Cosa c'è di più liberatorio che rientrare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e slacciare finalmente il reggiseno? Niente, esatto. Per molte donne quello è il gesto che segna lo spartiacque tra dovere e piacere, l'inizio del relax tra le mura domestiche. Per molto tempo il reggiseno è stato visto come una costrizione scomoda, ma necessaria. Le bambine non vedono l'ora di indossarlo e paradossalmente le donne non vedono l'ora di liberarsene: ci hanno insegnato che il seno deve essere sempre più alto, più grande (se è piccolo) più contenuto (se è grande). Insomma, così com'è non andava bene. Adesso però le cose sono cambiate: da anni c'era aria di sommossa e il lockdown ci ha dato l'alibi perfetto per liberarci dalla dittatura del ferretto una volta per tutte. E per molte ormai è impossibile tornare indietro.
Il reggiseno, arma di seduzione o costrizione?
Ironicamente, il reggiseno è nato per "liberare" i corpi delle donne dalla schiavitù del corsetto. Il ferretto sotto alle coppe è l'equivalente del tacco a spillo sotto ai talloni: un'arma di seduzione al prezzo di una silenziosa sofferenza. I reggiseni negli anni hanno conosciuto alterne fortune: se negli anni Cinquanta la lingerie doveva modellare il figurino a clessidra, negli anni Sessanta le donne iniziarono a sfilarsi i reggiseni in segno di ribellione. Ecco gli scandalosi anni Settanta, con i capezzoli che non di rado si intravedevano dalle scollature profonde. Per reazione, negli anni Ottanta i reggiseni tornarono con capolavori ingegneristici che promettevano alle donne seni alti e tonici. L'apoteosi si è raggiunta negli anni Novanta, il decennio del Wonderbra, il push-up delle meraviglie. A un certo punto della storia, avere – o simulare – quella mezza in taglia in più divenne una specie di miracolo per moltissime donne. Ma come tutti i grandi amori, la lingerie sa essere crudele: bellissima da vedere certo, ma fastidiosa e scomoda addosso.
Durante il lockdown abbiamo riscoperto la comodità
La tendenza però si era invertita da tempo: gli anni Duemila hanno incoronato due icone di bellezza esili e senza curve, Kate Moss e Keira Knightley. In sordina, bralette e reggiseni sportivi avevano iniziato a prendere il posto delle famigerate imbottiture. Alla fine lo abbiamo capito: solo Barbie riesce ad avere un décolleté alto e tonico su un vitino sottilissimo. Il resto di noi può tirare un sospiro di sollievo e iniziare a indossare la lingerie più comoda e funzionale. Insomma, la sommossa era in atto da tempo. L'alibi perfetto però è arrivato solo con il lockdown. Chiuse in casa per mesi, abbiamo riscoperto la comodità e non abbiamo intenzione di rinunciarci. E così le vendite dei tacchi a spillo sono crollate a picco, quelle delle tute da ginnastica si sono impennate e perfino Crocs e Birkenstock, le scarpe antimoda per eccellenza, si stanno prendendo la loro rivincita.
Il reggiseno è davvero necessario?
Era solo questione di tempo: anche lo scomodissimo reggiseno è stato sacrificato in nome della libertà. Sempre più donne si sono guardate allo specchio e hanno iniziato a domandarsi: ma io, perché lo indosso? Mi piace? Mi fa sentire sexy? O è solo per evitare gli sguardi inquisitori alla camicetta? Una cosa è certa: probabilmente i top e le magliette estive, indossate a pelle, faranno intravedere i capezzoli. E allora? Nessuno si scandalizza nel vedere i capezzoli maschili sul bagnasciuga. Ogni corpo è diverso e ha le sue necessità: c'è chi può tranquillamente farne a meno, senza dover simulare per forza una taglia in più, e chi può passare a un modello più morbido, che sostenga senza far male. L'importante è sentirsi bene con le proprie scelte, a prescindere dall'età. L'assoluzione definitiva alle dissidenti del ferretto viene da Gillian Anderson: l'attrice di The Crown e Sex Education, 52 anni, ha detto che non riesce più a indossare il reggiseno. "Non mi importa se i seni raggiungono l'ombelico – ha sentenziato – è scomodo". Via libera, ragazze: mai come quest'anno la moda ci chiede di sentirci bene nella nostra pelle.