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Madri tossiche: come capire se il legame mamma-figlio è disfunzionale

“Il mito della madre perfetta è fuori luogo, non esiste. Esistono mamme sufficientemente buone e esistono anche mamme che fanno grandi danni”. Siamo abituati a pensare che le mamme siano sempre pronte a tutto per i figli, disponibili, amorevoli e accoglienti. Ma non sempre è così. La psicologa Annalisa Barbier ci spiega quali sono le caratteristiche che rendono un legame madre-figlio altamente disfunzionale.
Intervista a Dott.ssa Annalisa Barbier
Psicologa, psicoterapeuta, esperta in neuropsicologia
A cura di Francesca Parlato
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È difficile mettere in discussione le madri. Per cultura, per tradizione, per come il patriarcato ci ha insegnato. Le madri sono delle figure sempre amorevoli, affettuose, dotate di quel famoso istinto materno (non importa se questo concetto sia stato efficacemente smontato) sempre pronte a rinunciare a tutto pur di rendere felici i figli. E invece non bisogna avere paura di raccontare che esistono anche madri ‘tossiche' che inquinano il rapporto con i figli, dando vita a dinamiche disfunzionali, in grado di influenzare in maniera negativa intere esistenze, a partire dall'infanzia fino all'età adulta. "Le madri rappresentano ancora oggi la figura di accudimento per eccellenza – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Barbier, esperta in neuropsicologia – E nel 99% dei casi lo sono anche concretamente. Questo non significa escludere l'importanza del padre o dei nonni, che anzi rappresentano un'opportunità essenziale per sviluppare un legame di accudimento sano e funzionale. Ma è vero che è nella relazione con le madri si creano quelle dinamiche di attaccamento in cui ci si sente amati, si riesce a sentire la propria amabilità e si può percepire l'altro come accudente, amorevole e di supporto nei momenti di difficoltà".

Se il rapporto con la madre è disfunzionale

Se è vero che la madre rappresenta la prima relazione di attaccamento, non è detto che questo tipo di legame sia sempre funzionale. "Ci sono le madri fredde, quelle distanti o infastidite dalle richieste del bambino. Ci sono donne che non riescono a prendersi cura dei figli". Poi esistono le mamme chioccia, quelle iperprotettive. "Estremamente invadenti, controllanti che portano il bambino a sviluppare legami caratterizzati dalla tendenza a sentirsi controllati o sopraffatti dalla presenza dell'altro". Poi ci sono madri che soffrono di disturbi della personalità. "In questo caso si tratta di mamme altamente problematiche: crisi depressive, schizofrenia, tossicodipendenza. Si tratta di donne che non possono fornire quell'accudimento e quella cura necessaria al proprio bambino". Si tratta di situazioni tutte molto diverse tra loro, ma tutte sono caratterizzate da un tratto comune secondo la psicologa Barbier. "Si tratta di mamme che non sono in grado di trovare quella sintonizzazione emotiva con il proprio bambino che caratterizza la base per la costruzione di un attaccamento sicuro".

"Nessuna madre è perfetta"

Secondo la psicologa Barbier, più che provare a mettere delle etichette alla tipologia di madre, è utile parlare di aspetti e modi disfunzionali di stare all'interno di una relazione con i propri figli. "Dobbiamo intanto partire dal concetto che nessuna madre è perfetta così come nessun figlio è perfetto – chiarisce – Ci sono madri sufficientemente buone e altre che non lo sono, ma non vuol dire che dietro ci sia per forza un problema psicologico o un disturbo della personalità. La creazione di ogni legame può essere soggetta a diversi gradi di disfunzionalità. Secondo la teoria dell'attaccamento, oltre l'attaccamento sicuro, nella relazione che si crea con la principale figura di riferimento, si possono costruire legami disfunzionali, come quello insicuro ambivalente, l'evitante e il disorganizzato".

Dall'accudimento all'autonomia: i bisogni dei bambini

I legami disfunzionali per forza di cose hanno delle conseguenze sullo sviluppo e sulla crescita del bambino. "Se non si riesce a garantire al bambino di crescere in maniera mediamente sana, se non si dà la possibilità di vedere almeno mediamente soddisfatti i propri bisogni fondamentali come sicurezza, stabilità, accudimento amorevole, accoglimento, accettazione le conseguenze non tarderanno ad arrivare. Si tratta di bisogni necessari e che nascono da subito nel bambino piccolo, pensiamo alla necessità di essere preso in braccio ad esempio". Ma a causa di un legame disfunzionale può succedere che oltre a questi bisogni primari di accudimento vengano meno anche altri tipi di necessità. "Il bisogno di autonomia, di esprimere le proprie emozioni o bisogni, di sviluppare le proprie capacità e il proprio senso di identità. Ed è molto importante anche che nei bambini si sviluppi il senso di limiti realistici: favorisce la costruzione della tenacia ma anche dell'autocontrollo, della capacità di porsi dei limiti".

