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A Sanremo la famiglia più numerosa, ma in Italia si fanno sempre meno figli

Durante la prima serata di Sanremo sul palco è salita la famiglia più numerosa d’Italia. Hanno 16 figli e riescono a tirare avanti con un unico stipendio. Gli Anania sarebbero però in controtendenza, visto che i dati Istat dimostrano che in Italia si fanno sempre meno figli.
A cura di Valeria Paglionico
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Nella prima puntata di Sanremo, più che gli ospiti e le canzoni in gara, a far parlare è stata la famiglia Anania. I due genitori molto credenti vengono da Catanzaro e con i loro 16 figli sono la famiglia più numerosa d'Italia. Il presentatore Carlo Conti li ha intervistati e alla domanda "Come si fa ad arrivare a fine mese con un solo stipendio e in questo momento di forte crisi?", la risposta di Aurelio Anania è stata "Ci pensa la provvidenza". La famiglia riesce a raggiungere i 3.500 euro al mese anche con i sussidi statali, praticamente ognuno ha a disposizione 200 euro, e si riesce ad andare avanti seppure con qualche sacrificio. La scelta degli Anania sarebbe prettamente religiosa, tant'è vero che il capofamiglia ha affermato di risolvere ogni problema con l'aiuto di Dio.

Se da un lato, la famiglia con 16 figli ha dimostrato che in Italia si fanno ancora bambini e che è possibile andare avanti, conducendo una vita rispettabile, dall'altro i dati diffusi dall’Istat dimostrerebbero qualcosa di completamente diverso. Negli ultimi 60 anni nel nostro paese c’è stata  una forte riduzione della natalità. Con una media di 1,4 figli per donna nel 2012, l’Italia è uno tra i paesi meno prolifici d’Europa. In particolare, sono state intervistate le donne che hanno avuto un figlio nel 2000, nel 2003 e nel 2009, in modo da comprendere come sono cambiate negli ultimi anni le dinamiche dei comportamenti riproduttivi. Ne è emerso che la contrazione delle nascite è un fenomeno che riguarda in maniera marginale la nascita dei primi figli.

Circa 4 donne su 5 infatti non hanno rinunciato a concepire il primo bambino e prevedono di averne almeno due nella loro vita. Questi progetti, però, sarebbero in contrasto con gli indicatori di fecondità effettivamente realizzata, che calcolano infatti una bassa fecondità persistente. I motivi sarebbero due. Come prima cosa, la crisi rende sempre più difficile riuscire a sostenere le spese per crescere il proprio bambino senza fargli mancare niente, di conseguenza sono molte le coppie che non solo non si sposano, ma che non se la sentono neppure di prendersi una responsabilità del genere, considerando le loro finanze limitate.

Dall’altro lato, fin dal 2000 è notevolmente cresciuto il numero di donne lavoratrici e la loro permanenza nel mondo del lavoro è molto più stabile rispetto al passato. Oltre la metà delle madri intervistate  sceglie di lavorare ed è anche molto soddisfatta dei risultati raggiunti, grazie anche ad alcuni provvedimenti statali che le aiutano materialmente con i piccoli. Nonostante ciò, i dati raccolti dimostrerebbero altro, cioè che oltre il 22% delle madri occupate all’inizio della gravidanza, non lo è più al momento dell’intervista. Infatti, il 42,8% di quelle che hanno continuato a lavorare ha trovato molte difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro.

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