Un’esistenza che diventa simbolo, che si allarga fino ad abbracciare quella di milioni di altre ragazze in ogni parte del mondo. Ognuna con la sua storia da raccontare, un intero futuro ancora da scrivere. Sono otto volti che abbiamo scelto per rappresentare la donna l’8 marzo, al di là degli stereotipi a cui siamo costretti ad assuefarci. Dopo Nadia Murad e Danica Roem, questo è il racconto di un’altra giovane donna. Un’altra delle nostre L8ttatrici.
Gulalai Ismail, l'impegno civile sin dall'adolescenza
Gulalai Ismail rappresenta tutto quello che di pericoloso possa esserci per un Paese come il Pakistan, una repubblica islamica dove la politica è legata a doppio filo con le forze armate. Il Peshawar, la regione da cui proviene Gulalai poi, al confine con l’Afghanistan è costantemente sotto attacco dei talebani, l’ultimo è l’agguato nello studentato della facoltà di agraria dobe nel 2017 un gruppo armato ha aperto il fuoco. La libertà e la consapevolezza di Gulalai non potevano passare sotto silenzio in un Paese così. È fin da bambina che acquisisce la consapevolezza che le donne che la circondano non hanno alcun potere di decidere neanche per sé stesse. Vede adolescenti costrette al matrimonio con uomini che hanno il triplo della loro età, la sottomissione delle mogli ai propri mariti o ai propri fratelli. Così, non ha nenache sedici anni quando Gulalai decide di fondare Aware Girl, un’associazione che cambia la vita di tantissime ragazze:
Ho creato Aware Girls perché intorno a me vedevo ragazze trattate in modo diverso dai ragazzi. Mia cugina aveva 15 anni quando fu costretta a sposarsi con un uomo che aveva il doppio della sua età; non riuscì neanche a terminare gli studi, mentre i miei cugini sì. Le ragazze hanno interiorizzato questa discriminazione. Da noi, una donna che subisce violenza, ma non lo racconta, viene presa come modello. Perché una brava donna si sottomette al marito o al padre.
Il lavoro di Gulalai è stato lungo e difficile: ha tentato di far accrescere la consapevolezza delle propre capacità alle ragazze, ha negoziato con le loro famiglie per fargli ottenere il permesso all’istruzione. Quell’istruzione a cui lei non ha mai rinunciato, laureandosi in biotecnologie e ottenendo un master in filosofia.
La fuga verso la libertà dopo le minacce di morte
Ovvimente, però, il suo attivismo non poteva passare inosservato in Pakistan. Soprattutto quando Gulalai inizia a raccogliere numerosissime testimonianze da parte di donne che avevano subito violenza e molestie da parte di militari e polizia. La quantità di donne che avevano subito tutto questo era così enorme che appariva evidente che si trattasse di una prassi sistematica, non di casi isolati. Iniziano così ad arrivare per Gulalai le prime minacce di morte, poi l’accusa di tradimento, fino ad arrivare a quella di blasfemia. Le sequestrano il passaporto, entra ed esce dal carcere con accuse sempre diverse. Ma il 20 settembre 2019 finalmente riesce a scappare da Islamabad e si trasferisce a New York dalla sorella. Non conosciamo i dettagli di quella fuga, sappiamo solo che adesso Gulalai è al sicuro. Anche lontana dal suo Paese, Aware Girl e il suo stesso esempio saranno un rifugio e un esempio che resta al fianco di quelle giovani pakistane. Perché il governo avrà pure costretto Gulalai all’esilio, ma non potranno fermare il suo lavoro per le sue ragazze.