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Opinioni

Nove persone su dieci hanno pregiudizi sulle donne. Soprattutto le donne.

Il rapporto dell’Un Development Program lancia dati allarmanti: il 90 per cento della popolazione mondiale, di entrambi i sessi, ha pregiudizi contro il genere femminile. Gli uomini sono leader migliori delle donne? Andare all’università è più importante per un uomo? Gli uomini dovrebbero avere la priorità nel mercato del lavoro? A queste domande, nove persone su dieci nel mondo, comprese le donne, rispondono di sì.
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A cura di Giulia Torlone
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Sessismo, gender gap, misoginia, mancanza di tutele. Quante volte abbiamo denunciato e raccontato gli sforzi quotidiani che ogni donna è costretta a fare, spesso senza avere quella stampella politica necessaria per compiere reali passi avanti verso una piena realizzazione ed equità sociale. Se mettiamo da parte le regole e i decreti che mancano, però, c’è una piaga più grande: il pregiudizio. Già, perché se a suon di norme e costrizioni, uno Stato può fare un salto di qualità a livello legislativo, resta insoluto il problema dei retaggi culturali che sono i più duri a morire. Il rapporto Onu dell’Un Development Programme, pubblicato qualche giorno fa, è lo specchio esatto di quanto ancora c’è da fare sul fronte dei diritti femminili. Ed è un problema che riguarda il mondo intero. Il dato assoluto è uno: il 90 per cento della popolazione mondiale, di entrambi i sessi, ha pregiudizi contro le donne. La ricerca, condotta secondo vari indici differenti, mostra dati allarmanti.

L'opinione generale è una: gli uomini sono migliori delle donne

Gli uomini sono leader politici o imprenditoriali migliori delle donne? Andare all'università è più importante per un uomo che per una donna? Gli uomini dovrebbero avere la priorità nel mercato del lavoro quando l'offerta è scarsa? A queste domande, nove persone su dieci nel mondo, comprese le donne, rispondono sì ad almeno una domanda, secondo le precise conclusioni dell'agenzia delle Nazioni Unite, che si basa su dati provenienti da 75 Paesi che rappresentano oltre l'80 per cento della popolazione mondiale. Il 91 per cento degli uomini e l’86 per cento delle stesse donne coltiva tuttora almeno un elemento di “pregiudizio verso l’universo femminile in relazione alla politica, all’economia, all’educazione, alla violenza sessuale” o ai “diritti riproduttivi”. Questo vuol dire che ben nove persone su dieci hanno qualche forma di pregiudizio nei confronti delle donne. Globalmente, quindi, si ritiene che l’uomo abbia il diritto ad accedere al mondo del lavoro più di una donna. La metà della popolazione mondiale, infatti, crede che gli uomini siano leader politici migliori e oltre il 40 per cento pensa che gli uomini dovrebbero avere la priorità quando i posti di lavoro scarseggiano. Addirittura, ben tre persone su dieci crede sia “accettabile” accettabile per i mariti picchiare le mogli. Le donne con pregiudizi nei confronti di altre donne sono aumentate, passando dall’83,4 per cento all’84,6 per cento.

Gli sforzi dell’Unione Europea e la mancanza di educazione alla differenza

Il rapporto lancia un grido di allarme e getta nello sconforto anche un’ Unione Europa che da anni, attraverso programmi mirati, cerca di abbassare il gender gap sociale. Il funzionario UNDP, Pedro Conceiçao, ha commentato in una nota:

Nonostante decenni di progressi, è evidente l'esistenza di barriere invisibili tra uomini e donne. La lotta odierna per l'uguaglianza di genere richiede l'eliminazione del pregiudizio. Gli sforzi che hanno avuto così tanto successo nell'eliminare le disparità nella salute o nell'istruzione devono ora evolversi per affrontare problemi molto più difficili: i pregiudizi profondamente radicati – sia tra uomini che donne – contro la vera uguaglianza.

Leggendo il rapporto, sarebbe fin troppo facile pensare che gli sforzi politici non siano serviti a niente. Ma sarebbe totalmente sbagliato gettare al macero anni di lotte per ottenere politiche eque e il diritto per le donne a sfondare il cosiddetto “soffitto di cristallo”. La realtà è che l’Onu, con la sua ricerca, ci offre una fotografia chiara: non c’è politica che regga senza essere accompagnata da una profonda educazione. L’educazione in questione, che diventa sempre più urgente, è quella della differenza. Uomini e donne hanno le loro caratteristiche e peculiarità, che li rendono estremamente differenti nell’approccio al lavoro e alla vita privata. E noi non siamo ancora in grado di percepirlo. Fin dall'infanzia siamo abituati a pensare in due soli modi: che il mondo sia modellato sui bisogni dell'uomo e che la differenza, quando viene riconosciuta, metta le donne su Venere e gli uomini su Marte. Ma se questo ci ha portato alla situazione di oggi, vuol dire che è sbagliato. Dovremmo avere il coraggio di ammettere che sì, siamo differenti, ma non per capacità, bensì per necessità. Saper abbracciare le diversità dei sessi senza che queste diventino svantaggio per qualcuno. E soprattutto il genere femminile dovrebbe riscoprire quel valore dimenticato che si chiama solidarietà. Perché se la ricerca citata ci dice che più dell'80 per cento delle donne pensa che gli uomini siano superiori a loro vuol dire che quelle donne stanno vivendo costrette in una gabbia che si sono costruite da sole. Perché continuano a pensare che seguendo il pensiero corrente abbiano più possibilità, che lo sforzo non valga la pena. Ma nessun passo potrà mai essere fatto senza un'estrema consapevolezza. Diamoci la mano e camminiamo a testa alta.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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