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È solo una vagina, non scandalizzatevi: così arte e pubblicità invitano le donne alla consapevolezza

Sia l’arte che il linguaggio pubblicitario stanno dando spazio a una narrazione autentica e veritiera della femminilità, affinché non venga più percepita negativamente. Le donne sono le prime a vivere con imbarazzo e vergogna la propria sessualità e ciò che riguarda la propria sfera intima, ma è giunto il momento di acquisire consapevolezza di sé.
A cura di Giusy Dente
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dal profilo Instagram di Morgana Orsetta Ghini
dal profilo Instagram di Morgana Orsetta Ghini

Si scrive vagina, si legge: disinformazione, vergogna, imbarazzo. Un’inchiesta di YouGov, azienda specializzata in sondaggi, ha svelato che nel Regno Unito c'è molta poca conoscenza in materia "ginecologica". Questa scarsa informazione riguarda sia uomini che donne e non interessa solo l’anatomia di questa parte del corpo. Riguarda anche l'intera sfera sessuale, dunque la contraccezione e ovviamente il ciclo mestruale. Le cose non vanno meglio in Italia. Da una recente ricerca di Essity (azienda per l'igiene e la salute) è emerso che 1 persona su 5 non sa dove sia esattamente la vulva e 1 su 3 ritiene che abbia la stessa forma per tutte le donne. Queste ultime non ne sanno poi molto di più rispetto agli uomini: solo il 31% di loro sa che vulva e vagina sono organi diversi e il 34% delle intervistate ha ammesso di vivere con imbarazzo il rapporto con la propria zona intima. Per estirpare la stigmatizzazione che esiste attorno all'anatomia ginecologica femminile, che affonda le sue radici in anni e anni di maschilismo, sessismo e patriarcato è nato a Londra il Museo della Vagina. L'intento è eliminare la narrazione distorta che riguarda tutto ciò che è femminile, oggetto di una forte stigmatizzazione sociale su cui è giunto il momento di prendere coscienza, anche con l'ausilio della comunicazione in tutte le sue forme.

"Diva", di Juliana Notari
"Diva", di Juliana Notari

Una vagina contro il sessismo di Bolsonaro

Una vagina gigante comparsa nel bel mezzo di una collina brasiliana: è questo il modo scelto da Juliana Notari per manifestare il suo dissenso nei confronti delle politiche dell'odio e delle prese di posizione conservatrici portate avanti da Jair Bolsonaro. Il presidente brasiliano è stato più volte accusato di maschilismo e sessismo: per questo l'artista ha voluto, con la sua scultura dalla forma provocatoria, lanciare un messaggio in modo forte. Diva è alta 33 metri, larga 16 e profonda 6; è fatta di cemento armato e resina ed è un inno alla femminilità e all'essere donna. La spiegazione e il significato dell'opera sono stati forniti dalla stessa artista attraverso i social, dove ha chiarito che l'intento è dare risalto a problemi seri della società contemporanea: il mondo occidentale fallocentrico, la disparità tra uomo e donna, l'eccessiva concentrazione sull'ottica maschile a discapito di una prospettiva che tenga conto delle esigenze e delle necessità anche delle donne. Fisicamente è una spaccatura nel terreno, ma metaforicamente richiama la divisione tra uomo e donna, la società contemporanea così disuguale.

Campagna Nuvenia "Viva la Vulva"
Campagna Nuvenia "Viva la Vulva"

La vulva perfetta non esiste

La vulva secondo Nuvenia ha la forma di una conchiglia, di un origami, di un frutto. Il recente spot pensato dal brand di assorbenti della multinazionale svedese Essity rientra all'interno di un progetto più ampio per incoraggiare le donne ad amarsi e non vergognarsi della propria femminilità, ma anzi conoscerla andando oltre l'imbarazzo e gli stereotipi, sfatando falsi miti e vecchi tabù. Lo spot in questione ha suscitato parecchie polemiche e punta su una narrazione molto creativa, colorata e giocosa quasi, dove appunto le parti intime femminili vengono rappresentate con ironia in molteplici forme diverse. Perché così come non c'è una sola vulva perfetta, non c'è neppure un corpo perfetto a cui adeguarsi. Per questo le donne non devono farsi vincere da stereotipi e canoni imposti dalla società, ma valorizzarsi e prendere coscienza di se stesse e della propria sessualità.

"Blessures", di Morgana Orsetta Ghini
"Blessures", di Morgana Orsetta Ghini

Le vagine di MOG per sensibilizzare sui temi femminili

Morgana Orsetta Ghini ha fatto della femminilità il fulcro della sua ricerca espressiva e proprio la forma della vagina è diventata caratteristica del suo intero lavoro, perché vista come origine della vita e centro della continuità della specie. Sua è la scultura esposta nel 2004 nello Spazio Vita di Milano, per sensibilizzare sul tema dell'infibulazione: Blessures è una vagina deturpata da cuciture in filo nero, che vanno a disegnare il profilo dell’Africa, accennando dunque a quella problematica del Paese così tanto dibattuta. A distanza di anni il suo percorso artistico ancora ruota attorno a quel simbolo così potente, che se da un lato richiama il mistero e la forza della vita dall'altro è ancora oggetto di reiterati tabù. Ne ha fatto anche il centro di una collezione di bijoux, che invitano al superamento delle inibizioni culturali.

"Aretusa", bracciale di Morgana Orsetta Ghini
"Aretusa", bracciale di Morgana Orsetta Ghini

Essere donne è difficile ma bellissimo

La comunicazione in ogni sua forma, dalle opere d'arte alle canzoni, dai libri agli spot passando per i social, può fare tantissimo per affrontare queste tematiche su cui a lungo c'è stato il più totale silenzio. Le donne si sono per troppo tempo sentite quasi in colpa per l'appartenenza al genere femminile, vittime di una società fallocentrica dove la parola mestruazioni sembrava una bestemmia impronunciabile, idem per vagina. Ecco perché tutte queste narrazioni autentiche e appassionate sono una dimostrazione di quanto non ci sia nulla di cui vergognarsi. Liberarsi da questi sentimenti negativi è il primo passo per affermare con fermezza e consapevolezza la bellezza e la grandiosità dell'essere donne.

Morgana Orsetta Ghini
Morgana Orsetta Ghini
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