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Sindrome dell’ovaio policistico: la ginecologa spiega quali sono le cure giuste da seguire

Il 10% delle donne in età riproduttiva soffre di sindrome dell’ovaio policistico, anche Chiara Ferragni ha dichiarato di esserne affetta. Quali sono i sintomi, le cause e soprattutto quali sono le cure che abbiamo a disposizione lo spiega la professoressa Rosanna Apa, ginecologa e tra le maggiori esperte in materia.
Intervista a Prof.ssa Rosanna Apa
Ginecologa e docente presso l’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico Gemelli di Roma
A cura di Francesca Parlato
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Molto comune tra le donne in età fertile, la sindrome dell’ovaio policistico o PCOS (Poly-Cystic Ovary Syndrome), colpisce in Italia circa il 10% delle donne in età riproduttiva. Ma intorno a questa patologia sono tante le incertezze: diagnosi sbagliate, ragazze giovanissime che vengono trattate con la pillola anticoncezionale, tendenza a sottovalutare questa sindrome e tutti i suoi sintomi. Abbiamo chiesto alla professoressa Rosanna Apa, ginecologa e docente presso l’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico Gemelli di Roma, tra le maggiori esperte in materia, di chiarire ogni dubbio.

PCOS: i sintomi

La diagnosi della PCOS deve rispettare alcune caratteristiche: si può parlare infatti di sindrome da ovaio policistico soltanto quando sono presenti almeno due su tre sintomi molto specifici. “Il primo sintomo riguarda l’aspetto ecografico – chiarisce subito la professoressa Apa – l’ovaio ha un volume più grande con una serie di piccoli follicoli (non sono delle cisti, anche se l’ovaio si definisce micropolicistico) disposti lungo tutta la periferia dell’ovaio. E la parte centrale, lo stroma, è particolarmente accentuata”. Il secondo sintomo riguarda invece la frequenza delle mestruazioni: “Un altro dei sintomi presenti può essere l’oligomenorrea: ovvero un ciclo mestruale irregolare, che viene ogni 50/60 giorni”. Infine l’ultimo sintomo, quello che può provocare più difficoltà soprattutto tra le adolescenti: “Si tratta dell’iperandrogenismo: gli androgeni sono degli ormoni tipicamente maschili, ma che anche le donne producono in quantità minore, come il testosterone. Le ragazze con ovaio policistico ne producono invece di più: questo comporta un peggioramento dell’amenorrea, dei disturbi a carico della pelle, come irsutismo, acne e alopecia”. Quando sono presenti almeno due di questi tre sintomi si può parlare di PCOS: “Una ragazza può avere un ovaio policistico ma avere un ciclo comunque regolare e non soffrire di iperandrogenismo, in quel caso non si può diagnosticare la PCOS”.

Sindrome dell’ovaio policistico: le cause

Le cause della sindrome dell’ovaio policistico sono ancora ignote, a volte si può riscontrare una familiarità, altre volte no. Ma da qualche anno è stato scoperto che questa sindrome è legata ad alcuni stati infiammatori dell’organismo e in particolare ad alcune caratteristiche del metabolismo: “Molte pazienti, soprattutto quelle in sovrappeso, e che magari sono venute dal ginecologo per tutti altri motivi, attraverso delle indagini più approfondite scoprono di essere iperinsulinemiche. E questo dato ci permette di individuare in età precoce le ragazze che in futuro potrebbero sviluppare il diabete mellito di tipo 2 oppure l’ipertensione”. L’iperinsulinemia non è una caratteristica soltanto delle ragazze obese o in sovrappeso: “Esiste anche una percentuale, circa il 30%, di ragazze magre che soffrono di iperinsulinemia”.

