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Imma Battaglia sulle critiche per l’abito da sposa: “Non sono un uomo, sono una donna bella e forte”

Dopo le critiche ricevute sui social per aver indossato un abito “da uomo” alle nozze con Eva Grimaldi, in un’intervista esclusiva rilasciata a Fanpage.it, Imma Battaglia si sfoga e risponde a chi l’ha attaccata per aver scelto un paio di pantaloni al suo matrimonio. “Dietro a queste affermazione c’è l’omofobia – afferma l’attivista LGBT – Io non sono un uomo, io non mi vesto da uomo. Sono donna come voglio io e sarà sempre come voglio io”
A cura di Marco Casola
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Imma Battaglia ed Eva Grimaldi nel giorno delle loro nozze
Imma Battaglia ed Eva Grimaldi nel giorno delle loro nozze

Il 19 maggio 2019, dopo una relazione durata 7 anni, Imma Battaglia ed Eva Grimaldi si sono unite in matrimonio con una cerimonia organizzata da Enzo Miccio nelle campagne romane. Nella splendida cornice rural chic del resort di Antonello Colonna, e attorniate da amici celebri e non – il testimone di Eva è stato l'ex Gabriel Garko, mentre tra gli invitati Vip c'erano Nancy Brilli, Elenoire Casalegno e Vladmir Luxuria – Eva ha detto sì alla sua Imma indossando un romantico abito cipria in chiffon, con fiori cuciti sul corpetto, mentre la Battaglia ha sfoggiato un elegante smoking blu a coda, con cravatta e panciotto, entrambi gli abiti sono stati realizzati appositamente per l'occasione da Enzo Miccio.

Dopo le nozze hanno iniziato a circolare sul web le prime foto del matrimonio più atteso dell'anno e, purtroppo, i commenti degli haters non sono tardati ad arrivare. Alcuni hanno iniziato a far battute e commentare il "look da uomo" di Imma Battaglia. Enzo Miccio ha prontamente risposto ai commenti del pubblico sui social, difendendo una delle spose e la sua scelta di indossare non un classico abito lungo ma un completo con giacca e pantaloni: "Imma non si veste da maschio, Imma si veste da Imma" ha commentato sul suo profilo Instagram il celebre wedding planner. Anche la risposta della Battaglia non è tardata ad arrivare, in un'intervista esclusiva rilasciata a Fanpage.it, la Battaglia grida a gran voce:

Quando ho visto sui social di Miccio questa fastidiosa chiacchiera su di me uomo non ce l'ho fatta. Sono contenta che Enzo Miccio abbia risposto dicendo "Voi non conoscete Imma, Imma si veste così tutti i giorni". Poi sono intervenuta anche io. Io non sono un uomo, io non mi vesto da uomo. Sono donna come voglio io e sarò sempre come voglio io. Mi vesto come mi pare e fatevene una ragione. Io non sono un uomo, sono una donna bella e forte che non ha paura di sé e di quello che dice.

Già dall'annuncio delle nozze, l'unione tra Eva Grimaldi e Imma Battaglia era venuta a configurarsi non come un semplice matrimonio, ma come un vero e proprio simbolo, un simbolo necessario. La stessa Eva Grimaldi a Fanpage.it aveva dichiarato: "Oggi come non mai c'è bisogno di qualcuno che ci metta la faccia", c'è bisogno di qualcuno che dimostri al mondo che una famiglia può essere composta anche da due donne o da due uomini, che persone dello stesso sesso possono amarsi. Le spose ci hanno dunque messo la faccia per lanciare un messaggio d'amore, un amore libero che travalica i pregiudizi, che va oltre gli schemi precostituiti. Riguardo al giorno del sì, la Battaglia ai microfoni di Fanpage.it afferma:

E' stata esattamente la giornata che io ed Eva avevamo sognato. Abbiamo celebrato la gioia e l'amore, un amore che non era soltanto mio e di Eva, è stata la festa dell'amore e con l'amore abbiamo fatto ancora una volta la rivoluzione. L'amore vince su tutto.

Imma Battaglia risponde alle critiche sul vestito "da maschio" per le nozze

La Battaglia ricorda il primo incontro con il wedding planner e creatore di abiti da cerimonia, Enzo Miccio, ricorda il momento in cui Miccio chiese a lei e alla sua attuale moglie come volevano vestirsi per il giorno delle nozze. Enzo in quel caso propose due lunghi abiti ma la Battaglia spiegò immediatamente di non sentirsi a proprio agio con indosso un abito da sera, magari romantico o con sensuali scollature e spacchi: "Da quel momento non c'è stato bisogno di parlare – dice la Battaglia – io non l'ho mai visto l'abito, l'ho visto praticamente quando me l'ha consegnato. Ho lasciato fare tutto a lui". Dopo la pubblicazione delle prime foto, di Eva con abito lungo e romantico e di Imma con smoking e cravatta, sono apparsi i primi commenti su social, i molti hanno legato la figura della Battaglia a quella di un uomo, senza comprendere che una donna non è paragonabile a un uomo solo perché indossa pantaloni e camicia. Ai commenti sul suo abito l'attivista LGBT risponde:

Sono caduti i modelli tradizionali uomo/donna nella moda, guarda anche i grandi personaggi della politica, donne come la Merkel o la Lagarde. Il look delle donne è un look forte che non è emulazione di quello maschile è un forte messaggio sulle personalità. Quello che mi infastidisce è che solo a me si dice che sono uomo. Il ministro Giulia Buongiorno ha un look decisamente maschile eppure nessuno le ha mai detto che si veste da uomo.

La Battaglia prosegue affermando:

Io pago l'essere omosessuale, perché l'essere omosessuale vuol dire per forza che nella coppia ci debba essere una persona che deve fare la donna e una che deve fare l'uomo, senza capire che il tema è proprio la libertà, la libertà di espressione e la caduta degli stereotipi di genere. Questo mi offende profondamente ma mi fa essere ancor più orgogliosa di quello che sono.

"Dietro a queste affermazione c'è l'omofobia", conclude così l'Intervista a Fanpage.it una Imma Battaglia arrabbiata ma soprattutto delusa, una donna che nel giorno più bello della sua vita ha dovuto subire sui social attacchi per aver scelto un abito giudicato da qualcuno troppo "maschile", per aver indossato ciò che la faceva sentire a proprio agio, per aver espresso il suo vero essere scegliendo un abito piuttosto che un altro, per non aver seguito le "regole" che a un matrimonio vogliono la donna con un abito lungo. In un momento storico in cui nella moda gli stili si mescolano e, tutti, dai marchi d'alta moda ai colossi del low cost propongono in commercio collezioni di abiti unisex o no gender, davvero c'è ancora spazio per queste distinzioni tra abiti da maschio e abiti da femmina? In un momento in cui, per fortuna, ogni tipo di diversità diviene un vanto più un qualcosa che si deve nascondere, ancora c'è la voglia di denigrare una donna che indossa un paio di pantaloni al posto di un vestito da soubrette con seno al vento? Possibile che nel 2019 una donna omosessuale nel giorno del suo matrimonio debba subire attacchi per l'abito che ha scelto di indossare? Quanto ancora una donna che non segue uno "standard femminile" precostituito, magari fatto di dettagli vezzosi e scarpe rosa col tacco, dovrà subire i commenti di chi non accetta una scelta libera?

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