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Opinioni

“Non sono proprietà di nessuno”: Franca Viola, la prima donna a ribellarsi al matrimonio riparatore

Trentanove anni fa veniva abolito l’articolo del codice penale con cui un uomo poteva estinguere il reato di violenza sessuale sposando la propria vittima. La prima donna a ribellarsi a questa legge fu Franca Viola, che non accettò mai di convolare a nozze con il proprio aguzzino. Una storia che parla del coraggio di ribellarsi.
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A cura di Giulia Torlone
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Io non sono proprietà di nessuno”. Dopo questa frase, pronunciata da Franca Viola, in Italia viene abrogata una delle leggi più ingiuste mai contenute nel nostro codice: quella del matrimonio riparatore in caso di stupro. Era il 5 agosto del 1981 e la storia di Franca è quella del coraggio di disobbedire.

Franca Viola, quel “No” che ha fatto la storia

La gioventù di Franca Viola è quella di una ragazza siciliana figlia di genitori mezzadri, in un sud Italia in pieno fermento dopo la riforma agraria che abolisce i feudi e vede la nascita di piccoli proprietari terrieri. È il 1962 quando incontra e si fidanza con Filippo Melodia, nipote di un noto mafioso di Alcamo, città in cui entrambi vivono. Non passa molto tempo fino a quando Filippo viene arrestato con l’accusa di furto e appartenenza a una banda di stampo mafioso. È in quel momento che il padre di Franca, e Franca stessa, decidono di rompere il fidanzamento. Filippo però, dopo aver trascorso la reclusione in Germania, una volta rientrato torna alla carica e non si rassegna alla fine della storia con la donna. Filippo Melodia minaccia il padre di Franca, brucia i suoi raccolti, ma la famiglia Viola non cede di un millimetro. Il 26 dicembre 1965 Melodia e i suoi amici decidono di fare irruzione a casa di Franca, picchiano la madre e portano via la ragazza con il fratellino che era rimasto aggrappato alle sue gambe per proteggerla. Rispediranno a casa il piccolo poco dopo, mentre per Franca inizia il periodo peggiore, prigioniera in una casa isolata e poi nell’abitazione della sorella di Filippo Melodia. “Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza”, racconterà Franca. Solo il 6 gennaio del 1966 torna libera, con l’aiuto della polizia che finalmente ha trovato il posto dove la tenevano segregata.

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📌“𝑰𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒆𝒕𝒂' 𝒅𝒊 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒐, 𝒍’𝒐𝒏𝒐𝒓𝒆 𝒍𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒆 𝒄𝒉𝒊 𝒍𝒆 𝒇𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒕𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒆, 𝒏𝒐𝒏 𝒄𝒉𝒊 𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒃𝒊𝒔𝒄𝒆." Furono queste alcune delle dichiarazioni di Franca Viola durante il processo a carico del suo rapitore e stupratore. 🔴39 anni fa l’Italia, il 5 agosto del 1981, grazie anche alla ribellione di Franca Viola che, stuprata in Sicilia, ebbe il coraggio di dire no alle nozze con l’aggressore, con la nuova legge n. 442 "Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore”, si sbarazzò in un sol colpo di ‘nozze riparatrici’ e di ‘delitto d’onore’. L 'articolo 1 della Legge così recita :“gli articoli 544, 587 e 592 del codice penale sono abrogati”. 🔴Il legislatore cancellò quanto previsto dal codice Rocco, che in due articoli del c.p., il 544 e il 587, normava su “matrimonio riparatorio” e “delitto d’onore”, prevedendo l’estinzione della pena per la violenza sessuale, se seguita da nozze ‘salva-onore’ e pene ridotte, invece, per chi commettesse omicidio, ‘in stato d’ira’, nei confronti del coniuge, figlia e sorella, a seguito di ‘illegittima relazione carnale'. #francaviola #delitto #onore #matrimonio #riparatore #abrogati #csc #centrostudicriminologici #donna #rispetto #libertà #liberadiscegliere

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Il processo e quell'onore da recuperare

Una volta arrestato, Filippo è tranquillo di avere la legge dalla sua parte. La legislazione italiana, nell'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa. Anche perché la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. L’onore perso era quindi possibile recuperarlo con le nozze, mettendo in scena la ricostruzione di una famiglia perfetta con il proprio aguzzino. Franca però decide di non accettare e per la prima volta una donna italiana decide di non sottostare a una legge che scagiona un uomo attraverso un matrimonio.

Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce.

Questa è una delle frasi più potenti che Franca Viola ha pronunciato durante il processo a carico di Filippo Melodia. L’attenzione della stampa era altissima e le pressioni e le intimidazioni della mafia su tutta la famiglia Viola erano enormi. Una battaglia legale durissima, dove la ragazza viene infangata ripetutamente, ma che si conclude con la condanna a 11 anni per Filippo Melodia.

L'insegnamento di Franca è il coraggio di disobbedire

Franca Viola è stata la prima a dire No. Ad alzare la testa pubblicamente contro una legge barbara che non avrebbe dovuto essere neanche teorizzata. Ha fatto da apripista a moltissime donne che, dopo di lei, si sono ribellate a quell’obbligo sociale di riparare il disonore subito attraverso un matrimonio con il proprio stupratore. Ma se pensiamo che tutto questo sia finito, per legge, solo nel 1981 è qualcosa che ci deve far pensare. Il matrimonio riparatore e il delitto d’onore sono stati contenuti nel nostro codice praticamente fino a ieri. Pensiamoci quando qualcuno banalizza la lotta delle donne, quando sentiamo dire che ormai il sesso femminile ha ottenuto tutto quello che avrebbe voluto o che gli spettava. Se una battaglia di civiltà come questa si è combattuta solo 39 anni fa, vuol dire che tantissime altre battaglie abbiamo il dovere di continuare a portarle avanti. Magari con quella disobbedienza che proprio Franca Viola ci ha insegnato.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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