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Opinioni

Per la Treccani la donna non è più “cagna”, ma non è ancora “in carriera”

Fino a ieri, chi cercava “donna” sul dizionario Treccani trovava parole come “vacca”, “sgualdrina”, “battona”, per un totale di trenta espressioni offensive o volgari (sì, li abbiamo contati). Cento attiviste hanno inviato una lettera aperta chiedendo un cambiamento, ma l’enciclopedia si era sempre difesa dietro al dovere di registrare tutte le espressioni, anche quelle misogine.
A cura di Beatrice Manca
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Dopo una lunga battaglia condotta da attiviste, scrittrici e personalità politiche, la Treccani ha aggiornato la voce "donna", eliminando tutte le accezioni negative del termine. Una bella notizia, all'alba del 2021, dopo anni di battaglie contro il sessismo – dal MeToo in giù – e dibattiti sulla parità di genere. La notizia semmai è che chi fino a pochi giorni fa cercava "donna" sul famoso dizionario trovava tra i termini dispregiativi o volgari parole come "cagna", per citare la più pulita, poi "vacca, sgualdrina, battona" e compagnia cantando. Adesso, aprendo la pagina dedicata al lemma, si trovano le seguenti espressioni correlate (in rigoroso ordine di apparizione): "buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi" che rimanda alla voce prostituta, seguita poi da "donna di casa" e infine, "donna di legge", "donna di lettere". Ma davvero la prima espressione che ci viene in mente è "buona donna"?

La battaglia di 100 attiviste

Il cambiamento della Treccani, di cui dà notizia Repubblica, è nato dalla battaglia di 100 attiviste che hanno sollevato la discussione con una lettera aperta al dizionario in cui si sottolineava che il linguaggio plasma e definisce la società, sessismo incluso. Nel testo si faceva anche notare che le espressioni legate alla voce uomo erano tutt'altro che infamanti, da "uomo di Chiesa" a "uomo di scienze". La lettera era stata firmata – tra le altre – anche da Laura Boldrini, Michela Murgia, Imma Battaglia, Alessandra Kustermann, Elly Schlein. A stretto giro era arrivata la risposta della Treccani: "In numerose espressioni consolidate nell’uso si riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni (…) ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva". In sostanza quindi: se si dice, noi lo registriamo, con imparzialità e senza censure. Questo però non spiega la sproporzione tra il lemma dedicato alla donna e quello dedicato all'uomo. La Treccani si era già esposta su questa materia: in un intervento pubblicato sul suo sito a novembre 2020 scriveva che "il dizionario non seleziona il lessico in base a giudizi o pregiudizi morali. Come è da rigettare l’idea di uno Stato etico, così è da rifiutare quella di un “dizionario etico".

La pagina online della Treccani dedicata alla parola "donna"
La pagina online della Treccani dedicata alla parola "donna"

Non vogliamo un dizionario etico, ma un dizionario responsabile

La battaglia ha un precedente importante: alla guida delle attiviste infatti c'è Maria Beatrice Giovanardi, l'italiana che ha chiesto – e ottenuto – che l'Oxford Dictionary modificasse la definizione di "woman" togliendo i sinonimi sessisti e offensivi. C'è riuscita grazie alla petizione “Change Oxford Dictionary’s Sexist Definition of Woman" che ha subito trovato un incredibile riscontro nel pubblico, e ora c'è riuscita di nuovo in Italia. Forse non si può chiedere un dizionario etico, ma un dizionario responsabile e attento sì. Nessuno chiede di far sparire le parole "cagna" e "sgualdrina" dalle pagine del vocabolario, ma che almeno rimangano sotto la loro iniziale e non in un'infornata di trenta espressioni volgari riportate tra le accezioni negative del termine donna (sì, le abbiamo contate). Infatti nono sono state cancellate: sono state spostate sotto la voce prostituta, che è legata a "buona donna". Il vocabolario entra nelle case e nelle scuole: non basta la scritta volg., volgare, per separare il concetto di "donna" dalle sue declinazioni più misogine e sessiste. Oggi aprendo la pagina del dizionario online si trova questa spiegazione:

In numerose espressioni consolidate nell’uso si riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni, in quanto circolanti nella lingua parlata odierna o attestate nella tradizione letteraria, ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva.

La lingua cambia insieme alla società

Per usare un'espressione abusata, le parole sono importanti. Le parole plasmano il mondo in cui viviamo, perché riflettono il giudizio che noi abbiamo delle cose. Non si limitano a nominarle, le creano. La lingua è fatta anche di insulti, di sconcerie, di volgarità. E un vocabolario ha il compito di registrarle, spiegarle, contestualizzarle. Ma ha anche il compito di registrare il cambiamento nel sentire comune: perché non troviamo ancora le espressioni "donna in carriera" e "donna d'affari", per esempio?

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Nata a Roma nel 1992 e cresciuta a pane e libri a Viterbo, sono giornalista professionista dal 2019. In tasca una laurea in Editoria e un master in giornalismo alla Scuola Rai di Perugia. Lavoro a Fanpage nella sezione Stile e Trend. Mi occupo di questioni di genere e di moda, con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. Prima al Fattoquotidiano.it e Fq Millennium.
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