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Tutte in nero ai Golden Globe: scelta ipocrita? Forse, ma senza dubbio necessaria

Ai Golden Globe 2018 tutte le star hanno indossato un abito nero, simbolo di protesta contro i soprusi e le violenze esistenti nel mondo dello spettacolo di Hollywood e non solo. L’abito nero simboleggia la morte di una sistema malato di cui tutti erano a conoscenza. La scelta delle star potrebbe essere ipocrita ma il cambiamento è fatto di piccoli gesti che sommati tra loro possono portare a qualcosa di concreto.
A cura di Marco Casola
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Addio rosa e lustrini colorati, addio fiocchi e volant arcobaleno, addio al rosso sensuale, all'oro e all'argento che solitamente spopolano sui red carpet hollywoodiani… Tutte in nero sul red carpet dei Golden Globe 2018! Una scelta non casuale ma voluta, necessaria, una scelta importante per far sì che l'attenzione sulle molestie subite dalle donne dello showbiz, e non solo, continui a destare scalpore, continui a mantenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica e a non scemare dopo il grande caos mediatico dello scandalo Weinstein.

Le star di Hollywood hanno scelto il nero, simbolo di eleganza e sobrietà, ma anche un chiaro rimando alla volontà e al bisogno di dichiarare morto una volta per tutte un sistema contaminato da violenze, ricatti e minacce. Le donne, ma non solo loro, con gli abiti neri dichiarano morte al silenzio e ai soprusi, morte ai compromessi e alle aggressioni che devono subire per poter lavorare e continuare la propria carriera. Il nero appare come una scelta non forzata ma necessaria. "Time's up", è finito il tempo del silenzio, questo lo slogan del gruppo di oltre 300 donne dello spettacolo americano, da Cate Blanchett a Reese Witherspoon, da Meryl Streep a Natalie Portman, che si sono unite per chiedere ai colleghi di dare un segno forte scegliendo solo il nero per la cerimonia losangeliana dei Golden Globe.

Lungi dall'aver rinunciato al glamour, alle paillettes, agli spacchi e alle scollature, le donne dello showbiz di Hollywood hanno sfilato come ogni anno indossando sontuosi e bellissimi abiti firmati dai grandi stilisti della moda, da Versace a Gucci, da Dior a Prada e Chanel. Nessuna ha scelto una tonaca monacale o coprente, tutte però hanno rispettato il dress code del total black riuscendo a non rinunciare al glamour e allo stesso tempo a mandare un messaggio importante. Proprio tutte, da Nicole Kidman a Salma Hayek, da Sarah Jessica Parker a Meryl Streep, passando per Kendall Jenner, Hailey Baldwin e Naomi Campbell, hanno sfoggiato il nero, tutte hanno preso parte ad una protesta necessaria, una protesta finita sui giornali e nelle Tv di mezzo mondo.

Ad un primo sguardo il tutto può sembrare superfluo e futile, frivolo e in alcuni casi ipocrita. Del resto tutti sapevano, tutti conoscevano le "regole di Weinstein" e di altri produttori come lui e nessuno ha mai parlato, ora tutti pronti a dimostrare la propria solidarietà con una abito nero. Questo però non deve importare. La cosa importante e che grazie a quegli abiti neri tutto il mondo ha continuato a riflettere e parlare del problema. Quegli abiti neri hanno contribuito ad evitare che si spegnesse, come solitamente accade dopo la bufera mediatica, l'attenzione sulla questione della violenza sulle donne, anche per una sola notte. Non sarà certo un semplice abito scuro a cambiare le cose, ma ogni piccola azione serve, perché il cambiamento è fatto di piccole azioni, di parole, discorsi e atti che pian piano contribuiscono a scalfire, un colpo alla volta, una mentalità sbagliata.

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Laureato in Comunicazione, durante gli anni universitari collabora con importanti società di Organizzazione Eventi artistico-culturali. Dopo la specializzazione in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale cura e coordina, per alcune associazioni a carattere nazionale, la gestione di saloni espositivi e mostre d’arte. La passione per il Cinema lo spinge ad entrare a far parte del team di festival cinematografici di grande rilievo. Successivamente il grande interesse e la profonda curiosità per la Moda lo inducono a frequentare un corso di specializzazione in Fashion Trend Research e a stabilirsi a Milano per intraprendere la professione di fashion editor per Fanpage.it.
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