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Marie Scully: chi è l’ematologa che ha identificato gli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca

Mary Scully è l’ematologa che, prima in tutto il mondo, ha messo in relazione tra loro i casi di tre pazienti che presentavano un grave quadro clinico: coaguli e carenza di piastrine. La dottoressa è risalita al fattore comune, identificando quei sintomi come effetti collaterali del vaccino AstraZeneca.
A cura di Giusy Dente
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La lotta al Covid-19 ha visto in prima fila professionisti pronti a dedicarsi anima e corpo in nome del contenimento della pandemia e della ricerca di una cura efficace contro questo virus che da più di un anno sta sovrastando le nostre vite. Le donne sono state grandi protagoniste sin dall’inizio e continuano a esserlo anche ora, che la cura c’è. Il vaccino è un argomento caldissimo in tutto il mondo ed è proprio grazie a una donna che si è riusciti a identificare alcuni effetti collaterali che prima nessuno aveva individuato.

La scoperta di Marie Scully

Marie Scully, ematologa e consulente dell’University College London Hospital, è stata la prima a mettere in relazione trombi e piastrine col vaccino AstraZeneca e a identificarli come effetti collaterali. Il caso che le ha permesso di giungere a questa importante scoperta è stato quello della 30enne del Regno Unito che presentava un quadro clinico anomalo, con trombi nel cervello e piastrine basse. "Non quadrava. Solitamente quando si verificano problemi come questi riusciamo a individuare una causa, ma con questa giovane donna no" ha raccontato al Guardian. L’ematologa, preoccupata, ha mantenuto una lucidità tale da collegare quell'episodio con altri visti in precedenza e a collegarli tra loro, risalendo al fattore comune e dunque alla causa scatenante di tutto: il vaccino AstraZeneca. È stata la prima al mondo.

L'importanza di vaccinarsi

Benché i medici continuino a rassicurare la popolazione sul vaccino AstraZeneca, presentandolo come sicuro ed efficace, gli effetti collaterali e gli imprevisti non si possono sempre controllare e prevedere. E il caso di quella giovane donna lo dimostra. In situazioni come quella è fondamentale avere capacità di diagnosi, proprio come ha fatto la dottoressa Scully, prima che potesse essere tardi. La paziente infatti era finita intubata in terapia intensiva, in gravi condizioni. L'ematologa si è affidata al sesto senso, a un’intuizione brillante che a posteriori non ha saputo neppure lei giustificare o motivare. Fatto sta che la sua scoperta ha permesso di salvare delle vite, perché ha fatto sì che si mettesse in atto un trattamento appropriato: anticoagulanti sì ma niente eparina, niente trasfusione di piastrine, produzione controllata di anticorpi Pf4, somministrazione endovenosa di immunoglobuline. «Nessuno dovrebbe scegliere di non vaccinarsi. Questo è un messaggio che non possiamo trasmettere perché è assolutamente fondamentale per la salute pubblica» ha commentato.

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