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Kate Middleton incontra le mamme che hanno perso un figlio: «È coraggioso parlarne apertamente»

In occasione della “Settimana della consapevolezza sulla perdita di una bambino” Kate Middleton ha visitato un centro londinese che si occupa di ricerca sugli aborti spontanei e di assistenza alle mamme alle prese con questo dramma. Ne ha anche incontrata qualcuna e si è commossa ascoltando le loro storie.
A cura di Giusy Dente
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La perdita di un figlio è un'esperienza di dolore talmente segnante, da aver spinto all'istituzione di una giornata appositamente dedicata. Si chiama BabyLoss Awarness Day: la giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile. Oltre a unire le famiglie nella commemorazione, aiuta i genitori nell'elaborazione del lutto attraverso il supporto di esperti, per non lasciare soli mamme e papà alle prese con la morte del loro bambino. Da sempre attenta al sociale e impegnata in prima persona sui temi più delicati, Kate Middleton ha voluto incontrare le mamme che hanno dovuto purtroppo sperimentare sulla loro pelle questo momento toccante e ha visitato un centro in prima fila nella lotta alla mortalità neonatale e soprattutto agli aborti spontanei, eventi traumatici per una mamma. L'abito indossato per l'occasione era quello di Emilia Wickstead già sfoggiato a novembre.

Kate Middleton parla con le mamme e si commuove

La duchessa di Cambridge ha fatto visita all'Imperial College di Londra in occasione delle iniziative della Settimana della consapevolezza sulla perdita di una bambino (9-15 ottobre). Kate Middleton, che è mamma di tre bambini, ha ascoltato con commozione le storie di donne che hanno perso i loro figli. Il loro dolore l’ha molto colpita, per questo ha voluto informarsi su tutte le attività del centro Tommy’s per ridurre il numero di aborti spontanei e di neonati che vengono alla luce morti. Quella di Clare Worgan è stata una delle testimonianze più toccanti: la sua storia di dolore risale al 2017, anno in cui la sua bambina è morta a poche ore dal parto. Questo ha inciso profondamente sul suo equilibrio, ma anche sul rapporto di coppia col marito. Due vite sconvolte le loro, come quelle di tutte le famiglie coinvolte in questa tragedia, molte delle quali scelgono di dedicarsi alla beneficenza per superare il dolore. Proprio come Clare, che ha lasciato il lavoro e si è rimessa sui libri per diventare ostetrica, dicendo addio alla sua vecchia carriera in una società di ingegneria solo per potersi rendere utile ad altre donne. «È coraggioso da parte tua parlarne così apertamente. Gran parte della ricerca e del sostegno alle organizzazioni viene da genitori che hanno vissuto questa esperienza e vogliono aiutare gli altri. È stimolante», ha commentato la duchessa. Significativa anche la storia di
Obiélé e Nii-Addy Laryea: la coppia era reduce da due aborti spontanei quando è giunta alla clinica Tommy's, dove la donna è stata seguita nella sua terza gravidanza con una procedura che ha permesso al loro figlio (che oggi ha due anni) di venire al mondo sano.

La scienza va avanti

I medici del centro di ricerca Tommy’s sono quotidianamente impegnati sul fronte della ricerca, per prevenire gli aborti spontanei, i nati morti e anche le nascite premature. Grazie al loro lavoro e a questi progressi scientifici tanti bambini sono venuti al mondo sani e nella sua visita al centro la duchessa ne ha anche incontrato qualcuno. Il professor Phillip Bennett, direttore del Centro, ha dichiarato: «Trovando le cause profonde dell'aborto spontaneo possiamo adottare misure per impedire che accada. Ad esempio, sappiamo che circa la metà di tutti gli aborti precoci non è dovuta ad anomalie genetiche, quindi devono esserci cause sottostanti che possiamo trattare». Nel Regno Unito si stima che una gravida su quattro finisca con la morte del piccolo, durante la gravidanza o al momento del parto.

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