Le terapie per la PCOS

Il trattamento della sindrome da ovaio policistico è ultra personalizzato: “Se una ragazza ha molti peli o un’acne particolarmente devastante, la migliore terapia che il medico potrà consigliare andrà a intervenire proprio sugli androgeni, riducendoli con un estroprogestinico. Ma attenzione non è una cura definitiva: perché appena si interromperà la cura, il problema tornerà”. Per le donne affette da PCOS che hanno un ciclo estremamente irregolare bisognerà ricorrere al progesterone, un ormone che molte donne hanno timore ad assumere: “Il progesterone è un ormone che produciamo quando ovuliamo. Per cui non ha senso avere paura: non ci sono rischi. La donna assumerà, anche se sotto forma di farmaco un ormone che dovrebbe produrre di suo”. Ci sono pazienti che soffrono di sovrappeso e obesità: “In quel caso si può provare a modificare lo stile di vita. Migliorare la dieta e iniziare un’attività sportiva consentiranno di raggiungere il peso forma e il ciclo potrebbe tornare anche in maniera autonoma. Alcune pazienti soffrono anche di iperinsulinemia: anche in questo caso, se si tratta di pazienti obese o in sovrappeso, il primo tentativo sarà cercare di modificare il loro stile di vita. Molto spesso semplicemente dimagrendo, l'insulina si abbassa e si torna a mestruare. La terapia farmacologica per le pazienti iperinsulinemiche parte soltanto quando queste non riescono a dimagrire oppure per quel 30% di pazienti normo peso o particolarmente magre che non possono perdere peso". In altri casi ci sono donne che hanno dei cicli anovulatori: “Alcune pazienti hanno un ciclo ogni 50/60 giorni, si tratta di cicli anovulatori: in quel caso se vorranno avere dei figli bisognerà costruire una terapia ad hoc”.

Fertilità e sindrome dell’ovaio policistico

Uno dei crucci maggiori per le donne che soffrono di questa sindrome è proprio il timore di non riuscire ad avere dei figli: “Per riuscire a rimanere incinta è necessario che la donna sia in grado di ovulare, per questo motivo può essere studiata una terapia adatta”. Ma le donne che soffrono di PCOS non si devono scoraggiare, anzi: “Per noi ginecologi è facile farle ovulare (spesso poi in seguito a un dimagrimento riacquistano la loro ciclicità mestruale e restano incinte senza dover ricorrere a terapie speciali), e poi non ovulando tutti i mesi, hanno di solito una riserva ovarica superiore a quella delle loro coetanee che mestruano regolarmente" Per questo motivo non si deve assolutamente perdere la speranza di poter avere un figlio.

La dieta per la PCOS

Anche se le cause sono ancora ignote, mantenere uno stile di vita sano e seguire un regime alimentare sano può influire in maniera significativa sull’andamento della sindrome: “L’alimentazione non può risolvere in toto il problema – ha spiegato la dottoressa Elisabetta Macorsini biologa e nutrizionista dell’Istituto Humanitas di MilanoMa può essere molto utile per ridurre lo stato infiammatorio dell’organismo”. In particolare bisogna tenere sotto controllo il livello di zuccheri: “Gli zuccheri sono in generale un pericolo per l’organismo, ma per chi soffre di questa sindrome ancora di più”. E anche i carboidrati sono da tenere sotto controllo: “Questo non vuol dire – continua la dottoressa Macorsini – che debbano essere completamente eliminati dalla dieta. Ma cerchiamo di favorire quelli integrali, impariamo a scegliere i biscotti giusti. Cerchiamo di avvicinare le ragazze al cibo anziché allontanarle, soprattutto le più giovani”. Per controllare l'indice glicemico è possibile anche scaricare alcune applicazioni sul proprio smartphone: "Consiglio spesso alle mie pazienti di scaricarle. Sono molto utili soprattutto per la frutta". E a proposito di frutta per chi soffre di PCOS, sono particolarmente indicati i frutti rossi: "I mirtilli e le fragole sono particolarmente indicati perché hanno un indice glicemico molto basso”. In generale, per abbassare il livello di infiammazione dell’organismo, non basta seguire una dieta soltanto per un certo periodo: "È proprio lo stile di vita che deve cambiare".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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