vestiti a colpi di tacco 10.
La moda nelle ultime stagioni sta prendendo una direzione ben precisa, verso il superamento degli stereotipi di genere. Questo significa che non esistono, sulla carta, vestiti da donna e vestiti da uomo, ma semplicemente vestiti. Ognuno dovrebbe poter scegliere gli abiti in base alla propria personalità, a come si sente e al piacere che prova nell'indossarli, senza guardare le etichette di genere. Abbiamo visto sempre più uomini usare il make-up, lo smalto e le borse: perché non dovrebbero poter indossare anche un paio di tacchi alti?