Gli stereotipi non ci rappresentano più: perché ci stupiamo degli uomini con il rossetto di Fendi?
Una parola che da anni ritorna per descrivere sfilate e collezioni è "genderless" o fluidità di genere: da Alessandro Michele per Gucci a Kim Jones per Dior Uomo (e ora per Fendi) progressivamente molti stilisti hanno assottigliato le linee tra abbigliamento maschile e femminile, lasciando a tutti la possibilità di costruire la propria identità senza costrizioni. Chi decide cosa è da donna e cosa è da uomo? La moda da sempre incarna e anticipa le rivendicazioni della società: l'ultimo esempio solo in ordine di tempo è la sfilata Couture di Fendi, in cui abbiamo visto modelli con abiti femminili e labbra dipinte di rosso. Una scelta che ha una precisa ispirazione letteraria: il filo conduttore della sfilata è "Orlando", romanzo capolavoro di Virginia Woolf che racconta l'epopea di un uomo in grado di attraversare le epoche e i generi, vivendo sia da uomo e da donna. Questo codice visivo ribadisce un messaggio potente: il genere è una scelta fluida e non una realtà innata.
Che cosa significa "gender fluid"
Mentre il sesso è un dato biologico e viene assegnato alla nascita, il genere è un concetto più complesso legato al contesto culturale di appartenenza: rappresenta l'adesione profonda di ognuno di noi al sentirsi donna o sentirsi uomo. Ogni società ha legato al genere simboli e aspettative. Ad esempio, è il principio per cui si associa il rosa alle bambine e il celeste ai maschietti, il trucco alle ragazze e il calcio ai ragazzi, la cura della casa alle donne e la carriera agli uomini. Ma nulla di tutto ciò è fisso o immutabile. Negli ultimi anni si è aperto il dibattito su come scardinare questi stereotipi in ogni sfera della vita: personale, sociale, economica. L'identità di genere non si divide esclusivamente in femminile o maschile; c'è anche chi non si riconosce in questi due poli e si sente a suo agio in un'identità fluida – quindi capace di spostarsi tra i due poli – e che chi sceglie per sé un'identità agender, cioé neutra. Questo si declina in diversi modi: nel linguaggio, per esempio, si cerca di usare declinazioni neutre, per esempio introducendo lo schwa. Anche la moda ha cercato di essere più inclusiva, proponendo capi unisex (o genderless, appunto) e facendo sfilare in passerella look che superano le convenzioni. L'abito da uomo di Gucci ispirato allo stile grunge di Kurt Cobain, per esempio, o le gonne di Louis Vuitton disegnate da Virgil Abloh per l'uomo sono solo alcuni esempi di questo percorso.
I modelli androgini di Kim Jones per Fendi
La collezione di debutto di Kim Jones per la couture di Fendi si ispira al Bloomsbury Group, un circolo di intellettuali londinesi di inizio Novecento in cui gravitavano anche la pittrice Vanessa Bell e la scrittrice Virginia Woolf. Un luogo dove si discuteva liberamente di arte, ma anche del superamento delle convenzioni sociali: Virginia Woolf per esempio era sposata ma aveva una relazione con Vita Sackeville West, la cui voce introduce proprio la sfilata di Fendi. Le riflessioni di Virginia Woolf sul ruolo della donna e sulle regole sociali hanno ispirato uno dei suoi romanzi più famosi, Orlando, scelto da Kim Jones come punto di partenza per la sua collezione, che quindi esplora il tema dell'androginia e della libertà di scegliere chi essere. Così come il protagonista viveva sia nel corpo di un uomo che di una donna, così i modelli di Fendi indossano abiti lunghi color acquamarina con delicati ricami floreali che uniscono maschile e femminile: sul lato destro una giacca grigia, sul lato sinistro un abito smanicato. Ma sono le scelte beauty quelle più di impatto: onde morbide retrò e labbra rosse anche per gli uomini.
Il rossetto anche per gli uomini, da Chanel a Dior
Fendi ha sdoganato il rossetto rosso anche sulle passerelle di Alta Moda, ma il make up maschile ha una lunga storia. Lo stesso Kim Jones aveva già fatto sfilare uomini uomini con matita sugli occhi e gloss nella sfilata Dior Men Pre Fall 2020, a Miami. Due anni prima, nel 2018, Chanel aveva fatto scalpore con la sua prima linea di make up da uomo, Boy. La tendenza della cosmetica maschile, inarrestabile, ha confermato la voglia di scardinare gli stereotipi in entrambe le direzioni: che una donna si vesta in modo maschile, con pantaloni, gilet o capelli a spazzola non fa più scalpore, ma il contrario (un uomo con un filo di trucco o una gonna) è ancora fonte di scandalo. Lo ha dimostrato Harry Styles sulla copertina di Vogue con un abito. La funzione della moda è anche quella di intercettare le vibrazioni e le spinte della società e di dar loro forma e colore: la sfilata di Fendi è solo il primo passo verso il superamento di regole e stereotipi.