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Sì, il rosa è sempre stato un colore da maschi: è ora di superare le convenzioni

Lo stilista Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ha postato su Instagram una foto del cantante Sangiovanni scrivendo: “Pink is the new black”. Il fatto di associare il rosa alle femmine è una convenzione molto recente: fino a mezzo secolo fa, spiega lo stilista, era esattamente il contrario. La verità è che si tratta solo di convenzioni: i colori non hanno genere.
A cura di Beatrice Manca
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Il rosa è il colore da sempre associato alle donne e alla femminilità: forse è il colore che più di tutti ha una connotazione di genere, e nel tempo si è radicato nell'immaginario collettivo e nel linguaggio comune. Diciamo "quote rosa", "squadra tutta rosa" per indicare immediatamente qualcosa che riguarda o coinvolge le donne. E anche visivamente riconosciamo subito un prodotto per bambine dal colore con cui si presenta sugli scaffali. Il corrispettivo per i maschietti, il celeste, crescendo si perde in favore di colori da adulti. Il rosa no, ce lo portiamo addosso per tutta la vita. Ma non è sempre stato così, anzi: fino alla prima metà del Novecento il rosa era un colore prettamente maschile. Anche Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della casa di moda Valentino, ha ricordato la storia "di genere" del rosa in un post su Instagram dove mostra una camicia fucsia indossata dal cantante Sangiovanni: "Non esistono uniformi ma persone e i colori sono di tutti, di tutte le persone".

Pierpaolo Piccioli: "Pink is the new Black"

Lo stilista Pierpaolo Piccioli ha condiviso su Instagram una foto del cantante Sangiovanni, che per la sua esibizione a Battiti Live ha scelto una camicia oversize fucsia firmata Valentino. Sangiovanni ha sempre adottato colori accesi e fantasie pop nel suo look e per questo è stato anche insultato e preso in giro per strada, come lui stesso ha raccontato sui social. Il segno di quanto siano duri a morire gli stereotipi legati al genere: il rosa lo indossano le ragazze. Niente di più sbagliato, sostiene Piccioli nella didascalia, in cui spiega:

"In un’edizione del 1918 di Earnshaw’s Infants’ Department, rivista specializzata in abbigliamento per bambini si legge:
‘La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine' Il termine convenzione ha diversi significati, quello che mi piace di meno è quello che si riferisce alla scelta di uniformarsi, di categorizzare, solo per semplificare e magari pensare di meno. Non esistono uniformi ma persone e i colori sono di tutti, di tutte le persone.

Sangiovanni in rosa a Battiti Live 2021
Sangiovanni in rosa a Battiti Live 2021

Il rosa è sempre stato un colore da maschi

Piccioli ricorda che quello per noi diamo per scontato in realtà è frutto di una convenzione piuttosto recente. Per secoli, in realtà, l'abbigliamento per bambini non si divideva in maschile e femminile: come spiega la storica Jo B. Paoletti nel saggio Pink and Blue, il colore predominante nei vestiti per l'infanzia era il bianco perché facile da lavare e meno costoso delle stoffe tinte. Fino a prima della seconda guerra mondiale il rosa era associato ai maschi in quanto variante del rosso, il colore della forza e del sangue, quindi della violenza e della virilità. Il celeste, il colore da sempre associato alla Vergine Maria, era un colore considerato più femminile. Un esempio? Nel romanzo Il Grande Gatsby, capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, il protagonista sfoggia un completo rosa come simbolo di massima eleganza.

completo rosa da uomo, sfilata Etro 2015
completo rosa da uomo, sfilata Etro 2015

I colori non hanno genere

A spingere sulla divisioni per colori, spiega la storica Paoletti, è stato il marketing che a partire dagli anni Ottanta propose vestitini e giocattoli diversi per i due generi, differenziati già dalla culla. Il rosa, colore associato all'infanzia e alla dolcezza, rimase legato alla vita domestica e alle donne, mentre gli uomini vestivano colori più scuri da ufficio, come il nero e il blu. Nel corso degli anni però è stato rivendicato dalle donne stesse, che lo hanno scelto come colore simbolo delle lotte femministe: durante la Women's March del 2017, ad esempio, le partecipanti indossavano cappellini rosa fucsia. Al netto dei simboli però, il punto importante è che i colori non hanno genere. Si tratta di una convenzione e come tutte le convenzioni non è un fatto prestabilito e immutabile. Un uomo che si veste di rosa nel 2021 non è molto diverso da un uomo che lo faceva nel 1921: quello che cambia è il clima culturale e il sistema di valori che lo circonda. Forse è il caso di abbandonare queste etichette, sin da piccoli: l'arcobaleno ha mille colori, perché limitarsi a culle rosa o celesti?

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