L’intestino è il nostro secondo cervello: ecco come può influenzare scelte e decisioni
È capitato a tutti, a ridosso di un esame o durante un momento particolarmente stressante, di soffrire di colite. Oppure di trovarsi in una situazione complicata, difficile da gestire razionalmente e di affidarsi allora a una scelta “di pancia”. Ed è proprio lì, nella pancia, che risiede il nostro secondo cervello, più precisamente nell’intestino. Quest’organo speciale, la cui misura è pari a cinque volte la propria altezza, è responsabile non solo della trasformazione di tutto quello che mangiamo ma anche di parte delle nostre emozioni.
Perché si definisce secondo cervello?
A rendere così speciale l’intestino è l’esistenza del sistema nervoso enterico. “È stato proprio dopo questa scoperta che gli scienziati l'hanno definito secondo cervello. – spiega la dottoressa Roberta Martinoli, medico, esperta in nutrizione, dottoressa in Scienze Agrarie e in Scienza della Nutrizione Umana – L'intestino ha moltissime cellule nervose, circa cento milioni, ed è l’unico organo in grado di prendere delle decisioni in maniera autonoma. Se ad esempio ingeriamo un alimento tossico o irritante il nostro intestino agisce espellendolo, senza bisogno di passare per il primo cervello”. Ciò non vuol dire che non ci sia comunicazione tra i due: “Intestino e cervello – continua l’esperta – sono strettamente connessi grazie al sistema nervoso autonomo. Alcune informazioni viaggiano attraverso il nervo vago, un’importantissima strada che possiamo definire a doppio binario: le informazioni sono trasmesse infatti sia dall’intestino al cervello che in senso opposto. Una situazione di tensione o stress provocherà quasi sicuramente una reazione anche a livello intestinale”. Sono dei meccanismi che possiamo definire arcaici, che valgono per noi come valevano per i nostri antenati o anche per gli animali: pensiamo all'uomo preistorico che, inseguito da un branco di animali, ha la necessità di scappare via il più in fretta possibile e per questo ha bisogno di alleggerirsi, di correre veloce senza essere appesantito dal cibo. Nasce proprio da questa esigenza la necessità evacuare. Oggi non siamo più inseguiti da animali ma siamo circondati da situazioni di stress che scatenano in noi ancora le stesse reazioni.
Anche l’intestino influenza il cervello
Anche l’intestino, e in particolare il suo microbiota, può condizionare lo stato d’animo: “Il microbiota è un insieme di batteri, protozoi, virus e miceti che vive nel nostro organismo – chiarisce la dottoressa Martinoli – e ha delle influenze grandiose sull’umore, sul carattere, sull’intelligenza, sulle nostre scelte, e sulla tendenza a preferire cibi anziché altri”. Bisogna anche ricordare che è nell’intestino che è prodotto il 95% della quantità di serotonina del nostro organismo, l'ormone del buonumore, un neurotrasmettitore importantissimo per il sistema nervoso centrale e che regola la peristalsi intestinale. “Psycobiotic revolution: è questo il termine che alcuni scienziati hanno coniato – spiega la dottoressa Martinoli – per definire quei batteri che producono una quantità infinita di sostanze, tra cui alcune anche ad azione simil ormonale, e che sono in grado di modulare e interferire con le cellule responsabili della produzione di serotonina e quindi anche sul nostro umore.”
Perché il microbiota è così importante
Prendendo spunto dal famoso incipit “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”, in una pubblicazione sulla rivista scientifica Nature si parla dell’effetto Anna Karenina anche sull’intestino: quando c’è eubiosi (ovvero buon equilibrio del microbiota) tutti gli intestini si somigliano, se invece c’è disbiosi, ogni intestino patirà un’alterazione diversa. “Un intestino disbiotico – chiarisce la dottoressa – dà sempre segno di sé e causerà anche uno stato infiammatorio. E ricordiamo che siccome nessun intestino è un’isola, l’infiammazione attraverso la mucosa intestinale potrà arrivare a toccare anche altri organi, in particolare quelli più sensibili. Ad esempio se ho un’infiammazione intestinale e sono debole di cuore, il cuore risentirà di questa infiammazione”.
Come prenderci cura del microbiota
Il microbiota si forma al momento del parto vaginale, durante l’allattamento e nei primi anni di vita. “Un intestino per essere sano deve essere vario, così si eviterà una prevalenza di una sola popolazione batterica sulle altre. – sottolinea la dottoressa – È importantissimo seguire un’alimentazione varia, e fondata in maniera prevalente su vegetali e prodotti minimamente processati. Ridurre il consumo di alimenti industriali e fare invece spazio ad alimenti fermentati. Inoltre è importante anche ridurre il consumo di antibiotici che azzerano il microbiota e che causano, soprattutto nei bambini, una maggiore propensione a contrarre malattie autoimmuni”. E ancora una volta torna utile l'aforisma più gettonato quando si parla di alimentazione. Anche se il suo autore, il filosofo Ludwig Feuerbach nel 1862, non si riferiva certo al microbiota o all'intestino, ma piuttosto all'idea materialistica per cui a pancia vuota non si possono sviluppare intelligenza, conoscenza e umanità, l'intuizione era giusta: "L'uomo è ciò che mangia".