La cestista Liz Cambage offesa per il suo corpo: un’atleta si giudica per come gioca non per il peso
Quando si vuole ferire qualcuno la prima arma che si è soliti utilizzare è quella dell'offesa fisica. Il body shaming è un fenomeno dilagante, che punta proprio a sminuire l'altra persona, a deriderla e farla vergognare di sé, a farla sentire insicura: è una forma di discriminazione, una violenza verbale che non conosce sesso né peso. Riguarda gli uomini e le donne, riguarda le persone in sovrappeso (fat shaming) ma anche quelle magre e apparentemente del tutto in linea a quegli standard di bellezza che guardano alla magrezza come sinonimo di perfezione (skinny shaming). Purtroppo gli episodi di body shaming sono all'ordine del giorno nella quotidianità così come sui social, tante celebrities hanno sensibilizzato sull'argomento dando risalto alle loro storie. Dalla modella curvy Ashley Graham all'attrice Blake Lively, vittima di un vero e proprio mum shaming per il suo corpo cambiato dopo le gravidanze, l'ossessione per il corpo altrui riguarda anche coloro che si rimettono in forma e perdono peso: è successo a Katia Follesa per esempio, finita nel mirino degli haters perché dimagrita! Neppure il mondo dello sport è immune a tutto questo, non è qualcosa di confinato al mondo dello spettacolo. Anche in questo settore non mancano i commenti beceri che si focalizzano sul corpo di un giocatore, anche quando da guardare ci sarebbe ben altro durante una partita. L'ultima vittima di tutto questo è la cestista australiana Liz Cambage, professionista nella WNBA.
Atleta offesa per il suo corpo
Chi pratica uno sport è abituato a lavorare col suo corpo, è ciò che di più prezioso possiede: la fatica, il sudore, la tensione, la forza, la stanchezza sono all'ordine del giorno, si è abituati a portare quel corpo al limite, chiedendo il massimo. Un atleta non chiede altro che essere riconosciuto come tale, per il lavoro che svolge in campo. Ed è un lavoro che va portato avanti con sicurezza, certi di essere valutati e commentati solo per le proprie capacità. Così non è stato per Liz Cambage, giocatrice dei Las Vegas Aces. Nel corso di una partita contro il Connecticut Sun, l'allenatore e direttore della squadra avversaria ha fatto un commento sul peso della cestista. Non sulla sua tecnica di gioco, non sul suo impegno in campo, non sulle sue doti fisiche: ma sul numeretto della bilancia. "Dai, peserà 300 libbre" ha detto Curt Miller a un ufficiale di gioco, deridendo la corporatura atletica e robusta della giocatrice.
Il body shaming non ha giustificazioni
Liz Cambage, dal canto suo, si è sentita profondamente offesa per queste parole, che nulla hanno a che vedere con i valori sportivi e nulla hanno a che vedere con un contesto di gioco. "Non lascerò mai che un uomo mi manchi di rispetto, mai e poi mai" ha detto in un video. Tra l'altro l'atleta è in perfetta forma fisica, data la sua statura e la sua massa muscolare: quasi 2 metri di altezza per circa 100 Kg, ha spiegato. Le parole di Miller non sono passate inosservate, ma anzi sono state giudicate gravi e lesive. Non a caso, è stato multato (10mila dollari, più di 8mila euro) e sospeso per una partita dalla WNBA. L'allenatore, riconoscendo di aver fatto un'osservazione denigratoria e del tutto fuori luogo sul peso dell'atleta, si è scusato per la sua mancanza di rispetto. "Sono deluso da me stesso e davvero dispiaciuto, pieno di rimorso" ha detto Miller, che sembra abbia compreso la gravità del suo gesto e accettato le sue conseguenze. Ha anche rivolto le sue parole direttamente alla Cambage: "Voglio scusarmi sinceramente con Liz e l'intera organizzazione". La 29enne con autorevolezza e orgoglio ha ribadito quanto sia fiera di sé e del proprio corpo. Ha però chiesto però più educazione e sensibilità: "Non mancate mai di rispetto a me o a un'altra donna del campionato". Quando capiremo che le parole sono importanti e soprattutto che anche loro hanno un peso?