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Opinioni

#WomenSupportingWomen: dov’è la solidarietà quando c’è da scendere in campo?

Mariangela Zanni di D.i.Re, la rete dei centri antiviolenza italiani, ha osservato la catena social che sta impazzando da giorni. “È un progetto sicuramente utile, ma le celebrità che condividono i propri selfie hanno il privilegio di poter fare davvero qualcosa per le donne che non hanno la stessa notorietà”. La solidarietà? “È riconoscersi nella storia di un’altra donna, anche quando non ci appartiene”
A cura di Giulia Torlone
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La campagna social #WomenSupportingWomen continua a macinare selfie da condividere su Instagram. Foto di donne in bianco e nero unite da una sola causa: solidarietà e supporto in un mondo a prova di maschio. I dubbi, però, sulla reale funzione di questa catena da 9 milioni di condivisioni restano molti. Impossibile, poi, che passasse inosservata agli occhi di chi con la violenza e l’abuso verso il mondo femminile ha a che fare quotidianamente.

Donne che supportano le donne: la parola ai Centri Antiviolenza

Mariangela Zanni di D.I.Re, la rete dei centri antiviolenza italiani, si dimostra perplessa sull’efficacia di #WomenSupportingWomen e lo spiega a Fanpage.it.

Abbiamo guardato da fuori la crescita di questo hashtag e tentato di capirne il suo significo. La doverosa premessa è che qualunque campagna porti all’attenzione l’empowerment e la solidarietà tra donne è sempre utile e da accogliere positivamente.

Già, perché in mondo dominato da una vecchia narrazione che vuole le donne nemiche tra loro e in perenne competizione, è innegabile che vedere donne libere e sorridenti sia già un traguardo. Ma è davvero abbastanza?

Ci siamo interrogate se questo possa davvero portare poi a qualcosa di concreto. La maggior parte di coloro che hanno postato quei selfie sono donne di spettacolo, che conducono una vita privilegiata. Essere solidali all’interno dello stesso mondo è sacrosanto, e dirlo pubblicamente è necessario, ma questa solidarietà spesso viene dimenticata quando c’è da supportare movimenti internazionali che fanno battaglie da anni per proteggere le donne. Sono davvero poche le celebrità che sostengono tutti quei centri che fanno una battaglia vera a difesa e protezione di moltissime donne.

Qui sta il vero punto: se da un lato il mondo più pop appare compatto al suo interno sul supportarsi a vicenda, sarebbe importante che dal loro osservatorio privilegiato scendessero davvero in campo.

Queste donne rappresentano il successo, sarebbe bello vederle coinvolte anche nel supporto ai mille presidi che tutelano quelle donne che non hanno la stessa visibilità e non conducono la stessa vita. Proprio perché sono un esempio di potere femminile, avrebbero un grosso impatto sull’opinione pubblica e sarebbero uno sprone verso tutte le altre che a fatica stanno costruendo il loro percorso personale.

Mariangela Zanni è comunque convinta che se questa iniziativa avrà una coda lunga, sarà comunque un messaggio positivo in una marea social che troppo spesso produce contenuti di odio e disprezzo verso gli altri. Un tassello che, in ogni caso, può fare la differenza.

Immedesimarsi nell'altra è la vera solidarietà

La paura, dunque, è che sia l’ennesima occasione sprecata. Che anche #WomenSupportingWomen possa diventare l’ennesima bolla patinata senza un reale seguito.

Quello che è necessario fare, nella vita reale, è smettere di giudicarci. Bisogna sempre ricordarci che siamo tutte figlie di una cultura che da anni ci vuole nemiche. Riconoscersi nella discriminazione dell’altra è un percorso da cui nasce la vera solidarietà e che ci aiuta a comprendere davvero l'altra persona. Anche le rappresentazioni cinematografiche che vogliono le donne in perenne lotta verso il successo, oscurano la stragrande maggioranza di noi che quotidianamente tendiamo una mano per non lasciare indietro nessuna.

Anche quando una storia non ci appartiene, che sia quella di un abuso, di una violenza, di un’ingiustizia vissuta sul posto di lavoro, bisogna tentare di farla nostra. Riconoscersi tra propri simili è semplice, la vera sfida sta nell’immedesimarsi e comprendere il vissuto di chi è lontano da noi. Per questo #WomenSupportingWomen non deve restare un album fotografico di bellissime donne di successo, ma deve essere l’entrata in scena di milioni di donne che decidono di scendere dal piedistallo e prendere per mano chi non ha ancora intrapreso il proprio percorso di libertà. In quel momento potremo essere certe che le donne supportano le donne. Tutte.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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