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Festival di Sanremo 2021

Noemi: “Ho sentito l’urgenza di cambiare. Il sovrappeso era un involucro per difendersi dal mondo”

“Ho sentito l’urgenza di cambiare. Quel mio involucro non era semplicemente un sovrappeso, era un appesantimento per difendersi dal mondo”. Reduce del successo di Sanremo 2021, dove ha presentato il brano “Glicine” che fa parte del nuovo album “Metamorfosi”, a Fanpage.it Noemi racconta la sua trasformazione fisica e spirituale, rivelando il significato dei suoi abiti “di luce” per il Festival.
A cura di Marco Casola
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Si è tanto parlato, prima e dopo Sanremo 2021, del cambiamento di Noemi, della sua trasformazione fisica e del dimagrimento della cantante. Ma a ben guardare quello di Noemi non è solo un cambiamento fisico: ad apparire diverso è il suo sguardo. Guardandola oggi i suoi occhi trasmettono serenità, emanano una luce nuova. La stessa luce Noemi ha voluto portarla sul palco del Festival di Sanremo con una serie di splendidi abiti vintage di Dolce&Gabbana ricoperti di cristalli.

Era bellissima prima, lo è oggi mentre, con una nuova consapevolezza, parla della sua trasformazione. La trasformazione di una donna più forte rispetto al passato, più sicura, di una donna che si è riappropriata della sua femminilità raggiungendo la serenità interiore. "Usavo il mio corpo come uno scudo – dichiara a Fanpage.it – ho sentito l'urgenza di cambiare. Quel mio involucro non era semplicemente un sovrappeso, era un  over thinking, un appesantimento per difendersi dal mondo". E adesso che si è liberata da quell'involucro Noemi è pronta a brillare con il suo sorriso, il suo sguardo intenso, con la sua musica e con la sua splendida voce. Nell'intervista rilasciata a Fanpage.it racconta come la sua perdita di peso sia derivata da un lungo percorso interiore e di come il suo corpo sia cambiato dopo essersi alleggerita di un fardello interiore più che fisico.

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“Glicine” non è solo una storia d’amore, ma parla di rinascita: tu dove hai trovato la forza interiore per cambiare e rinascere?

C'è stato un periodo in cui mi sentivo fuori fuoco come persona, avevo bisogno di fermarmi, riflettere e rimettermi in bolla. Sono partita da me, dalla mia testa, volevo liberarmi di alcuni percorsi obbligati. Ho voluto fare un percorso, di pulizia, anche attraverso la terapia e la mindfulness e dopo tutto questo sono riuscita a ritrovare il mio centro. Per la prima volta nella vita mi sono resa conto che non toglievo niente a nessuno ascoltandomi, guardandomi davvero e riflettendo anche su come volevo essere. Poi tutto questo procedimento mentale l'ho portato nella musica: una volta che mi sono inquadrata a livello personale ho guardato quello che stavo facendo e ho preso delle decisioni importanti, come ad esempio uscire fuori dal mio guscio, incontrare il mondo dell'underground italiano. Sono dunque riuscita a uscire fuori da una piccola palude in cui mi ero infilata non so come. Ho ritrovato degli spunti nuovi anche per la mia voce.

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Quando è nato in te il bisogno di ridefinire te stessa, passando anche attraverso una metamorfosi fisica?

Tante volte sei preso dalle cose e non ti accorgi di quello che ti succede. Non ti guardi realmente allo specchio. Non ti vedi, ti intravedi, ti sbirci. Una volta che mentalmente sono riuscita a fare chiarezza dentro di me. E sono riuscita ad riascoltare la mia voce mi sono guardata allo specchio e mi sono resa conto che la pesantezza che io vivevo anche nel mio corpo rappresentava una pesantezza mentale. Una volta che mi sono libertà di questa pesantezza mentale avevo bisogno di farlo anche fisicamente. Questo dinamismo che ho scoperto nella mia testa, nella mia vita, volevo riportarlo anche sul mio corpo. Ho sentito l'urgenza di cambiare. Quel mio involucro non era semplicemente un sovrappeso, era un  over thinking, un appesantimento per difendersi dal mondo. Non mi  voglio difendere dal mondo, voglio vivere il mondo con apertura e con leggerezza. Avevo bisogno io di sentirmi bene con me.

I commenti che venivano fatti sul tuo corpo hanno inciso sulla decisione di intraprendere questo percorso di trasformazione?

No, assolutamente. Sono tanti anni che salgo sul palco dunque mi succede spesso di ricevere critiche positive o negative. Ormai ho un bagaglio di esperienza. In realtà l'unica che può ferirmi sono io. Il problema vero era che io non mi sentivo più bene. Non mi sentivo più rappresentata e quindi mi sono messa a lavorare. Una volta che sblocchi la testa, il corpo gli va dietro quindi non è che c'è stata questa fatica gigantesca. Mi sono rivolta a una Dottoressa, Monica Germani, che mi ha fatto fare un percorso, anche emotivo, con il cibo. E poi mi sono allenata con il mio personal trainer. Sono contenta. La cosa più bella è che tutto questo sono riuscita a metterlo in musica nel disco, per me è stata la sfida più grande. Non sono molto brava a raccontarmi, a parlare di me, a espormi raccontando le mie fragilità. In passato, quando sceglievo i miei pezzi, mi sentivo solo un tramite: le parole  dell'autore per me erano una piccola coperta di Linus che mi faceva sentire un po' più sicura. Invece con questo disco ho fatto tutt'altro. Sono partita da me, ho raccontato agli autori con cui ho collaborato come mi  sentivo, come volevo sentirmi, cosa volevo trasmettere. In questo disco sono io, è il mio racconto.

