Prima dei metrosexual che giocavano con i confini tra maschile e femminile, prima delle collezioni androgine di Gucci by Alessandro Michele, prima dei modelli efebici di Saint Lauret by Hedi Slimane e ancor prima della moda no gender c'era lui, Prince, al secolo Prince Roger Nelson, il poliedrico artista recentemente scomparso, trovato senza vita a soli 57 anni nell'ascensore degli studi di registrazione della sua residenza di Minneapolis, la città natale in cui aveva fatto ritorno dopo la parentesi losangeliana. Il cosiddetto "Love Symbol" – un intricato disegno in cui il simbolo del maschile e del femminile si incrociano per dar vita ad un sinuoso gioco grafico – utilizzato da Prince come un vero e proprio marchio di fabbrica, riassume alla perfezione lo stile e l'anima del cantante.
Durante la lunga carriera, il suo primo album esce nel 1978, Prince è riuscito ad imporsi come un'icona grazie ai look a metà tra il maschile e il femminile. Il suo era uno stile libero, difficilmente incasellabile, utilizzava il corpo minuto e asciutto come una tela bianca "senza sesso" su cui sperimentare indossando colori sgargianti – come dimenticare la passione per il viola, un'ossessione più che una semplice passione – tutine stretch, camicie annodate in vita, completi glitterati e così via.
In vita si è sposato due volte, con Mayte Garcia a Manuela Testolini, centinaia i flirt, veri o presunti, che la stampa scandalistica gli ha attribuito, da Madonna a Kim Basinger, sul red carpet però era lui, il "folletto androgino", a catturare l'attenzione con i suoi look vistosi borderline, non le splendide donne che camminavano al suo fianco. Un mix tra stile pop e rock con influenze vittoriane, spesso infatti amava esibirsi sul palco con giacche barocche che sembravano uscite da un film in costume o da una corte inglese, il tutto condito con un tocco anni '70 dato dai pantaloni a zampa e dai colori psichedelici.
Nei primi anni di carriera i look preferiti sono quelli "stretch" con tutine e completi a pois estremamente aderenti, fasce tra i capelli lunghi fin sopra le spalle e stivaletti con tacco quadrato medio. Agli anni '90 risale la rivoluzione di stile e soprattutto d'identità con l'addio al nome d'arte sostituito dall'acronimo Tafkap, The Artist Formerly Known As Prince (L’artista precedentemente conosciuto come Prince) accompagnato dal suo celebre simbolo. In questo momento i capelli sono più corti tirati indietro, le fasce scompaiono e le tute glam lasciano il passo a completi maschili monocolore in giallo, celeste e viola, con giacche doppiopetto over e pantaloni a zampa. Poi nei duemila la svolta "etno", in diverse occasioni, infatti Prince si esibisce sul palco con lunghi caftani e camicie decorate da perle e pietre colorate.
Poliedrico, senza sesso, full of style, immortale, iconico, come altro definire Prince? Forse ogni definizione non è abbastanza, ognuna di queste definizioni è stretta, non riesce a contenere la personalità senza confini di un'artista che con il suo stile e la sua musica è riuscito a influenzare milioni di persone lanciando tendenze ed entrando di diritto nell'Olimpo delle star che non dimenticheremo.