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Gluten-mania: quando l’ossessione per il glutine colpisce più della celiachia

Il mercato dei prodotti gluten free è in costante aumento, ma un’alimentazione senza glutine, per chi non soffre di celiachia, è inutile e può rivelarsi anche dannosa per la nostra salute. La dottoressa Raffaella Melani, biologa e nutrizionista, spiega cosa è e perché non dovremmo escluderlo dalla nostra dieta.
A cura di Francesca Parlato
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Al bando pane e pasta per almeno duecentomila italiani: secondo l'ultima relazione rilasciata dal Ministero della Salute lo scorso gennaio, sono infatti circa 206.000 gli italiani che soffrono di celiachia (dati aggiornati al 31 dicembre 2017). Un numero pari a circa lo 0,34% della popolazione. L'AIC, l'Associazione Italiana Celiachia, rende noto però che ci sono almeno 5 celiaci su 6 che non sanno di esserlo. E per questo il numero reale supererebbe di ben tre volte il dato del Ministero: sarebbero cioè circa seicentomila persone a soffrire di intolleranza al glutine, ovvero circa l'1% della popolazione. Ma a fare ancora più rumore è un ulteriore dato: in Italia infatti, secondo i risultati di un'indagine dell'Istituto Nielsen diffusi dall'AIC, ci sono ben sei milioni di persone che comprano alimenti senza glutine pur non avendone alcuna necessità da un punto di vista medico, ma solamente perché ritengono che una dieta di questo tipo sia utile per dimagrire e ottima per la salute. Già solo leggendo questi dati possiamo dire che l’ossessione per il glutine colpisce più della celiachia.

Che cos'è il glutine

Pasta, pane e in generale le farine sono i primi alimenti che ci vengono in mente se pensiamo al glutine. La dottoressa Raffaella Melani, biologa e nutrizionista spiega che “Con il termine glutine ci si riferisce al complesso proteico presente naturalmente nel grano (frumento, orzo, segale farro, spelta, kamut, triticale e avena)”, ma a differenza di quello che si intuisce da questa definizione il glutine è presente in molti più prodotti di quelli che immaginiamo: “L’industria alimentare – aggiunge la dottoressa – ha infatti sfruttato alcune caratteristiche di queste proteine e pertanto il glutine si può trovare anche in alcuni insospettabili alimenti, ad esempio i sughi pronti”.

Che cos'è la celiachia

Non si tratta di un'allergia e neppure di una sensibilità e nemmeno esistono diversi livelli di questa patologia: “La celiachia è una reazione immunitaria al glutine – spiega la dottoressa – che colpisce principalmente l'intestino tenue in soggetti con predisposizione genetica e si risolve con l'esclusione del glutine dalla dieta”. Non è raro iniziare a soffrire di questo tipo di patologia anche in età adulta: “La celiachia ha una base genetica che predispone alla malattia ma non si sa se e quando verrà manifestata. In effetti, molte persone con celiachia potrebbero non avere alcun sintomo per molti anni e avere una diagnosi in età tardiva”. Esiste anche la possibilità di soffrire della cosiddetta "sensibilità al glutine non celiaca", un disturbo che ha tutte le caratteristiche e i sintomi della celiachia, per cui i pazienti riescono a trarre un netto giovamento escludendo dalla propria alimentazione il glutine, pur non avendo alcun riscontro dagli esami clinici.

Celiachia: ecco come si scopre

Per evitare diagnosi fai-da-te se si sospetta di soffrire di celiachia è fondamentale rivolgersi al proprio medico, o meglio ancora a un gastroenterologo, che eseguirà prima di tutto un'anamnesi, per capire quali sono i sintomi che il paziente lamenta (solitamente gonfiore e dolore addominale, stipsi, diarrea, sensazione di pienezza) ed eventualmente chiederà di eliminare il glutine, per un certo periodo di tempo, dalla propria dieta. In seguito, come specificato dalle linee guida del Ministero della Salute, occorrerà fare delle semplici analisi del sangue per verificare il dosaggio di alcuni anticorpi (transglutaminasi anti-tissutale, anticorpi anti-endomisio, anticorpi antigliadina). Se la presenza di queste molecole dovesse risultare particolarmente elevata, superando quindi i valori di riferimento, probabilmente si è di fronte a un caso di celiachia. E poi c'è la biopsia duodenale, il gold standard della celiachia, indicato soltanto per la diagnosi in età adulta.

Mangiare gluten free fa bene? 

Per trattare la celiachia dunque l’unico metodo è adottare una dieta priva di glutine. Ma azzerare questo complesso proteico dal proprio regime alimentare, senza essere affetti da questa patologia, non serve a dimagrire o a tutelare il nostro organismo, come in molti credono, anzi non apporta alcun particolare vantaggio per la salute: “Assumere alimenti senza glutine, se non vi è necessità, è inutile e può rivelarsi dannoso – chiarisce la dottoressa – Dalla letteratura si è visto che questo tipo di dieta non dà benefici e pertanto non ci sono controindicazioni all’assunzione giornaliera di alimenti che lo contengono, anzi, a lungo andare una dieta restrittiva può determinare delle carenze di alcuni micronutrienti, soprattutto quando viene fatta in autonomia senza il parere di un professionista della nutrizione". Addirittura un regime alimentare restrittivo si potrebbe rivelare un vero boomerang, rischiando di ottenere l'effetto opposto a quello sperato, andando incontro a delle carenze: “Anche se non è il glutine in quanto tale indispensabile per il nostro organismo – spiega la dottoressa  – I cereali che lo contengono invece hanno molti effetti benefici per la salute. Penso ad esempio al magnesio, che stimola il sistema muscolare e regola il sistema nervoso. Oppure alla metionina, un aminoacido essenziale, che si trova soprattutto nel farro, importante per la sintesi di carnitina o ancora alla fibra, importante per la regolarità dell’intestino. Nell'orzo ad esempio c'è il β-glucano, una molecola che può abbassare il livello di colesterolo riducendo il rischio di malattie cardiovascolari ed è utile anche migliorare i livelli glicemici e lo stress ossidativo”.

I rischi degli alimenti gluten free

C'è un simbolo che tutti i celiaci conoscono bene: una spiga barrata, apposta su tutti i prodotti che non contengono glutine. Le vendite dei prodotti gluten free, secondo dei dati diffusi dall’AIC, Associazione Italiana Celiachia, relativi al 2017, hanno registrato un incremento pari al +27%.  Un mercato che, stando ai dati della Coldiretti, vale circa 320 milioni di euro, ma di questi, soltanto 215 milioni sono spesi da persone con celiachia diagnosticata. È inoltre importante notare che non sempre i prodotti gluten free sono di alta qualità: per migliorarne il sapore infatti molto spesso vengono aggiunti additivi, zuccheri o grassi. Sostanze che producono non solo un aumento delle calorie ma anche un notevole incremento dell'indice glicemico. Liberi dal glutine quindi, ma non liberi da grassi e zuccheri. Un consiglio? Meglio acquistare i prodotti gluten free soltanto quando strettamente necessario.

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