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Opinioni

Il flash mob delle spose in abito bianco: “Questo matrimonio s’ha da fare, lasciateci festeggiare”

Vestito bianco e marcia nuziale: così le future spose hanno invaso le strade del centro di Roma per rivendicare il loro desiderio di pronunciare il fatidico “sì”. Con le restrizioni per il Coronavirus, sono già più di 17mila i matrimoni annullati e quasi 50mila ancora in bilico. E il settore del wedding rischia una crisi senza precedenti.
A cura di Giulia Torlone
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Una manifestazione in bianco, fuori dagli schemi a cui siamo abituati. Sono le spose o meglio, le future spose, che martedì hanno organizzato un flash mob per le vie del centro storico di Roma. Pizzi, strascichi, ombrellini bianchi per ripararsi dal sole: le donne presenti nella Città Eterna avevano un solo desiderio, quello di poter pronunciare il proprio Sì come hanno sempre sognato.

La protesta delle spose lungo le vie di Roma

Dopo mesi di cerimonie a due, matrimoni su zoom, eventi super privati, le coppie che avrebbero dovuto convolare a nozze in questa Fase 3, non vogliono rinunciare ai festeggiamenti. Per questo le spose sono letteralmente scese in piazza con il proprio abito da matrimonio e hanno chiesto a gran voce di essere libere di godersi il loro grande giorno, seppur con le restrizioni e i distanziamenti che il Covid 19 prevede. Marcia nuziale, velo sulla testa, le spose hanno sfilato nel quadro suggestivo del centro di Roma fino alla Fontana di Trevi con cartelloni in mano dove denunciano il loro desiderio mancato. A fare da portavoce l’AIRB, l’Associazione Italiana Regalo Bomboniera Wedding e Confetti.

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Il Covid-19 e la grave crisi del settore wedding

Al di là dell’aspetto romantico, non dimentichiamo che il settore wedding italiano è uno dei motori floridi della nostra economia e rischia di uscirne con le ossa rotte. A maggio, secondo i dati raccolti da Italian Wedding Industry, erano già 17mila le cerimonie annullate; a queste si aggiungono altre 50mila che sono a rischio slittamento. Ovviamente, ogni matrimonio che si rispetti porta con sé un indotto enorme: catering, fotografi, parrucchieri, moltissime attività collegate al settore wedding che verranno duramente colpite. Ciò che l’Airb denuncia è il mancato aiuto da parte dello Stato alle aziende, soprattutto l’accesso al fondo perduto, che non permette ai lavoratori di poter sostenere il peso enorme della crisi. Dunque, se da un lato c’è il sogno romantico degli sposi che vorrebbero vivere a pieno il loro giorno d’amore, dall’altro lato c’è un’intera filiera produttiva che non ha risposte né certezze a breve e lungo termine. Le spose dunque, nel loro abito da cerimonia, hanno portato all’attenzione di Montecitorio le loro richieste e la loro voce. Perché anche il non avere delle regole ben chiare sulle restrizioni in questo tipo di cerimonia ha portato le coppie a posticipare o disdire le nozze per non incorrere in probabili problemi.

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Il matrimonio non è fatto per essere virtuale

La virtualità ci ha aiutato a sostenere il prezzo di un confinamento a cui non eravamo affatto abituati. Le dirette Instagram, gli allenamenti di workout, i meeting su Zoom, sono stati tutti degli stratagemmi per non sentire il peso della solitudine e della paura che ci ha attanagliato per mesi. Persino le cerimonie di laurea sono state organizzate tramite skype, con proclamazione e brindisi consumati dietro lo schermo di un computer. Siamo stati bravi a fare di necessità, virtù. Ma queste spose che hanno sfilato a Roma non si accontentano della virtualità: il matrimonio non è un evento che può svolgersi in privato con una diretta Instagram per i parenti, è condivisione e partecipazione a questo giorno così importante per gli sposi. Per questo rivendicano il loro diritto alla felicità, nel rispetto delle regole che la pandemia ci impone. Sì, lo vogliono.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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