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Dopo l’addio della tata dei Ferragnez tutti parlano di puericultrici: chi sono e quanto lavorano

In questi giorni sui social uno degli argomenti che ha fatto più scalpore è stato l’addio di Rosalba, la tata dei Ferragnez. Una puericultrice discreta che compariva raramente negli scatti di famiglia e molto amata dalla famiglia più social d’Italia. Ma quale potrebbe essere il motivo del suo addio e quali sono le difficoltà di svolgere questa professione in una famiglia così esposta? Lo abbiamo chiesto a Silvana Parisi, puericultrice senior con oltre 30 anni di esperienza.
Intervista a Silvana Parisi
Puericultrice senior
A cura di Francesca Parlato
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Da Mary Poppins a Rosalba. In questi giorni su Instagram si è consumata l'uscita di scena della tata dei Ferragnez. Salutata con una piccola festa con tanto di torta personalizzata, per Rosalba, la nanny più discreta dei social, il vento è cambiato, proprio come accadeva per Julie Andrews, ed è arrivato il momento di lasciare la famiglia italiana più famosa di Instagram. Le ipotesi sulla fine di questo rapporto lavorativo sono tante, ma quel che è certo, a leggere i commenti dei familiari al post su Instagram, è che non è stato un brusco addio. "Ti vogliamo bene Rosalba" scrive nella caption Ferragni. "Una persona meravigliosa e super competente. Ci mancherai tantissimo, Rosalba" commenta Marina Di Guardo, nonna del piccolo Leone.

Ma quanto dura in media una relazione puericultrice – famiglia? "In genere la puericultrice si occupa dei bambini da 0 a 3 anni. Li accompagna nel loro sviluppo psicofisico, si occupa della loro igiene, della cura dell'ambiente dove vivono e della cura della triade familiare, madre, padre e bambino. – spiega a Fanpage.it Silvana Parisi, puericultrice senior con oltre trent'anni di esperienza e responsabile per l'area nord dell'organizzazione Puericultrici Italiane – Ma non ci sono tempistiche precostituite. Ogni famiglia può scegliere sulla base di una serie di variabili ed esigenze, che vanno dal budget alla necessità di avere un'assistenza notturna. Alcune famiglie fanno richiesta di assistenza addirittura durante gli ultimi mesi della gravidanza. In linea di massima comunque intorno ai 3 anni del bambino la relazione si esaurisce". Il suo ruolo è quello infatti di affiancare la mamma e il papà sin dai primi giorni di vita del neonato. "La puericultrice ha diverse mansioni che vanno dall'aiutare la mamma nei primi giorni dopo il parto, al sostegno nella gestione del maternity blues, all'avvio dell'allattamento e poi ovviamente la crescita del bambino. Si tratta di passaggi fisiologici e naturali, ma non sempre sono così immediati. I campi di intervento sono tanti, ma una professionista sta sempre ben attenta a non sostituirsi mai al ruolo materno. Quando il bambino cresce propone dei giochi adatti alla sua fascia d'età, per il suo sviluppo psicomotorio, sa come intrattenerlo, sa come guidare la famiglia senza essere invadente".

Puericultrice: quanto è difficile vivere con un'altra famiglia

Fare la puericultrice in famiglie esposte come quella dei Ferragnez deve essere tutt'altro che facile. "Per lavorare in contesti come questi – spiega Parisi – ci vuole grande sensibilità e discrezione, oltre che ovviamente una grande professionalità. Ed è sicuramente il caso della collega Rosalba, estremamente discreta". Bisogna entrare in punta di piedi, sapere quando si può intervenire e quando invece è meglio ritirarsi nella propria stanza. "L'empatia è l'altra qualità indispensabile per questo tipo di lavoro". In ogni caso quando si lavora e si vive con la famiglia le fatiche e le responsabilità sono sempre più gravose. "A meno che non si viva in un appartamento separato, con i propri spazi e i propri momenti di privacy, si è sempre in pista. Anche di notte, pure quando le ore di lavoro sono terminate, è difficile ignorare il pianto di un bimbo o un bisogno estemporaneo". Le puericultrici che si trasferiscono a vivere con la famiglia del bambino si trovano a dover mettere da parte la propria vita. "Quando vediamo sui social famiglie che viaggiano, che si spostano all'estero, ci sembra sempre tutto bellissimo. Ma per chi lavora in queste famiglie può essere tutt'altro che facile gestire la propria vita seguendo questi ritmi". E potrebbe essere proprio questo il motivo dell'addio di Rosalba.

Quanto è difficile non affezionarsi ai bambini

La parte più complicata di questo lavoro è fare in modo che i bambini non si affezionino troppo. "È forse l'aspetto più difficile di questo mestiere – spiega Parisi – Ma è complicato non solo far capire ai bambini che la presenza della puericultrice o della tata è di passaggio, ma anche stare attente a non affezionarsi troppo. Per la puericultrice stessa può essere una sofferenza". Lasciare una famiglia non è mai semplice. "L'importante è rimanere sempre un passo indietro e far comprendere ai bambini da chi è formato il nucleo familiare. Certo non si potrà impedire loro di creare una relazione di affetto ma deve essere sempre chiaro il ruolo e chi sono i genitori".

Puericultrice: non è solo per i vip

A differenza di quello che si crede la puericultrice non è un esclusivo appannaggio dei vip. "Nel mio caso su dieci famiglie che mi contattano, sei sono formate da persone che fanno mestieri normali. I costi di una puericultrice variano a seconda dell'esperienza, della formazione, ma è sempre meno raro vedere familiari, come nonni o zii che anziché donare i classici oggetti per festeggiare l'arrivo di un nipotino, scelgono di regalare delle consulenze con la puericultrice. È un regalo molto gradito dalle mamme e dai papà che possono, nei primi mesi di vita del loro bambino, avvalersi di una consulenza professionale".

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