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La pasta fa ingrassare e non bisogna mangiarla di sera: i falsi miti sul piatto amato dagli italiani

Il 25 ottobre si celebra il World Pasta Day. Un italiano su tre mette in tavola ogni giorno un piatto di pasta per un consumo totale di circa 23 kg a testa ogni anno. Oggi sono ancora tante le convinzioni errate legate a questo prezioso alimento. E’ vero che la pasta fa ingrassare? Per digerirla meglio va consumata al dente? E’ preferibile mangiare la pasta di sera o a pranzo? Sfatiamo i falsi miti che aleggiano intorno al piatto più amato dagli italiani.
A cura di Francesca Parlato
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Cosa hai mangiato ieri sera a cena? La pasta? E l’altro giorno a pranzo? Ancora la pasta? Non preoccuparti, nessun nutrizionista ti giudicherà per questo. Soprattutto durante la settimana del World Pasta Day, che si celebra il 25 ottobre. La manifestazione organizzata dall’Unione Italiana Food (nata dall’unione di AIDEPI, Associazione delle ndustrie del Dolce e della Pasta Italiane e di AIIPA, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) e da IPO – International Pasta Organisation, vuole celebrare il piatto più rappresentativo del nostro paese e della dieta mediterranea. Secondo l’indagine commissionata dall’Unione Italiana Food a Eumetra, 9 italiani su 10 mangiano pasta regolarmente e 1 su 3 la porta in tavola tutti i giorni, per una quantità pari a circa 23 kg a testa all’anno. E nel mondo il consumo della pasta, nell’arco di dieci anni, è quasi raddoppiato, passando da 9 a 15 milioni di tonnellate. Nonostante questi numeri parlino chiaro, sono tanti, soprattutto in questi ultimi anni, i falsi miti costruiti intorno alla pasta. Fa ingrassare? Non bisogna mangiarla la sera? Meglio cuocerla a lungo? La pasta senza glutine è più sana? Ecco alcune cose che dovremmo sapere.

La pasta fa ingrassare?

Falso. La pasta è quasi sempre il primo alimento a cui si rinuncia se si decide di intraprendere una dieta. Niente di più sbagliato. La pasta, così come il pane, è un carboidrato complesso ed è indispensabile per il nostro organismo. Eliminarla del tutto dalla dieta può essere anzi controproducente e causare delle gravi carenze. È molto importante sicuramente non esagerare e mangiarne nelle giuste proporzioni, tenendo conto di età, fisico e attività sportiva. E soprattutto bisogna stare molto attenti al condimento con cui si prepara (meglio uno spaghetto al pomodoro rispetto a un tonnarello all’amatriciana).

Vietato mangiare la pasta di sera? 

Falso. Secondo l’indagine Eumetra la pasta occupa il primo e l’ultimo posto nella classifica dei piatti più mangiati rispettivamente a pranzo e a cena dagli intervistati. Mentre l’85% degli italiani a pranzo opta per un piatto di spaghetti o maccheroni, a cena è soltanto il 17% a sceglierla, facendola precipitare all’ultimo posto, preceduta anche da yogurt e panini. Non esiste nessun fondamento scientifico che accerti che mangiare la pasta di sera faccia male o faccia ingrassare. Anzi può avere anche due importanti effetti positivi sul nostro organismo. La pasta è infatti ricca di triptofano, un aminoacido essenziale precursore della serotonina e della melatonina, utilissimo per favorire il relax e il sonno. Grazie alla stimolazione dell’insulina, che avviene ogni volta che mangiamo un piatto di pasta, il triptofano viene assorbito più facilmente nel nostro organismo, e per questo chi ha problemi di insonnia trarrà sicuramente beneficio dal mangiare un piatto di pasta a cena. Inoltre, favorendo questa sensazione di rilassamento viene ridotta anche la produzione di alcuni ormoni, come il cortisolo, responsabili dello stress e dell’aumento di peso.

La pasta al dente è più digeribile?

Vero. Anche se sono in tantissimi a credere che una pasta ben cotta sia più digeribile, è quella al dente quella ideale per il nostro organismo ed è anche la cottura che favorisce la sensazione di sazietà. La pasta è infatti composta da due elementi, il glutine e l’amido. Mentre il primo assorbe i granuli di amido, l'amido a sua volta assorbe l’acqua e tende a gonfiarsi, fino addirittura a disperdere, se la cottura è molto lunga, il suo contenuto nell’acqua. Perdendo l’amido si perdono le principali caratteristiche nutrizionali della pasta e, oltretutto la consistenza collosa che assume una volta ingerita, ne rende anche più difficile la digestione. Se è cotta invece al dente (attenzione non cruda perché in quel caso non sarebbe attaccabile dagli enzimi della digestione) la pasta ha un basso indice glicemico, i granuli dell’amido non vengono dispersi e possono essere assimilati in maniera graduale evitando di andare incontro a picchi glicemici.

Meglio la pasta gluten free?

Falso. La pasta gluten free è un prodotto nato per rispondere alle esigenze di chi soffre di celiachia. Per chi non ha problemi di questo tipo mangiare pasta senza glutine è inutile e può essere anche dannoso. "Gluten free", a differenza di quelli che molti credono, non è sinonimo di light. Per chi soffre di celiachia, mangiare senza glutine equivale a seguire una terapia medica. Il rischio, per i non celiaci, adottando questo tipo di alimentazione è di non raggiungere l’apporto giornaliero consigliato di carboidrati complessi, e di andare perciò incontro a delle carenze.

La pasta integrale è migliore di quella tradizionale?

Né vero, né falso. Mangiare pasta integrale o pasta ottenuta da farine particolari come quelle di legumi, di farro o di kamut è una questione di gusto. La pasta integrale a differenza di quella tradizionale è più ricca di fibre e sali minerali. Ma bisogna ricordare che, anche consumandola abitualmente, non si potrà raggiungere l’apporto di fibre consigliato: non può sostituire la frutta o la verdura. Per chi soffre di diabete o obesità la pasta integrale è una scelta giustissima, chi soffre invece di colon irritabile potrebbe avere qualche difficoltà a digerire la pasta integrale. Le paste alternative stanno comunque riscuotendo un certo successo nell’alimentazione degli italiani. Secondo la ricerca di Eumetra, il 10% degli intervistati sceglie con una certa frequenza di mangiare un tipo di pasta alternativo (senza per questo rinunciare alla pasta tradizionale). Tra le alternative di maggior successo c’è al primo posto quella integrale (30%) al secondo i legumi (10%), al terzo quella a base di farine diverse (9%) e infine senza glutine (6%).

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