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Smart working fatigue: gli effetti collaterali del lavoro intelligente

Lo smart working si è rivelato meno smart e intelligente di quanto ci aspettassimo. Si lavora senza orario, i weekend non esistono e sintomi come tensioni muscolari o sbalzi d’umore sono frequenti tra chi da più di un anno ha smesso di andare in ufficio. Per non farsi sopraffare abbiamo stilato un elenco di cinque consigli per tutti gli smart workers.
A cura di Francesca Parlato
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Letteralmente vuol dire lavoro intelligente, ma siamo sicuri che lo smart working che stiamo praticando da un anno a questa parte a causa della pandemia lo sia davvero? All'apparenza sembrava l'unica conseguenza buona del Covid. Possibilità di dormire un'ora in più, niente traffico al mattino, nessun collega scostante a cui rivolgersi cordialmente, ma lo smart working si è rivelato decisamente meno smart del previsto. Si lavora senza limiti di orario, la postazione casalinga arrangiata ci ha portato a soffrire di mal di schiena e dolori cervicali, pratiche che prima si sbrigavano con una telefonata veloce o una chiacchiera da un ufficio all'altro oggi si risolvono con infinite riunioni su zoom o su meet. Per non parlare di chi deve condividere i pochi metri quadri della propria casa con il partner, anche lui in smart working, che da compagno diventa anche collega, o i figli in DAD. Cosa c'è di smart in tutto questo?

Smart working fatigue e i disturbi psicosomatici

Accanto alla pandemic fatigue, la fatica da pandemia, di cui ha parlato anche l'OMS, arriva anche la smart working fatigue. Ansia, disturbi psicosomatici e una generale sensazione che la qualità della vita si sia abbassata sono tra i sintomi più diffusi registrati da un'indagine dei Dipartimenti di Scienze Statistiche e di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La ricerca, che ha coinvolto professori e ricercatori universitari italiani, fa un bilancio di cosa ha significato lo smart working in quest'ultimo anno. Tra i sintomi psicosomatici più frequenti ci sono state le tensioni muscolari (per il 55% degli intervistati), sbalzi d'umore e irritabilità improvvisa (nel 61%), difficoltà a prendere sonno (55%) mentre il 62% ha riportato difficoltà di concentrazione.

La fine del tempo libero

Nessun cartellino da timbrare o badge da strisciare. Una fortuna, dirà qualcuno, ma per molti questo ha significato lavorare senza soluzione di continuità, dalla mattina alla sera, weekend compresi. Mentre entrando e uscendo da un ufficio si ha la percezione fisica (e anche mentale) di aver concluso una giornata di lavoro, con lo smart working questa sensazione praticamente non esiste, e questo ha portato la maggioranza delle persone a dedicare molte più ore al lavoro di quelle dovute. La maggior parte degli intervistati (l'80%) racconta di trascorrere più di otto ore al giorno online. Telefonate e sms a qualsiasi ora, email anche nel weekend e riunioni fiume: per quanto si possa amare il proprio lavoro la percezione comune è che si siano rotti definitivamente gli argini e che il lavoro abbia invaso e occupato completamente la nostra vita.

Come non farsi sopraffare dallo smart working

Il problema forse non sta solo nello smart working, che avrebbe tutte le carte in regola per essere una modalità di lavoro comoda e intelligente, se praticata nella maniera corretta, ma nel fatto che si tratta di una scelta forzata, dettata da ragioni di sicurezza, e che le stesse ragioni di sicurezza ci impediscono di separare il tempo del lavoro da quello libero. Bar chiusi, palestre con le serrande abbassate, parchi inaccessibili, i modi in cui poter godere del tempo libero sono pochi, pochissimi, e allora lo si passa lavorando. Intanto per cercare di non farsi sopraffare (e per prevenire il burnout) ecco alcuni consigli da poter mettere in pratica per la nostra routine lavorativa casalinga.

1. Rispettiamo gli orari di lavoro

Evitiamo di lavorare non stop. Se ci sono degli orari, rispettiamoli. Se siamo free lance decidiamo noi il nostro orario. Timbriamo un cartellino immaginario, attacchiamo alle 8 o alle 9 e stabiliamo anche l'orario di "uscita" servirà per concentrarci meglio in quell'arco di tempo e per darci l'idea di un inizio e di una fine.

2. La pausa è sacra

Ok, non possiamo più prendere il caffè con la nostra collega e amica, ma questo non ci impedisce di prenderci una pausa ogni tanto. Secondo gli esperti sarebbe necessario (per evitare mal di schiena e dolori alla cervicale) alzarsi ogni due ore dalla propria postazione per sgranchirsi le gambe.

3. L'importanza della postazione di lavoro

Se la casa lo consente cerchiamo di ricavare una postazione dedicata solo al lavoro. Evitiamo di metterci con il computer dove capita. Cerchiamo una zona con una buona luce e una sedia comoda. Ritagliandoci uno spazio ad hoc non avremo la percezione che tutta la casa si sia trasformata nel nostro ufficio.

4. Il weekend spegni lo smartphone

Non c'è urgenza che tenga, né arretrati da sbrigare o lavoro da anticipare. Il weekend è sacro, lo smartphone si spegne, le mail di lavoro si aprono il lunedì e vanno disattivate le notifiche alle chat dei colleghi.

5. Coltiva le relazioni sociali

Ci siamo disabituati ai rapporti con i colleghi d'ufficio. Mantenere un rapporto sereno tramite soltanto le riunioni su Zoom o via mail può essere complicato, ma utile. Aumenta la produttività, ti fa sentire meno solo e migliora il benessere sul lavoro, per questo il consiglio è proprio sforzarsi per coltivare delle relazioni lavorative serene, anche se e a distanza.

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