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Vulvodinia: per diagnosticarla ci possono volere anche 5 anni

L’11 novembre in Italia è il Vulvodinia Day, una giornata dedicata a una patologia ancora invisibile e poco conosciuta. La prima a parlarne in Italia è stata l’influencer Giorgia Soleri, che ha raccontato le difficoltà nella diagnosi e dell’approccio dei medici. Lo scorso aprile è stata presentata una proposta di legge in Parlamento per il suo riconoscimento da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
A cura di Francesca Parlato
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L'11 novembre è il Vulvodynia day, la giornata istituita dalla onlus Vulvodiniapuntoinfo per accendere un faro su una patologia ancora oggi dimenticata. Secondo le ultime stime sono circa 4 milioni di donne soltanto in Italia (il 15% della popolazione femminile, in particolare le giovani tra i 20 e i 29 anni) a soffrire di questa patologia. La vulvodinia è una malattia invisibile in Italia perché nonostante i progetti di legge, nonostante le battaglie e le proteste, non ha ancora un codice sanitario e non rientra tra i LEA, ovvero i Livelli Essenziali di Assistenza che consentirebbero a tutte le donne di poter ottenere l'esenzione dalla spesa sanitaria per visite e terapie, l'invalidità e anche il monitoraggio dei casi. Al dramma dell'invisibilità si aggiunge anche la grande difficoltà dei medici nel riconoscimento della malattia: un ritardo diagnostico stimato in 5 anni. I sintomi della vulvodinia – dolore durante la penetrazione, secchezza vaginale, irritazione – rendono infatti molto complessa la sua diagnosi e in alcuni casi i tempi per mettere a punto una terapia adeguata possono essere davvero lunghissimi.

Giorgia Soleri: la prima in Italia a raccontare la malattia

Ad alzare il velo pubblicamente per raccontare cosa vuol dire soffrire di una malattia invisibile è stata Giorgia Soleri, influencer e fidanzata di Damiano dei Måneskin. Su Instagram ha scelto di non tacere su questa che era una parte così importante della sua vita e di raccontare il suo percorso. Uno dei principali problemi di questa patologia, come ha raccontato sui suoi social e come racconta anche la maggior parte delle donne che si trova ad affrontare questa malattia è il non essere credute: viene detto loro che si tratta di problemi immaginari, che esistono soltanto nella loro testa, che non hanno una vera malattia e che non amano il sesso (la vulvodinia rende di fatto difficilissimi se non impossibili i rapporti sessuali). Un pregiudizio che rende ancor più tortuosa e lunga la diagnosi.

La proposta di legge della deputata Lucia Scanu

Lo scorso aprile la deputata del Movimento 5 Stelle Lucia Scanu, dopo aver ascoltato la testimonianza su Instagram di Giorgia Soleri ha presentato in parlamento una proposta di legge proprio sulla vulvodinia, dal titolo "Disposizioni per il riconoscimento della vulvodinia come malattia invalidante nonché per la diagnosi e la cura di essa e delle patologie del pavimento pelvico". Nel suo intervento Scanu ha ribadito le difficoltà delle donne che si trovano a dover affrontare questa malattia, l'esistenza di pochi specialisti in grado di riconoscerla e soprattutto fatto un conto delle spese che le donne che ne soffrono si trovano a sostenere, dai 20mila ai 50mila euro per visite, cure e terapie. Ad oggi però la vulvodinia è ancora una malattia invisibile.

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