Discriminazione e sessualizzazione femminile cominciano coi vestiti per bambine: la denuncia di un papà
Siamo cresciuti pensando che il rosa sia per le femmine e il blu per i maschi; ci hanno insegnato che gonna e tacchi alti non sono per uomini e che uscire con la felpa e le scarpe da ginnastica è poco femminile. Con questi rigidi codici di abbigliamento si rischia di inibire una libera espressione di sé, che oggi invece soprattutto le generazioni più giovani stanno reclamando a gran voce. Questa rivoluzione non è solo stilistica e non riguarda solo cosa acquistare e in quale reparto del negozio, ma è una rivoluzione culturale, che punta all’autodeterminazione e all’abbattimento di tutti quegli stereotipi che avvelenano e che rischiano di diventare gabbie difficili da oltrepassare. Contro la sessualizzazione del genere femminile attraverso i capi di abbigliamento si è espresso anche un papà su TikTok, turbato da quanta discriminazione ci sia nei negozi in cui fa acquisti per sua figlia.
Genere e abbigliamento: le cose stanno cambiando
Sicuramente c'è molto più dialogo oggi in merito al rapporto tra moda e genere, se ne parla di più rispetto al passato. Da un lato le passerelle sono diventate più aperte: basti pensare a Gucci, che ha detto no alla distinzione di genere nelle sue collezioni. Dall'altro lato ci sono le celebrities (che inevitabilmente hanno più seguito) a sensibilizzare sull'argomento per non far sentire nessuno ‘diverso'. Zendaya per esempio per difendere la moda no gender ha posato in abiti maschili, dichiarando di aver sempre acquistato abbigliamento tradizionalmente riconosciuto come ‘da uomo'. I Maneskin a Sanremo prima e all'Eurovision poi si sono esibiti con un abbigliamento rivoluzionario: tacchi alti, tute aderenti, corsetti, tute sgambate in nome della liberazione dai canoni imposti. E che dire di Harry Styles, vera e propria icona di moda genderless e non a caso primo uomo a posare con la gonna in copertina per Vogue.
Quando i vestiti accentuano gli stereotipi
Michael Vaughn è il papà di Eleanor, una bambina di appena 14 mesi per cui è solito acquistare tutto il necessario per vestirla. Ebbene, l’uomo deve essere rimasto davvero molto colpito dalla marea di capi tutti uguali che trova quando entra in un negozio di abbigliamento: un tripudio di rosa, balze, glitter, gonnelline, stelle, cuoricini. Basta spostarsi di poco, nel reparto per bambini, per trovarsi di fronte a qualcosa di completamente diverso. L’uomo, turbato da questa che a suo dire è una vera e propria discriminazione, si è ribellato su TikTok. Al social network ha affidato il suo sfogo, spiegando che già in tenera età le future donne subiscono loro malgrado dei condizionamenti, vengono messe al centro di un processo di sessualizzazione che crescendo finisce inevitabilmente col peggiorare. Il suo video è diventato in breve tempo virale. Vaughn ha collegato i vestiti al costante sessimo nei confronti del genere femminile: è proprio l’abbigliamento a determinarlo e ad accentuare certi stereotipi.
"I vestiti delle ragazze sono spesso più stretti dei vestiti dei ragazzi della stessa taglia, sono fatti di tessuto leggero e trasparente e hanno maniche più corte, ombelico più corto, cuciture interne più corte e scollature" ha detto l’uomo a BuzzFeed. L’ideologia che sta alla base è presto detta: "La società rinforza la mentalità tossica secondo cui i corpi femminili sono destinati a essere mostrati e condiziona le ragazze a credere che l'oggettivazione sia normale" ha spiegato a Bored Panda. Raccontando la sua esperienza di acquisto ha ammesso: "I vestiti che compriamo a nostra figlia che sono destinati a maschietti si adattano perfettamente a lei, sono più resistenti e non sono trasparenti. I vestiti destinati alle bambine di solito sono troppo aderenti, coprono meno e sono piuttosto fragili in termini di qualità. Non c'è nessuna ragione per questo". Rivolgendosi agli altri papà e a tutti i genitori in ascolto, Vaughn li ha invitati a crescere i loro figli insegnando loro a essere liberi da imposizioni esterne e influenze negative, a inseguire la loro felicità e a esprimere se stessi senza mai sentirsi sbagliati.