La mammografia a partire da 40 anni potrebbe ridurre la mortalità per cancro al seno del 25%
A che età bisogna iniziare lo screening mammografico? Oggi le linee guida europee dicono che la prevenzione del cancro al seno inizia a 50 anni, ma un recentissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology spiega che iniziare i controlli a 40 anni potrebbe ridurre la mortalità fino al 25%. Si tratta di uno studio inglese, Uk Age Trial, iniziato nel 1990 e che ha coinvolto più di 160mila donne che al momento di iniziare la ricerca avevano 39 o 40 anni. Un terzo di queste donne era invitata a sottoporsi a uno screening mammografico una volta l'anno, le restanti, il gruppo di controllo, invece ha iniziato a controllare il seno a partire dai 50 anni di età, così come previsto dalle linee guida. Il risultato è decisamente significativo: a distanza di 10 anni nel primo gruppo sono morte, a causa di cancro al seno 83 donne, nel secondo invece 219. "Si tratta di uno studio molto importante che aggiunge conoscenze su un argomento su cui è fondamentale fare ricerca – ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Livia Giordano, epidemiologa del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione oncologica del Piemonte e tra i revisori delle ultime linee guida europee per lo screening mammografico – Ma le linee guida europee, recentemente aggiornate, ancora non consigliano di iniziare lo screening nella fascia d'età 40-44 anni perché i risultati degli studi non sono ancora così significativi e poi perché iniziare in età troppo giovane porterebbe a un eccesso di falsi positivi e sovradiagnosi".
Quando iniziare i controlli
Attualmente le indicazioni raccomandano di iniziare i controlli a partire dai 50 anni di età: "Le linee guide europee parlano di una strong recommendation per le donne dai 50 ai 69 anni, che dovrebbero eseguire una mammografia ogni due anni. Per le più giovani, dai 45 ai 49 si parla di raccomandazione condizionale: ovvero lo screening si allarga una volta esaurito il gruppo delle donne tra i 50 e i 69 anni, al quale bisogna dare priorità". I dati ci dicono che l'incidenza è più bassa nella fascia d'età più giovane: "Ricordiamo che stiamo parlando di screening – spiega la dottoressa Giordano – per questo motivo è importante dare priorità ai soggetti per i quali l'incidenza è più alta. Lo studio inglese ci fornisce sicuramente degli elementi importanti, ma bisognerà aspettare altre ricerche e incrociare dati, per avere dei numeri più robusti".
La medicina e la prevenzione personalizzata
Non tutte le donne sono uguali. Al di là dei protocolli e delle linee guida che bisogna comunque sempre seguire in maniera rigorosa, la medicina sta diventando sempre più personalizzata e di conseguenza anche la prevenzione: "L'età è un criterio fondamentale da tenere in considerazione, ma oggi sappiamo che ci sono altri fattori altrettanto importanti. Come la densità del seno, la storia familiare, l'eventuale presenza di biomarcatori e la genotipizzazione. Ci sono molti studi in corso, tra cui uno internazionale molto importante My PeBS, in cui è coinvolta anche l'Italia. Ma si tratta di studi che hanno bisogno di tempi particolarmente lunghi per dare dei risultati significativi". Chi nella propria storia familiare ha avuto un parente di primo grado con un tumore alla mammella o un tumore in età giovanile dovrà sicuramente avere un approccio alla prevenzione differente: "L'importante in questi casi – spiega la dottoressa – è consultarsi con un senologo e decidere quale tipo di sorveglianza fare, ci sono dei protocolli specifici che vengono attivati in base a questo tipo di situazioni".