Le conseguenze di un legame disfunzionale

Queste categorie di bisogni rappresentano quelli più importanti di un bambino per la sua crescita. "Pensiamo a quelle madri che per una qualsiasi ragione non riescono a soddisfare queste necessità. Pensiamo alle madri che non riescono a fornire sicurezza, stabilità, cura e sintonizzazione emotiva al bambino. Il rischio in questi casi è che diventerà un adulto probabilmente incapace di sentirsi amabile o degno di amore o proprio sicuro di sé stesso". Ma ci sono anche le madri che invece tendono sempre a togliere le castagne dal fuoco ai propri figli. "Le chiamano anche mamme spazzaneve: sono madri che non soddisfano nei figli la necessità di autonomia e di identità". E le conseguenze arrivano una volta adulti: "I figli di queste madri iperprotettive e controllanti si aspetteranno sempre che qualcuno risolva i loro problemi, con un senso di incapacità e di scarsa fiducia in sé stessi dovuto al fatto che non hanno potuto sviluppare le proprie capacità e di vivere le proprie esperienze". Nel caso invece di madri anaffettive, che tengono a distanza il bambino, che mostrano fastidio nei suoi confronti, il rischio è che la capacità di esprimere i bisogni sia compromessa. "Per queste mamme l'espressione dei propri desideri e delle proprie necessità è una forma di debolezza e ovviamente questo avrà delle ripercussioni significative sulla crescita del bambino". In alcuni casi invece le madri sono imprevedibili. "A volte sono fredde e respingenti e altre invece affettuose e presenti: in questo caso il bambino crescerà sviluppando la necessità di prevedere la disponibilità o meno della mamma, ma soprattutto un senso di sé come non sempre amabile e degno di amore, in un continuo senso di insicurezza che pervaderà tutti i legami affettivi". In altri casi ancora il legame disfunzionale si manifesta attraverso l'adultizzazione del bambino. "Alcune madri tendono ad appoggiarsi sui figli, si confidano con loro, li trattano da pari. Questo è un atteggiamento estremamente deleterio: non consente ai figli di crescere, i bambini e i ragazzi non possono essere accudenti come un adulto. Ricordiamoci che è sempre il figlio che ha bisogno della madre e non il contrario". Infine ci sono le madri francamente abusanti: "Si tratta di abusi fisici o psicologici: e sono le situazioni più dannose e difficili da risolvere, che prefigurano i traumi dell'attaccamento".

Cosa fare da adulti

Quando si cresce ci si può rendere conto con lucidità di quelle che sono state le dinamiche disfunzionali che hanno caratterizzato il legame di accudimento con la propria madre. "A volte ci si arriva perché si vivono grandi sofferenze da adulti, soprattutto durante le relazioni con gli altri". La difficoltà maggiore derivante da un legame madre figlio disfunzionale si riverbera infatti proprio nell'incapacità da adulti di sviluppare sani rapporti affettivi. "Autostima, capacità di autodeterminarsi, capacità di sentirsi degni d'amore o di chiedere quando si ha bisogno, di affidarsi e di fidarsi: sono tutte caratteristiche che possono essere minate da un legame materno disfunzionale". Rendersi conto da adulti di avere questo tipo di difficoltà è già un bel passo avanti. "Si può fare sempre qualcosa. Anche prendere delle distanze fisiche se necessario. Ma soprattutto essere consapevoli dei bisogni che non sono stati soddisfatti, che il genitore non è stato in grado di soddisfare, e da questa consapevolezza imparare a prenderci cura noi del bambino che siamo stati, del bambino che è stato ferito e che ha visto i suoi bisogni, anche importanti, non soddisfatti come ne avrebbe avuto diritto". Prenderci cura di noi stessi, essere tolleranti, amorevoli e compassionevoli con quelle parti di noi che sono rimaste ferite, tristi, spaventate o arrabbiate è il passo successivo. "Infine dobbiamo cercare di perdere l'aspettativa che prima o poi la madre soddisferà i nostri bisogni di amore, accoglienza, rispetto. Continuare a tenere in piedi in maniera ostinata la pretesa che il genitore si comporti come desideriamo diventa un fattore patologico. A meno che non si voglia tentare di parlare con la madre per ricostruire un legame di comprensione e affettivo (altamente sconsigliato nel caso di madri abusanti, dove le distanze vanno prese senza alcuna titubanza) – conclude la psicologa – Crescere vuol dire questo: prendersi cura di noi e comprendere con lucidità e autonomia che quel legame (disfunzionale) ha quelle caratteristiche e difficilmente potrà averne delle altre".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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