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Sulle donne ci sono sempre molte aspettative non solo sull’aspetto fisico, ma anche per esempio sulla maternità. Avverti questo tipo di pressione esterna?

Il corpo della donna ha tanti significati. Nei secoli gli sono stati appiccicati tantissimi significati, quindi è normale che sia un argomento molto discusso. Il discorso del vai bene solo se vai bene a te è profondamente inclusivo. Io credo che il cammino sarà ancora lungo perché il corpo della donna significa tanto. Negli ultimi 150 anni ha subito un'evoluzione pazzesca: da relegate solo nell'ambito familiare siamo entrate nel mondo del lavoro, prima dovevamo essere donne e mamme, poi dovevamo essere donne in carriera, senza figlia, eccetera. Adesso stiamo riacquisendo quella parte di femminilità, è una cosa bellissima. Credo che in questo ci abbia aiutato tanto la comunità gay, perché la comunità LGBT ama moltissimo la parte femminile della donna.

Noemi in Dolce&Gabbana nella prima serata di Sanremo 2021
Noemi in Dolce&Gabbana nella prima serata di Sanremo 2021

Recentemente si è parlato più del tuo corpo che della tua musica. Ti ha dato fastidio?

No assolutamente, è stato un altro modo per raccontare quello che stavo vivendo anche musicalmente, perché in realtà anche il mio corpo è lo specchio della mia musica, è lo specchio di quello che sto vivendo. Il messaggio "vai bene solo se vai bene a te" era fondamentale che arrivasse, perché ci sono delle persone che sono leggerissime anche se hanno dei corpo burrosi, delle persone che ti trasmettono forza anche con un copro esile. E' bello essere inclusivi. Penso anche, ad esempio, al discorso fatto da Vanessa Incontrada: lei non si ama così com'è perché si è accettata, lei nella sua testa è felice, il suo corpo lo vive con felicità. Tutto ciò non vuol dire diventare buonisti, perché è chiaro che bisogna essere sani, il corpo deve essere un corpo sano. E poi spero che questo possa essere un escamotage, molte persone incuriosite dal mio nuovo aspetto magari andranno anche a sentire il mio disco. La vivo in maniera easy. E' anche un modo per arrivare a più persone possibili.

Noemi in Dolce&Gabbana a Sanremo 2021
Noemi in Dolce&Gabbana a Sanremo 2021

Come hai scelto i look per Sanremo 2021?

Dopo questo percorso, guardandomi allo specchio ho pensato che questa leggerezza mentale che avevo conquistato volevo riproporla anche sul mio corpo. E poi c'è stato l'incontro con la mia mitica stylist, Susanna Ausoni, che mi ha aiutato un po' in questa metamorfosi. Con lei abbiamo fatto un viaggio all'interno di quelle che sono le forme, i colori, la luminosità. La moda io l'ho sempre vissuta con un pochino d'ansia, perché a me piace stare comoda, abbastanza morbida. Invece quest'anno ho avuto il piacere di indossare questi vestiti che definivano la mia personalità, l'amplificavano in qualche modo.

Come è stato indossare abiti vintage di Dolce&Gabbana?

L'incontro con Dolce&Gabbana è stato importante e abbiamo scelto abiti d'archivio. Per esempio il vestito della prima sera è un modello delle sfilate del 2007 che aveva indossato Leona Lewis nel video di "Bleeding Love", quindi è un abito che ha una storia. Anche a livello ecologico la scelta di fare recycling e di avere un abito vintage è una bella scelta. Sul palco solitamente salgo sempre "nuda" perché ho la mia voce che è l'unica cosa che mi definisce. Quest'anno, invece, portando sul palco il mio cambiamento l'unica armatura che volevo portare con me è stato quest'abito di luce, un'armatura che però non doveva rappresentare una chiusura ma che doveva racontare un'apertura, una luminosità. Spero di esserci riuscita.

Noemi in Dolce&Gabbana nella serata finale di Sanremo 2021
Noemi in Dolce&Gabbana nella serata finale di Sanremo 2021

Parteciperesti a Sanremo in una veste diversa, come hanno fatto le tue colleghe Arisa o Elodie che sono state co-conduttrici?

Sarebbe divertentissimo. Potrebbe essere. Per il momento mi voglio godere questo Sanremo. Sono  arrivata a tantissime persone, mi sono arrivati un sacco di messaggi, un sacco di congratulazioni, tanta positività. Vediamo chissà.

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