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Opinioni

In Polonia è ormai impossibile abortire. L’erosione della democrazia inizia dal corpo delle donne

Lo scorso ottobre la Corte Costituzionale polacca ha deciso di vietare l’accesso all’interruzione di gravidanza anche nei casi di gravi malformazioni del feto, rendendo di fatto quasi impossibile ricorrere all’aborto. Dopo quattro mesi di enormi proteste all’interno del Paese, ieri sera la norma è entrata in Gazzetta Ufficiale nonostante il sentire dei cittadini. Una decisione che conferma quanto la Polonia stia perdendo pezzi di democrazia a partire dall’abuso perpetrato sul corpo delle donne.
A cura di Giulia Torlone
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Quattro mesi di proteste, manifestazioni, cortei in tutto il Paese non sono bastati a far fare marcia indietro alla Corte Costituzionale polacca che, nell’ottobre scorso, ha deciso di eliminare la possibilità di ricorrere all’aborto anche nei casi di malformazione del feto. Nella serata di ieri, infatti, la norma è entrata in vigore ufficialmente e ha decretato la Polonia come uno dei Paesi europei in cui sarà più difficile, se non impossibile, interrompere una gravidanza.

Il Governo non fa marcia indietro, nonostante le proteste

Impossibile dimenticare l’ondata di proteste colorate che hanno invaso le strade di Varsavia, e del resto della nazione, negli ultimi mesi. L’assoluta eterogeneità dei partecipanti aveva mostrato al mondo intero quanto questa norma fosse più che altro politica, certamente non lo specchio del sentire del Paese. Nonostante la Polonia sia cattolicissima, a partecipare alle proteste nono sono state soltanto le donne o gli abitanti delle città (notoriamente più aperti al pensiero laico), ma persino nelle cittadine più rurali, come quella di Zakopane, centinaia di giovani hanno protestato davanti al municipio. In ognuna di queste occasioni, la polizia ha reagito con forza attraverso cordoni delle forze dell’ordine, utilizzando gas lacrimogeni e arrestando quelli ritenuti “più facinorosi”.

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"Io penso, io sento, io decido"

Le manifestazioni hanno di certo fatto ritardare l’arrivo della nuova legge in Gazzetta Ufficiale ma, dopo quattro mesi, la cattiva notizia è ormai nero su bianco. E così, ancora una volta, le bandiere arcobaleno e le donne si sono riappropriate delle strade al grido di “Io penso, io sento, io decido” e promettono ulteriori manifestazioni anche nei prossimi giorni. Le donne non hanno mollato e non molleranno certamente oggi. Potremmo ricordarci degli aborti clandestini, di cui il Paese ha già un triste primato con oltre 150 mila a fronte delle poche centinaia ufficiali. Torna, dunque, l’ipocrisia di chi crede di poter controllare le scelte di una donna e il suo corpo a colpi di norme e leggi. In barba alla volontà del popolo, un Governo conservatore continua ad erodere i diritti dei propri cittadini approfittando di un periodo di enorme incertezza sanitaria. Sì, non è un caso che la politica polacca abbia scelto un momento come questo per poter mandare avanti il suo piano di restrizione dei diritti femminili. Il caos creato dal Covid, il sentire comune che mette al primo posto l’emergenza derivata dalla pandemia, ha lasciato mano libera a chi da tempo intendeva ridimensionare a ribasso la carta dei diritti. Questa è l’opinione del sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, il quale in una nota ha detto che la decisione di pubblicare la norma in Gazzetta è “contro la volontà dei polacchi” ed è stato “un atto consapevole e calcolato a danno dello Stato”.

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Il conservatorismo politico e il corpo delle donne

Un danno calcolato, secondo Trzaskowski. Impossibile dargli torto. La storia insegna che togliere diritti alle donne vuol dire tenerle in scacco. Costringerle a tenere un figlio contro la propria volontà, anche in caso di gravi malformazioni, vuol dire negare loro la libertà e la legittima emancipazione sociale. Non è mai un caso se è il corpo delle donne il primo terreno su cui si misura l’erosione della democrazia. Farlo equivale a tenere sotto controllo l’equilibrio dei ruoli (in stampo conservatore, va da sé), l'esatto contrario di mettere in campo politiche che guardino alla famiglia e alla corretta ripartizione del carico all'interno della coppia. La democrazia si misura sempre sulle donne, per questo le polacche continuano a lottare.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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