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Opinioni

L’anoressia non è delle ragazze che vogliono fare le modelle: impariamo ad ascoltare davvero

Il 15 marzo è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione sul tema dei disturbi alimentari. L’anoressia è un problema che viene superficialmente associato alle ragazze che vogliono entrare nella taglia 40: non è così. Si tratta di un disturbo che ha radici più profonde. Ed è un problema che investe tutta la famiglia, tutti vengono catapultati in questa spirale il cui centro è il cibo, intorno a cui le vite di tutti prendono in modo malsano a ruotare, in un modo o nell’altro.
A cura di Giusy Dente
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C'è una tavola apparecchiata e quattro persone sedute intorno: tre bicchieri sono pieni e uno è eternamente capovolto. L’unica voce che si sente è quella della giornalista che parla in tv e la tensione è di quelle che si tagliano col coltello. Gli occhi volano veloci da un capo all’altro della grande sala da pranzo, per controllare quante volte la forchetta viene portata alle labbra, per contare i bocconi ingeriti. In quella silenziosa calma apparente in realtà il conto alla rovescia è già scattato e la bomba sta rumorosamente per esplodere. Ne vuoi ancora? Tic. Ma non lo hai nemmeno toccato. Tac. Mangiane ancora un po’. Boom.

L’anoressia è un problema familiare, non solo di salute

È assurdo quanto qualcosa di così quotidiano e familiare come riunirsi per mangiare possa diventare una guerra, contro se stessi e contro chi ti vuole bene. Si dice che l’anoressia sia delle ragazzine che vogliono fare le modelle, un problema delle adolescenti che vogliono dimagrire ed essere belle. In realtà l’anoressia è innanzitutto un problema familiare: di riflesso, ogni persona vicina a chi viene inghiottito da questa spirale autodistruttiva ne viene calamitato dentro. La vita di tutti diventa un vortice dove distinguere amore e odio, sano e malato, bene e male è difficile. L'intera routine quotidiana prende a ruotare attorno al cibo, in un modo o nell'altro. Ed è ovviamente un problema di salute, che però non riguarda solo il corpo, benché questo venga messo a dura prova e venga ridotto a uno scheletro. Ma il corpo debilitato non è il problema: è solo la parte esteriore visibile agli occhi, paradossalmente anche la più facile da curare. Infatti recuperare peso non significa necessariamente guarire.

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A soffrire non è solo il corpo, ma anche l’anima

L’anoressia non è una dieta drastica, non è un regime alimentare scorretto che sfugge a un certo punto di mano.  Dare la colpa alle pubblicità, alle passerelle, ai social ha senso solo se si scava più a fondo, perché quella è solo la punta dell’iceberg: sotto la superficie c’è un gigantesco cumulo taciuto di sofferenza. L’anoressia è una richiesta d’aiuto, è un bisogno d’amore, è per certi versi anche una vendetta e una punizione: ma non è il voler entrare nella taglia 40. Il cibo diventa qualcosa su cui poter esercitare un un estremo rigore, una ferrea disciplina con cui mettere alla prova se stessi e l’altro. Tutto il male di vivere viene manifestato con un rapporto alterato col cibo. Si tratta il più delle volte di persone già per natura ordinate, ossessionate dalla perfezione, abituate a non lasciarsi mai andare. Ma nel vedersi incapaci di dare alla vita il corso che si vorrebbe e di vivere i rapporti secondo i propri desideri o standard, ecco che imporsi sul cibo diventa uno strumento malsano di potere. E non importa se il prezzo da pagare è mettere a repentaglio la propria vita e far soffrire i propri cari: si è disposti a tutto pur di continuare a trarre soddisfazione da quel controllo che da meticoloso diventa morboso.

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Mai mollare la presa, mai arrendersi: amore e dialogo

Chi soffre di anoressia non chiede aiuto e dall'esterno è molto difficile rendersi conto di ciò che sta succedendo. Si dà spesso la colpa ai genitori assenti, colpevoli di non aver visto in tempo, di non aver capito subito, di non essere intervenuti con fermezza. Ma non bisogna pensare che l'anoressia sia delle famiglie disfunzionali o infelici. Il problema riguarda il più delle volte persone normali con vite normali, quelle che incrociamo tutti i giorni per strada. Certo, in alcuni casi la famiglia può essere il contesto scatenante del problema, ancora più spesso è invece il contesto più indicato per favorire la guarigione. Non si può negare quanto l'aiuto medico sia fondamentale: quello volto a curare il corpo, ma anche quello psicologico. E può sembrare stupidamente retorico, visto che si tratta di una malattia e il termine rimanda inevitabilmente all'idea delle medicine e dei camici bianchi: ma il dialogo e l'amore restano due armi potentissime. In primis in famiglia, ma anche a scuola e in tutti i contesti di aggregazione, andrebbe incentivato e favorito l'ascolto: un ascolto davvero aperto, sincero e accogliente. Sul dialogo e sull'amore non andrebbe mai mollata la presa, perché possono fare la differenza nel percorso di accettazione prima e di cura poi. Perché di anoressia si muore sì, ma si guarisce anche.

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Giornalista dal 2018, laureata in Lettere ed Editoria e Scrittura, consegue al termine degli studi universitari il master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma. Qui, oltre a portare avanti la formazione accademica e a fare esperienze di redazione, coltiva la passione per la radiofonia, collaborando con emittenti web e seguendo corsi di dizione e conduzione. Attualmente a Milano scrive per Fanpage.it, nell'area Stile e Trend, occupandosi prevalentemente di storie e interviste, questioni di genere, storie di donne.
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