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Demi Lovato nella gabbia del patriarcato: si è liberata dagli stereotipi dichiarandosi non binaria

Demi Lovato parlando con l’attrice Jane Fonda durante il suo “Fire Drill Fridays” ha ammesso di essere stata per anni vittima del patriarcato, che l’ha fortemente inibita nel mostrare la sua vera natura. L’artista si è sentita per troppo tempo costretta a rispettare uno stereotipo, di cui si è liberata quando ha annunciato al mondo di essere non binary.
A cura di Giusy Dente
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Per Demi Lovato fare coming out è stata una liberazione: "Con orgoglio vi faccio sapere sapere che da oggi mi identifico come non binary" ha orgogliosamente fatto sapere su Instagram. In questo modo l'artista è riuscita a prendere pieno possesso di sé, della sua essenza più autentica, svincolandosi da tutti quegli obblighi sociali che per anni aveva cercato di rispettare, adeguandosi a stereotipi imposti. Il suo rapporto col corpo adesso è realmente sano, dopo tante sofferenze e tanti traumi. La cantante ha attraversato anche il tunnel della bulimia e difatti i disturbi alimentari sono un argomento che affronta molto spesso, sui suoi social. Conoscendo quanto il rapporto con la propria immagine sia importante e di quanto basti poco per minarlo alla base, di recente ha invitato tutti ad avere maggiore sensibilità verso il prossimo ed evitare certi commenti offensivi, che fanno male e generano ferite difficili da sanare. Ora che vive una vita sincera, innanzitutto verso se stessa e poi ovviamente anche verso chi la circonda, sa di essere davvero sulla strada per la felicità, che tante volte aveva invitato anche le sue fan e follower a intraprendere.

Demi Lovato adesso è una persona libera

La 28enne parlando con l'attrice Jane Fonda durante il suo Fire Drill Fridays, ha dichiarato di aver realizzato soltanto adesso di quanto, nella sua vita, sia stata condizionata dal patriarcato. Era stato fino ad ora questo maschilismo che ancora permea la società a impedirle di affrontare la sua natura, perché spaventata nel dover ammettere di essere "diversa" da come quel mondo la voleva. Riconoscersi come persona non binaria e chiedere di riferirsi nei suoi confronti col neutro o col pronome plurale, è stato la svolta: è stato come uscire da una scatola, da una gabbia, da pareti che le erano state costruite intorno e che non riusciva ad abbattere. "Stavo vivendo la mia vita per gli altri" ha detto, ora che è consapevole di quanto sia stata influenzata.

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Nel suo caso, essere una donna faceva sì che venisse immediatamente identificata come una persona di un certo tipo. Ma a parlare, era il patriarcato: "Quali sono i modi in cui il patriarcato mi ha trattenuto? Dicendomi: sei una femmina, questo è quello che dovrebbe piacerti, questo è quello che dovresti fare". Insomma, dalla loro posizione dominante erano gli uomini a decidere per lei. Ma ora ha trovato la forza e il coraggio di esprimersi davvero: "Sento che la fluidità di genere mi rappresenta meglio e sento che mi consente di essere più autentica e fedele alla persona che so di essere e che sto ancora scoprendo".

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Fluidità di genere e identità non binaria

Come Demi Lovato, ci sono persone che non si riconoscono nella netta contrapposizione tra genere maschile e femminile, quella contrapposizione che vuole le femmine vestite di rosa e i maschi di blu, le femmine in cucina e i maschi in ufficio. Ecco perché si parla di identità non binarie (non binary). Per evitare il fenomeno del "misgendering", cioè sbagliare il genere di appartenenza di qualcuno, ci sono diverse soluzioni linguistiche. Una è usare il pronome plurale they al posto del he/she (lui/lei). Certo, la lingua italiana appare per sua natura poco propensa a questo genere di connotazione, perché implicherebbe usare il loro per una singola persona, declinando tutto al plurale. A complicare le cose per il parlato, c'è l'assenza di un pronome neutro, che altre lingue invece contemplano, rendendo il tutto più scorrevole. Un'ottima soluzione può essere, almeno per lo scritto, lo schwa o l'asterisco al posto della vocale finale. Con un piccolo sforzo, insomma, si può evitare di mettere a disagio qualcuno mancandogli di rispetto, attribuendogli un'identità in cui non si riconosce.

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