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Caro Babbo Natale, sembrava un film ma era tutto vero: ora rivogliamo gli abbracci e le piccole cose

Chissà perché, nell’oroscopo non ci crede mai nessuno eppure tutti lo leggono. Sia i sostenitori dell’astrologia che gli scettici in materia, su una cosa quest’anno saranno d’accordo: è stato un 2020 difficile. Ora che l’anno volge al termine, sicuramente in cima alla lista dei desideri c’è tornare a vivere, tornare alla normalità. Cosa chiedere a Babbo Natale dopo un anno di pandemia?
A cura di Giusy Dente
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Caro Babbo Natale,

esattamente un anno fa a quest'ora leggevamo, con gli occhi a cuoricino, gli oroscopi dei mesi che di lì a poco si sarebbero spalancati dinanzi a noi. Si parlava di soldi, si parlava di fortuna, si parlava di salute. Qualcosa deve essere andato storto, ma proprio tanto. Difficile dire se gli astrologi fossero ubriachi o se le stelle avessero deciso di farci uno scherzo, fatto sta che ci siamo ritrovati in piena pandemia quando avevamo da poco finito di digerire il panettone ed eravamo pronti ad attaccare con la colomba. Un lockdown nazionale, poi un lockdown parziale: progetti e speranze tutto in stand-by. Ecco, forse ciò che vogliamo davvero nel 2021 è riprendere in mano tutto quello rimasto in sospeso.

Qualcuno, in questi mesi, ha deciso per noi chi dovessero essere le persone importanti, le persone di famiglia. Abbiamo imparato la parola "congiunti" e abbiamo dovuto fare una sorta di classifica degli affetti, mettendo davanti il legame di sangue e tenendo indietro i legami costruiti nel tempo, le persone scelte per accompagnarci in questa bislacca cosa che è la vita. Talmente bislacca che riesce anche a diventare una specie di film di fantascienza: gente in giro con le mascherine, nonni e nipoti che non si possono abbracciare, serrande nei negozi abbassate, code chilometriche al supermercato, piazze deserte ma ospedali quelli sì, tanto affollati. Scenari cinematografici: e invece non era un set, ma la vita vera.

Quest'anno ci ha messo a dura prova, ma abbiamo improvvisato briosi cori sui balconi delle abitazioni e ci siamo cimentati coi lievitati. Panetti di lievito come fossero lingotti d'oro, pizze e focacce nei trend di Instagram, gente che manco sapeva farsi la pasta al burro ha imparato a sfornare biscotti. E per correre ai ripari visto che assieme al pane stavamo lievitando pure noi, abbiamo scoperto i tutorial dei personal trainer online, con risultati scarsi c'è da dirlo: ma la foto sul tappetino e i pesetti non si può trascurare, per un like sui social. "Ne usciremo migliori", dicevamo. "Andrà tutto bene", scrivevamo sugli striscioni. Non ne siamo usciti migliori e le cose non sono andate bene, ma magari è solo troppo presto per dirlo. Fatto sta che di cose rimaste indietro da fare ce ne sono tante: molto è sospeso, irrealizzato. E ammettiamolo: avere qualcuno a cui dare la colpa ci fa sentire più leggeri. Tornare alla normalità significherà non solo tornare al pub a bere una birra o andare al cinema con gli amici. Significherà fare i conti anche con i vecchi problemi, le vecchie ferite, le delusioni, i rancori, i fallimenti: tutto quello che durante la pandemia abbiamo accantonato.

E quindi mai come quest'anno Babbo Natale sotto l'albero facci trovare impacchettata una bella dose di autostima, coraggio, determinazione e ottimismo. E magari un biglietto aereo per volare da amici lontani che non vediamo da troppo tempo, oppure uno per cantare in uno stadio a squarciagola proprio quella canzone e proprio con quella persona. Tra poco si strapperà l'ultima pagina del calendario e si farà spazio a 12 fogli tutti nuovi, che affronteremo con la consapevolezza che basta qualcosa di infinitamente minuscolo e persino invisibile, come un virus, a cambiare in un attimo le carte in tavola a un intero mondo. E a proposito di consapevolezze, questa pandemia ci ha di certo fatto scoprire l'importanza di tutta una serie di piccole cose a cui non pensavamo fosse così dura rinunciare. Ecco, se c'è una cosa a cui non vogliamo più rinunciare sono proprio le piccole cose importanti, come un semplice abbraccio. Quando riprenderemo in mano le nostre vite le troveremo molto diverse: un po' sgualcite, un po' ammaccate, con qualche livido o peggio qualche ferita sanguinante. E sarà lì che, senza scuse e attenuanti, tornerà a noi la palla e ci verrà chiesto di calciare: e l'unico regalo che tutti vogliamo è tornare in campo per vincere la nostra personale partita.

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Giornalista dal 2018, laureata in Lettere ed Editoria e Scrittura, consegue al termine degli studi universitari il master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma. Qui, oltre a portare avanti la formazione accademica e a fare esperienze di redazione, coltiva la passione per la radiofonia, collaborando con emittenti web e seguendo corsi di dizione e conduzione. Attualmente a Milano scrive per Fanpage.it, nell'area Stile e Trend, occupandosi prevalentemente di storie e interviste, questioni di genere, storie di donne.
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