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Opinioni

Non te la prendere se ti umiliano e molestano mentre lavori: e invece sì, ce la prendiamo

La giornalista Greta Beccaglia è stata molestata in diretta tv. Le è stato detto di non prendersela, che cose così aiutano a crescere. No: cose così semplicemente non devono succedere.
A cura di Giusy Dente
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in foto: Greta Beccaglia, Instagram @gretabeccaglia
in foto: Greta Beccaglia, Instagram @gretabeccaglia

Non te la prendere se ti umiliano e molestano mentre stai lavorando. Sembra questo il messaggio che emerge osservando quando accaduto all'inviata di Toscana TV, Greta Beccaglia. Tutto si è svolto in diretta. La giornalista al termine della partita Empoli-Fiorentina si è recata allo stadio per raccogliere impressioni e commenti dei tifosi, per testimoniare le loro reazioni a caldo. Ma in risposta alle sue domande ha ottenuto insulti sessisti e palpeggiamenti. Qualcuno ha interpretato la sua presenza come quella di un oggetto messo lì alla mercé dei passanti, che si sono sentiti legittimati a disporne a proprio piacimento. Colpa del suo abbigliamento definito provocante: qualcuno ha giustificato così i comportamenti ignobili di quei ragazzi. E a giustificarli ci ha pensato anche il collega presente in studio: ha liquidato tutto come una bravata di poco conto, invitando la giornalista a non prendersela. E tutto questo, pochi giorni dopo il 25 novembre, la data eletta a giornata simbolo della lotta contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne.

Molestie in diretta tv

Il giornalismo sportivo è uno di quei settori lavorativi dove il maschilismo è ancora molto presente. Le generalizzazioni lasciano il tempo che trovano: ogni luogo di lavoro è fatto di persone e sono loro a fare la differenza, tutto sta alla sensibilità di chi si incontra sul proprio cammino. Ma innegabilmente esistono dei retaggi culturali che non sono ancora stati abbattuti del tutto. Riguarda il mondo del calcio così come la politica o la ricerca scientifica. Sono ambienti che ci hanno insegnato a guardare come ‘roba da maschi' e dove, per questo motivo, una presenza femminile risulta ‘strana'. Una donna che scende in campo come arbitro o che dirige una multinazionale, che va nello spazio o che ha in mano le sorti di un Paese, viene da alcuni ancora percepita come fuori posto. Semplicemente perché quel posto è stato per decenni occupato solo da uomini. Ma le donne quei settori da cui sono sempre state escluse se li stanno prendendo. È questione di parità di genere, perché i meriti, le capacità, le abilità professionali, le inclinazioni non hanno sesso: non c'è nulla che una donna non possa o non sappia fare per il solo fatto di essere donna.

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Siamo donne e siamo professioniste

Nel 2021 è inaccettabile che una donna venga umiliata come persona e come professionista. Ciò che ha subito l'inviata di Toscana TV è ignobile, lo sarebbe certamente stato anche se la stessa cosa fosse accaduta a un uomo. Ma un uomo non viene palpeggiato durante una diretta tv, invece se succede a una donna è solo una bravata. Sminuire un fenomeno come questo è gravissimo, perché si contribuisce a far sì che si ripeta ancora. Per ogni uomo che si sente in diritto di toccare il sedere di una donna per strada, ancor di più se in quel momento tra l'altro sta svolgendo la sua professione, ce ne sono cento dietro che sghignazzano e applaudono, che gli danno manforte. Non era un manichino, quello fuori allo stadio di Empoli, non era un pupazzo né una bambola: era una donna sul posto di lavoro.

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Era una donna che indossava un paio di jeans e un giubbotto e sarebbe stato lo stesso se avesse avuto una minigonna e dei tacchi. Era una professionista che non meritava di essere sessualizzata, umiliata, molestata, palpeggiata. Quindi sì, ce la prendiamo se succede, se vediamo anni di studio vanificati, se vediamo il nostro valore sminuito, se veniamo considerate oggetti piuttosto che professioniste che sanno fare il proprio mestiere, se ci viene detto "questo no perché sei donna". E anche se ce la prendiamo, se ci arrabbiamo, se un po' ci mortifica tutto questo (in primis l'indifferenza di chi guarda senza dire niente), non resteremo a subirlo in silenzio. Non faremo nessun passo indietro, perché vicende come queste non devono accadere mai più.

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Giornalista dal 2018, laureata in Lettere ed Editoria e Scrittura, consegue al termine degli studi universitari il master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma. Qui, oltre a portare avanti la formazione accademica e a fare esperienze di redazione, coltiva la passione per la radiofonia, collaborando con emittenti web e seguendo corsi di dizione e conduzione. Attualmente a Milano scrive per Fanpage.it, nell'area Stile e Trend, occupandosi prevalentemente di storie e interviste, questioni di genere, storie di donne.
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