Lavoro e pandemia, penalizzate soprattutto le donne: il piano di UN Women per la parità di genere
Le donne sono state le grandi protagoniste durante la pandemia: si sono distinte per impegno, sono quelle che hanno dato il contributo forse maggiore. Le abbiamo viste prendere in mano la situazione con decisione e professionalità, guidando il Paese nella sua ripresa e rinascita. Infermiere, operatrici sanitarie, scienziate, ricercatrici: abbiamo conosciuto tanti volti in questi mesi, i volti di instancabili lavoratrici dedite al loro mestiere, pronte a tutto pur di fare la loro parte. Özlem Türeci (direttrice sanitaria di BioNtech) è colei che ha sviluppato il primo vaccino, poi c'è il team tutto al femminile dell'ospedale Spallanzani che ha isolato il virus e che dire della foto di Alessia Bonari contro i negazionisti, diventata la foto simbolo della pandemia. Nonostante questo, proprio le donne sono quelle che hanno maggiormente sofferto in questi mesi sul fronte economico. Sono soprattutto loro, i posti di lavoro persi.
Le donne penalizzate dalla pandemia
Il problema dei posti di lavoro persi dalle donne a causa della pandemia non è solo italiano, ma globale. Nel nostro Paese l’Istat ha registrato un calo di lavoratori pari a 101 mila unità, di cui 2000 uomini e 99 mila donne. La sproporzione è evidente e non è un problema di licenziamenti. Il problema è a monte, ma la pandemia lo ha reso particolarmente evidente e ha acceso l'esigenza di fare finalmente qualcosa. Le donne sono quelle meno tutelate, quelle che lavorano maggiormente con partita iva, quelle che rinunciano all'impiego perché considerate le uniche a doversi occupare della casa e della famiglia. In questo senso, gli stereotipi hanno un ruolo fondamentale e impediscono la parità di genere, impediscono alle donne di ambire a una carriera soddisfacente pari a quella dei colleghi uomini. E quello che è successo nel post Covid lo dimostra.
Un aiuto per le donne: crescita economica, ma anche trasformazione sociale
A livello globale nel biennio 2019-2020 le donne hanno perso 54 milioni di posti di lavoro. E benché abbiano dato un contributo fondamentale nella ricerca e nella lotta al Covid, costituendo il 70% degli operatori sanitari, la percentuale femminile attivamente impegnata oggi nelle task force è minima. Nuovamente, le donne sono messe nell’angolo, considerate non adatte a ruoli di rilievo, di responsabilità, di leadership. Per questo UN Women ha pensato a un Piano femminista per la sostenibilità e la giustizia sociale oltre il Covid. La roadmap presentata dall'ente delle Nazioni Unite che si occupa di uguaglianza di genere è stata stilata da esperti in materia e punta a fornire linee guida su come sostenere il reintegro delle donne nei posti di lavoro o il loro ingresso, sottraendole al lavoro non retribuito e non tutelato. Questo obiettivo è raggiungibile solo affrontando seriamente alcune questioni. Servono innanzitutto investimenti sociali e finanziamenti alle organizzazioni per i diritti delle donne, che non ricevono abbastanza aiuti. E bisogna puntare molto sui settori in crescita, quelli che in prospettiva futura offriranno maggiori opportunità, per esempio quello della sostenibilità ambientale e della risposta alle emergenze causate dal cambiamento climatico. Nel piano si parla addirittura di 24 milioni di nuovi posti di lavoro verdi. Una delle grandi sfide del futuro è proprio questa: mettere in parallelo crescita economica e uguaglianza di genere così che le donne possano avere pari diritti e pari dignità di un uomo, realizzandosi e mostrando al mondo ciò di cui sono capaci.