11 CONDIVISIONI

La principessa Beatrice di York racconta cosa vuol dire crescere con la dislessia: “Per me è un dono”

La nipote della regina Elisabetta ha scoperto di essere dislessica a 7 anni e ora vuole sottolineare con forza che non deve essere per forza una disabilità, un limite invalicabile. Con il giusto aiuto, può essere un modo diverso di imparare e di rapportarsi con il mondo: “Parlarne in modo positivo può aiutare tutti”
A cura di Beatrice Manca
11 CONDIVISIONI
Immagine

La principessa Beatrice di York non potrebbe essere più felice: si è sposato con l'imprenditore Edoardo Mapelli Mozzi e in autunno diventerà mamma per la prima volta. Ha da poco compiuto 33 anni (che il marito ha voluto celebrare con una romantica foto insieme) e ora è concentrata su una missione: cambiare il modo in cui si parla di dislessia. La nipote della regina Elisabetta infatti ha scoperto di essere dislessica a 7 anni e ne ha sempre parlato apertamente per dimostrare che non deve essere per forza una disabilità, un limite invalicabile. Con il giusto aiuto, può essere solo un modo diverso di imparare e di rapportarsi con il mondo.

"A scuola mi sentivo sempre confusa"

Beatrice di York ha parlato recentemente della sua esperienza con la dislessia durante un'intervista con Giovanna Fletcher di Hello Magazine, in un incontro via Zoom dedicato al ritorno a scuola. La figlia di Sarah Ferguson e del principe Andrea ha ricevuto la diagnosi a 7 anni. "Ricordo che mi sentivo molto confusa – racconta nell'intervista, ricordando i primi anni di scuola – Ero sopraffatta e mi chiedevo perché tutto m sembra così nebuloso? Perché ho l'impressione che le parole sulla pagina non abbiano senso…insomma, che sta succedendo? Che cosa si aspettano che faccia io?". Quello che la aiutata di più, dice, è che le persone intorno a lei la spingevano a pensare alle cose che poteva fare, non alle cose in cui aveva difficoltà.

"Parliamo di dislessia in positivo"

Questo approccio positivo è quello che l'ha spinta a condividere la sua esperienza con la dislessia in pubblico, per ispirare e aiutare altre persone. "Se raccontando la mia storia posso aiutare anche solo un ragazzino che ha appena scoperto di avere il dono della dislessia, penso che sia una fantastica opportunità". Dal 2013 Beatrice è la patrona di una fondazione benefica dedicata a questo scopo, la Helen Arkell Dyslexia Charity. Nell'intervista dice anche di essere pronta se il suo bebé o Wolfie, il figlio del marito, dovessero scoprire di essere dislessici. "Anche mio marito è dislessico" precisa, e aggiunge: "Se dovessero essere così fortunati da ricevere la diagnosi sono grata di avere gli strumenti per aiutarli, come la mia fondazione. Io la vedo davvero come un dono". E infine aggiunge: "Parlare di diagnosi non rende giustizia ad alcune menti brillanti che abbiamo. Penso che cominciare a parlarne in modo positivo possa aiutare davvero tutti".

11 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views