Virgil Abloh, lo stilista visionario che in meno di dieci anni ha cambiato la moda per sempre
Il mondo della moda ha perso uno dei creativi più influenti e apprezzati di questa generazione, Virgil Abloh. Il designer è morto all'età di 41 anni, ucciso dal cancro con cui combatteva da tempo. Il lutto ha sconvolto l'intero settore: da Chiara Ferragni a Bella Hadid, da Hailey Bieber all'amico di sempre Kanye West, tantissime celebrità hanno espresso il loro cordoglio sui social. Il nome forse non era tra i più noti al grande pubblico, ma il suo lavoro è stato rivoluzionario: figlio di immigrati ghanesi, ha iniziato come stagista da Fendi per conquistare, nel giro di pochi anni, le vette dell'olimpo di moda. Creativo a tutto tondo, pioniere, genio trasversale: dalle sneakers alle felpe con le frecce incrociate, ogni pezzo che firmava diventava un cult.
Il primo designer afroamericano di Louis Vuitton
Virgil Abloh ha fatto la storia come il primo afroamericano a disegnare la linea maschile di Louis Vuitton nella storia della casa del lusso. Nato a Chicago da genitori ghanesi, è stato una delle prime persone di colore a conquistare un posizione così importante in un settore tradizionalmente eurocentrico, elitario e conservatore.
Per sottolineare la portata rivoluzionaria di questo cambiamento, fece aprire la sua prima sfilata di Louis Vuitton Spring/Summer 2019 da venti modelli di colore tutti vestiti di bianco. Le sue origini sono sempre state fondamentali nel suo lavoro: durante la sfilata di Louis Vuitton Menswear Fall/Winter 2021-22 portò in passerella i tipici tessuti ghanesi, drappeggiati sopra a completi gessati o indossati con blazer e camicie.
La vera forza di Virgil Abloh era quella di saper pensare fuori dagli schemi e di stravolgere le convenzioni perfino all'interno del tempio del lusso: gonne sopra ai pantaloni, citazioni pop, accessori griffati a forma di giocattoli e peluche e scritte-graffiti anche sugli abiti da sera. La sua moda era influenzata dalle subculture anni Novanta, dal mondo dell'hip hop e degli skater, ma anche dall'ironia dissacrante dei millennials: ha portato in passerella la nostalgia dell'infanzia, l'irriverenza dei Simpson e ha anticipato la moda no gender.
Lo streetwear di lusso di Off-white
Virgil Abloh è stato sicuramente uno dei nomi più influenti degli anni degli anni Dieci, così come lo è la sua creatura più famosa: il brand Off-White, nato nel 2013 a Milano e subito diventato cult tra i millennials.
Off-White riuscì in un'operazione nuovissima: far indossare i pezzi sportivi dello streetwear a un pubblico che poteva permettersi capi firmati da centinaia di euro. Così è nato lo streetwear di lusso fatto di capi basic e sportivi resi inconfondibili (e quindi desideratissimi) per il lettering con le le virgolette: "Trousers" sui pantaloni, "Foam" sulle suole, e così via.
Le t-shirt con le scritte e le frecce incrociate sono letteralmente esplose sul mercato dopo essere state indossate da Beyoncé e Bella Hadid, amica e musa di Abloh. A quel punto, lo stilista era il Re Mida della moda: qualunque cosa toccasse (e firmasse) diventava oro. Per la collezione Primavera/Estate 2020 presentò abiti e accessori ispirati a una pioggia di meteoriti, cioé "bucati": t-shirt e borse con gli oblò andarono letteralmente a ruba.
Virgil Abloh ha anche saputo sfruttare in modo geniale le collaborazioni, rivisitando pezzi cult come le Dr.Martens e gli stivaletti Timberland, fino alle scarpe Nike (diventate materiale da collezionisti). La collaborazione più sorprendente? Con Ikea, per cui ha "etichettato" alcuni oggetti d'arredamento presenti nelle case di tutti.
L'ultima sfilata è stata a Parigi: mentre gli altri marchi del lusso presentavano le loro collezioni Haute Couture, Virgil Abloh fece sfilare a sorpresa maschere a forma di coniglio, abiti in colori pop e abiti da sera geometrici in una spettacolare sfilata "underground" con Bella Hadid e Bianca Balti. L'eredità di Virgil Abloh va ben oltre la moda: ha saputo scuotere un sistema dalle fondamenta, aprendolo a nuovi stimoli, nuove suggestioni, nuovi colori. La sua moda è sempre stata democratica e trasversale: ironica, urbana, aperta a tutti. La sua morte lascia un vuoto enorme nel mondo del fashion system.