Cancro al seno: l’importanza del supporto psicologico per le donne che affrontano questa malattia
Secondo un'indagine del 2019 di Europa Donna soltanto una donna su quattro accede a una terapia di sostegno psicologico dopo una diagnosi di tumore al seno, mentre ne avrebbe bisogno almeno il 98% delle donne. Ottobre rosa, il mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno, è l'occasione per ribadire proprio l'importanza di un aiuto professionale alle donne, circa 55mila ogni anno, che devono affrontare la malattia e il percorso di cura. "Sono due i motivi per sono ancora così poche le donne che accedono a un sostegno psicologico – spiega a Fanpage.it la professoressa Valentina Di Mattei, responsabile del servizio di Psicologia Clinica dell'Ospedale San Raffaele di Milano e fondatrice dell'associazione Salute allo Specchio – Il primo riguarda lo stigma che ancora circonda la salute mentale. Si fa fatica a chiedere aiuto, si fa fatica ad ammettere di avere una difficoltà di carattere psicologico, e questo è un problema di carattere culturale. E dall'altro si tratta invece di un problema strutturale: nei reparti di oncologia il piano nazionale non prevede un aiuto psicologico, sta tutto nelle mani dei primari. Finché non verrà inserita questa figura nel percorso delle pazienti il sostegno psicologico resterà per forza di cose un servizio di cui potranno usufruire poche donne".
I disagi più frequenti: eccesso di stress e depressione
Quando una donna si trova a dover fare i conti con una diagnosi di tumore al seno, alcune si chiedono ‘Perché proprio a me', altre iniziano a vivere in un perenne stato di allerta, altre ancora entrano in depressione, smettono di avere voglia di uscire, di avere una vita sociale e lavorativa. "C'è una percentuale ampia di donne, tra il 20-30%, che durante la malattia inizia a soffrire di disturbi dell'umore come la depressione o di disturbi di ansia, è un dato piuttosto consolidato. – spiega la professoressa Di Mattei – Ma c'è un dato ancora più forte: l'80% delle donne soffre di stress negativo. I livelli medi di stress si alzano tantissimo e questo dato ovviamente influisce in tutte le sfere della vita della persona: la qualità della vita si abbassa nettamente ed è impossibile per loro vivere in modo sereno". Ogni fase ha determinate difficoltà e tappe da dover superare, non soltanto dal punto di vista clinico. "Al momento della diagnosi, a seconda delle inclinazioni individuali ovviamente, le reazioni più frequenti sono quelle di ansia oppure di depressione: alcune donne vivono in un perenne stato di allerta, in altre si manifesta una deflessione del tono dell'umore". Al termine del percorso, anche se si è dichiarate ufficialmente guarite, in molte scatta quella che gli esperti chiamano ‘sindrome della spada di Damocle‘. "La preoccupazione maggiore è che ovviamente il cancro ritorni. Chi affronta questi percorsi ha paura di dover prima o poi ripartire e ricominciare le cure. Anche il fatto di dover fare degli esami periodici comporta la riattivazione di questa paura". E poi l'altro aspetto molto frequente riguarda invece la ricerca di senso. "Le donne hanno bisogno di ragionare su quello che è accaduto, hanno bisogno di dare un significato alla malattia nella propria vita, di rielaborarla. Quando si affrontano le terapia si passa immediatamente a una modalità di concretezza, di praticità, non ci si ferma a riflettere, si fa quello che si deve fare senza pensare a come si sta. Quando gli aspetti concreti si esauriscono emerge tutto il resto".
Il beneficio del sostegno psicologico
Il sostegno psicologico per le pazienti che devono affrontare un percorso di cura del cancro al seno si rivela essenziale sotto molteplici punti di vista. "La letteratura scientifica ci dimostra che c'è un legame tra il supporto psicologico e la buona efficacia delle terapie. Si tratta di un percorso impegnativo e la modalità con cui si affronta è molto importante. Non a caso il professor Veronesi diceva: ‘È molto più semplice togliere il tumore dalla mammella che dalla mente delle donne‘". Il supporto psicologico serve proprio a questo, ad abbassare i livelli di stress a migliorare il proprio stato di salute mentale. "Oltre alla psicoterapia e al counseling è molto importante anche la terapia di gruppo. Si mettono insieme donne che hanno vissuto e stanno vivendo la stessa esperienza. Uno degli aspetti della malattia riguarda proprio il sentirsi incomprese, sole, creare legami con chi sta attraversando lo stesso percorso serve a normalizzare quello che sta succedendo, serve a condividere, a sapere che quello che si prova lo sta provando anche qualcun altro". In alcuni casi anche il lavoro può essere un sostegno alla terapia: continuare la propria vita con normalità, frequentare l'ufficio, avere altri pensieri può ridurre di molto alcuni degli effetti collaterali della terapia. "Lavorare sulla progettualità può essere estremamente d'aiuto. Mantenere un quotidiano lavorativo può essere protettivo su alcuni aspetti come la nausea o la fatigue procurati dalle terapie".
La perdita dei capelli
Ed è molto utile lavorare su alcuni aspetti concreti della vita, come ad esempio la perdita di capelli, un effetto collaterale della chemio che ha delle grandi ripercussioni dal punto di vista psicologico che determina una reazione a catena su tutta una serie di elementi che influiscono sul benessere psicologico. "Ci siamo accorti che molte donne, dopo la diagnosi di tumore, si preoccupavano molto anche del loro aspetto e in particolare dei capelli. Per questo abbiamo deciso di dare vita nel 2013 al programma Salute allo specchio. Creiamo dei gruppi di 15 donne al massimo e con l'ausilio di esperti, truccatori e parrucchieri, diamo alle pazienti informazioni su cosa succederà, su quali sono i tempi per la ricrescita e già semplicemente avere queste notizie è utile per sapere cosa si dovranno aspettare. La seconda parte prevede invece un tutorial in cui gli esperti spiegano come truccarsi e si provano parrucche e turbanti diversi. La perdita dei capelli lo sappiamo è triste e soprattutto faticosa però affrontarla in questo modo, con altre persone dà vita a un momento di condivisione decisamente più leggero e a volte anche divertente. E poi l'ultima parte è dedicata al trucco individuale: gli esperti truccano le pazienti e spiegano i make-up più adatti per la loro situazione".
Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto
Negli ultimi tempi si sta lavorando molto sulla cancellazione dello stigma della malattia mentale, sul normalizzare il supporto psicologico, e per questo l'invito della psicologa è proprio a smettere di vergognarsi di chiedere aiuto, soprattutto se si affrontano patologie di questo genere. "Il nostro approccio è concreto, non solo di natura psicologica, ma pratica. Un accompagnamento può essere utile anche per le più titubanti, per chi pensa di potercela fare da sola. Gli studi e le ricerche ci dicono che stiamo andando nella direzione giusta e che un aiuto psicologico è utile e dà riscontri positivi durante le terapie".